Press "Enter" to skip to content

Dopo i crolli per la pioggia il bilancio è preoccupante

di Roberto Cavallero – L’ondata di maltempo che ha colpito tutto il Nord Italia, e soprattutto il Nordovest negli ultimi tempi, ha messo a nudo tutta la fragilità di un’Italia vecchia, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture.
Solo pochi giorni fa, domenica, un viadotto dell’autostrada A6 Torino-Savona è crollato a causa di una frana a circa un chilometro di distanza dal casello di Savona. Solo per pura fortuna non si è verificata la tragedia.
Non ci sono, infatti, stati né feriti né dispersi: le auto che stavano passando in quel momento sono riuscite a fermarsi prima di precipitare, e gli automobilisti hanno avvertito in tempo le altre auto che stavano arrivando, fra cui un pullman.
Una fotografia tragica di un Paese sempre più a rischio fra dissesti idrogeologici e un territorio che si sbriciola come carta velina quando le piogge cominciano a farsi incessanti.
All’episodio di domenica, dovuto, secondo quanto scoperto, ad una frana che si era staccata dal monte lungo il cui pendio è costruita l’autostrada e che ha causato, come prevedibile, disagi e deviazioni sulla tratta, si è aggiunto anche quello di lunedì sera ossia la chiusura urgente dell’autostrada A26 tra Genova e Masone.
Motivazione?
“Ponti in grave stato di degrado – ha riferito il Procuratore Capo di Genova, Francesco Cozzi – mancanza di cemento che imponeva un controllo sicurezza immediato per pericolo di rovina”.
Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i viadotti “Fado e Pecetti”, chiusi lunedì sera e poi riaperti martedì mattina intorno alle 12.
Il tratto autostradale sul quale sorgono i due viadotti è di competenza di Autostrade per l’Italia e per far luce sul loro stato in serata la Guardia di Finanza si è presentata nella sede della Spea per acquisire i documenti e i report. Spea Engineering è la società del gruppo Atlantia finita nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi per il quale Aspi rischia di perdere le concessioni.
Ad ogni modo, anche in questo caso disagi a non finire e automobilisti che hanno passato la notte in auto.
E poi?
Autostrade, attraverso il suo ad Roberto Tomasi, si è presentata al ministero delle Infrastrutture e ha incontrato Paola De Micheli. “La società ha manifestato l’intenzione di accelerare ulteriormente il piano nazionale di interventi sulla rete” aveva fatto sapere la ministra.
I controlli effettuati sui viadotti Fado Nord e Pecetti Sud, intanto, avevano dato risposte positive ed erano, così, stati riaperti al traffico.
Adesso che succederà?
La politica chiede interventi urgenti con i Cinque Stelle che rilanciano la volontà di revocare la concessione ad Autostrade, gli amministratori locali tamponano la situazione annunciando trasporti pubblici gratuiti a Genova, i vigili del fuoco raddoppiano gli elicotteri a disposizione per i soccorsi sanitari e dalle società che operano nel porto genovese si leva un grido d’allarme.
Un effetto domino, insomma (maltempo – infrastrutture che crollano – disagi – trasporti paralizzati) ma qual è, ad oggi, il vero stato di salute dei viadotti?
Come già riportato da noi di Alessandria Oggi, ben otto viadotti sarebbero “a rischio crollo massimo”:
Una verità, a dir poco agghiacciante, emersa subito dopo la tragedia del 14 agosto 2018 con il crollo del Ponte Morandi a Genova che provocò 43 morti, e che ora, giocoforza, è tornata d’attualità.
Secondo quanto scoperto dalla Procura di Genova, le schede sulle infrastrutture a rischio crollo sarebbero state taroccate con valutazioni inferiori per restituire un quadro più rassicurante della realtà al fine di evitare, ridurre o rinviare costosi interventi di manutenzione.
In che mani siamo dunque? Qual è, veramente, lo stato dei nostri viadotti?
In base ad un aggiornamento, i ponti diventati, all’improvviso, a rischio crollo, secondo la “scala Donferri” dal nome di Michele Donferri Domitelli uno dei vertici operativi di Autostrade, uomo chiave nelle indagini che hanno portato alla chiusura parziale dell’autostrada del mare, e che hanno fatto emergere la pericolosità di ponti e viadotti, per quanto concerne l’alessandrino e zone limitrofe sarebbero i seguenti: ponte Scrivia (A7 in prossimità di Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Coppetta (A7 tra Bolzaneto e Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Bormida carreggiata Nord (A26 tra Ovada e Alessandria Sud, Alessandria, da 50 a 70); ponticello ad archi al km 16 (A10 tra Voltri e Arenzano, Genova, da 50 a 70); viadotto Vegnina (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); viadotto Biscione carreggiata Sud (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); sottovia Schiantapetto (A10 tra Albisola e Savona, da 50 a 60); ponte sulla Statale del Monferrato (A26 tra Alessandria Sud e Casale Monferrato, da 50 a 60).
Qual è, allora, il reale rischio per chi viaggia nell’alessandrino? E che tipo di interventi bisognerebbe fare nei nostri viadotti?
Difficile rispondere e di certo andando avanti a rattoppi e rinvii di lavori non si andrà molto lontano.
L’unica cosa certa, al momento, è una sola: che l’Italia è sempre più fragile, continua a crollare a pezzi e le soluzioni tampone non servono a niente.

Comments are closed.