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Terzo Valico: da Pozzolo Formigaro un grido d’allarme

Pozzolo Formigaro (Roberto Cavallero) – Quella del Terzo Valico, la ferrovia Genova – Tortona/Novi Ligure, conosciuta anche come Terzo Valico dei Giovi o, per l’appunto, più semplicemente come Terzo Valico, è una storia che va avanti ormai da anni, dal 2013 per l’esattezza, e si concluderà nel 2023. Forse.
Ma che cos’è il Terzo Valico, per chi ancora non lo sapesse?
È una linea ferroviaria in costruzione, finalizzata a creare un collegamento veloce fra Genova e l’entroterra ligure.
La linea è ritenuta una priorità nell’ambito del collegamento con l’Europa centrale per il trasporto delle merci che transitano giornalmente dal porto ligure. In particolare, l’opera si inserisce nel Corridoio Reno – Alpi, che è uno dei corridoi della rete strategica transeuropea di trasporto che collega le regioni europee più densamente popolate tra il porto di Rotterdam (sul Mare del Nord) e il Nord Italia. Costo 6/7 miliardi di euro.
Insomma detto così appare come un’opera effettivamente imponente e utile per la rete di trasporti tra l’Italia e l’Europa.
Ma la sua storia appare decisamente complicata e travagliata, legata soprattutto a vicende di corruzione e alla chiusura e successiva riapertura dei cantieri in cui si effettuavano i lavori.
Gli ultimi accadimenti risalgono al 2018 e riguardarono l’analisi costi-benefici da cui risultò che i costi erano superiori ai benefici ma in considerazione dello stato di avanzamento dei lavori e del fatto che gli appalti fossero già in corso, abbandonare l’opera avrebbe avuto dei costi contrattuali notevoli. E in un rapporto presentato l’anno scorso (il 13 dicembre 2018), il Ministro Danilo Toninelli aveva espresso un parere favorevole alla prosecuzione dell’opera con opportune modifiche.
Questa la storia recente sullo stato di avanzamento lavori dell’opera Terzo Valico.
Poi vi è quella dell’impatto ambientale.
È recente la notizia che un gruppo di esperti, incaricati dalla Regione Piemonte, ha effettuato pochi giorni fa delle analisi nell’alessandrino, nella fattispecie a Pozzolo Formigaro, il Comune più impattato dai lavori della nuova linea ferroviaria e dalle cave di deposito che, nella pianura pozzolese dove è in costruzione la ferrovia, in parte sotterranea, verso Tortona, sono ben sette.
La più grande del centro storico del paese è la cascina Romanellotta (nella foto), dove finisce tutto lo smarino con gli schiumogeni utilizzati dalle talpe meccaniche che scavano il tunnel verso Genova, sotto l’Appennino, ricco di amianto.
Ma ve ne sono anche altre dove terre e rocce da scavo appenniniche servono per riportare i “buchi” a livello della campagna.
In sostanza, c’è pericolo concreto per gli abitanti della zona in quanto a dispersione di amianto?
Secondo quanto affermato da Andrea Carpi, dirigente regionale che si occupa proprio della fibra killer, e che l’altro giorno sedeva fra i banchi del consiglio comunale pozzolese, convocato per fare il punto sui cantieri, insieme ai dirigenti e tecnici di Cociv, Arpa, Asl Al e Osservatorio Ambientale, no.
La soglia di legge non è mai stata superata, secondo quanto rilevato dagli incaricati della Regione Piemonte che hanno effettuato nell’ultimo anno e mezzo ben dodicimila analisi in zone come, ad esempio, Bettole di Tortona, che conta ben tre cave dove i camion portano lo smarino e dove gli abitanti, da tempo, chiedono verifiche costanti.
Controlli ulteriori sono stati chiesti da parte dell’opposizione, per contro il sindaco di Pozzolo Formigaro, Domenico Miloscio (Pd) ha rassicurato tutti affermando che territorio, ambiente e salute sono sufficientemente tutelati come anche sottolineato da Massimo D’Angelo, Asl Al, che ha rimarcato come il protocollo amianto garantisca l’abbattimento del rischio per la popolazione imponendo comportamenti che impediscono la dispersione.
In sostanza: non c’è rischio.
A sollevare, però, ulteriori polemiche negli ultimi tempi ci ha pensato un nostro lettore che, tramite i social, ha voluto denunciare l’apertura di una nuova cava come l’ennesima presa in giro per i cittadini pozzolesi.
“La circostanza è particolarmente grave – dcrive – perché il primo cittadino anziché protestare o quantomeno informarsi e informare, tace. Un silenzio che pare essere quasi un subalterno consenso a un Cociv che spadroneggia trattando il nostro Comune, il nostro territorio e noi come se non esistessimo. La venticinquesima cava/discarica – spiega il nostro lettore – è il riassunto esemplare del disinteresse e dell’assenza dell’attuale Amministrazione del nostro Comune di fronte ad un fenomeno di assoluta rilevanza per i rischi di ricadute sulla salute dei pozzolesi. È entrata in funzione per lo smaltimento dello smarino del Terzo valico nello scorso mese di aprile ai margini della statale per Tortona, poco prima di Rivalta Scrivia, senza la benché minima informazione da parte del Cociv, il gestore generale dell’opera, al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio comunale. E, cosa ancor più grave, non è stata sollevata nessuna contestazione formale, nessuna protesta, nessuna denuncia alla pubblica opinione al cospetto di tanta arroganza”.
Parole forti indubbiamente ma che rimarcano, ancora una volta, il fatto che nella pianura pozzolese la questione “Terzo Valico” è sempre ben presente nella mente dei cittadini.
Il lettore, in particolare, cita il fatto che Cociv, per proseguire i lavori nella Cava Guendalina, l’ennesima sorta nella zona, ha distrutto il vialetto di ingresso della Cascina Settembrina, abbattendo un campo di grano assieme a noccioli e albicocchi, costruendo al suo posto una strada di accesso e asfaltando così il tutto.
Ovviamente è partita una denuncia, per violazione di proprietà privata, ma nulla si è mosso e i lavori, in questi ultimi mesi, sono proseguiti senza interruzione con i camion che passavano per portare lo smarino nella Cava Guendalina.
Insomma, i lavori del Terzo valico dei Giovi a Pozzolo e dintorni proseguono, tra polemiche più o meno accese. Sulla dispersione di amianto nell’aria è stata data rassicurazione da degli incaricati della Regione Piemonte. Non c’è pericolo.

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