Press "Enter" to skip to content

La “campanella” del primo ministro ha il manico

di Andrea Guenna – Oltre alla trasformazione dei corpi per cui un uomo, nel tentativo disperato e impossibile di cambiare sesso, si sottopone ad una serie di devastanti interventi chirurgici per diventare donna (o una donna per diventare uomo); a quella dei partiti politici italiani per cui un movimento dichiaratamente antisistema come il Movimento 5 Stelle di Grillo si allea col partito più conservatore e difensore del sistema come il Pd; al fatto per cui un tizio vicino ai servizi segreti, da professore diventa improvvisamente un politico bizantino, machiavellico e voltagabbana, esiste anche la trasformazione – in peggio – della lingua italiana.
Il congiuntivo è agonizzante, la morfologia sta scomparendo, la sintassi è sfasciata e i neologismi senza senso imperversano. Non voglio arrivare al punto di giustificare strafalcioni come l’ormai onnipresente “interattivo” che ha preso le mosse da “iterativo” che significa “reciproco”, “vicendevole”, “flusso”. D’altronde il computer ha cambiato la vita a tutti e ormai è impensabile parlare di iterativo, nel senso “che va e che viene, che si ripete, che gira”, senza che il malcapitato interlocutore, magari espertissimo informatico, non ti guardi esterrefatto e a bocca aperta, prendendoti per un idiota.
Ma a tutto c’è un limite e quello che serve, se è possibile, è meglio mantenerlo. E allora perché rinunciare al congiuntivo che esprime ciò di cui non si è certi: credevo venissi (non ero certo che…), ero convinto che ti piacesse il pesce, speravo che ti sposassi, preferendo dire con molta disinvoltura ed una bella dose di ignoranza: credevo che saresti venuto, ero convinto che ti sarebbe piaciuto il pesce, speravo che ti saresti sposato.
Tra i tanti cambiamenti inutili nella lingua italiana, da un po’ di tempo a questa parte esistono anche quelli di genere, per cui un sostantivo da maschile diventa femminile e viceversa. In Alessandria lo fanno da secoli e gli zoccoli diventano zoccole, la grana (i soldi) il grano.
Ma ora siamo giunti alla “Cerimonia del campanello” (che non si svolge ad Alessandria) durante la quale è tradizione che il premier precedente passi il testimone al nuovo consegnandogli un campanello col quale può chiamare i suoi assistenti. Da un po’ di tempo però le agenzie non scrivono più della cerimonia del passaggio del campanello, ma della cerimonia del passaggio della campanella. Roba da far torcere le budella a chi, come chi scrive, ha fatto della lingua italiana lo strumento fondamentale del proprio mestiere.
E, fatalmente, il ritorcimento di budella aumenta quando proprio un alessandrino come il capogruppo della Lega, peraltro eccellente oratore, come l’onorevole Riccardo Molinari, intervistato in Tv, invece di citare la cerimonia del campanello, parla della cerimonia della campanella, in riferimento al fatto che Giuseppe Conte ha passato il campanello dalla mano sinistra a quella destra essendo sempre lui – prima e dopo – il primo ministro.
Neppure Molinari sapeva che la campanella è una cosa e il campanello è un’altra, ma ora, dato che mi legge, lo sa.
Per la precisione, andando a verificare sul sempre ottimo vocabolario della lingua italiana Zingarelli del 1965 (quando il nostro italiano non era ancora stato contaminato), a proposito di campanella si legge: “Piccola campana – Genere di piante col fiore formato a modo di campanella”. A questo punto, lasciando perdere il fiore, la ricerca si restringe e bisogna andare a vedere qual è la differenza fra la campana e il campanello. Ebbene, fra i due la differenza c’è ed è semplice in quanto il campanello si impugna per il manico e si scuote per suonarlo, mentre la campana, grande o piccola che sia (campanella) si aziona tirando una corda. E quello che si scambiano i premier è un campanello col manico.
Gli è che non se ne può più, e dopo lo zucchino che diventa zucchina, i tagliatelli (nati in Piemonte come “Taiarin”) che diventano tagliatelle, ci dobbiamo sorbire il campanello che diventa campanella, in attesa che la “Cerimonia del ventaglio”, che vede come protagonista il Capo dello Stato, diventi la “Cerimonia della ventaglia”.
Tutti sognano un cambiamento in politica, ma iniziare dal campanello non è la cosa migliore perché, almeno per quanto riguarda la nostra bella lingua, sarebbe bello non cambiarla.
Le cose da cambiare sono ben altre.

Comments are closed.