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Aquila rischia di morire avvelenata ma è salvata da un automobilista

Demonte (da La Stampa) – Un’aquila stordita sull’asfalto, lungo la statale 21 del Colle della Maddalena tra Aisone e Demonte. A dare l’allarme, nel tardo pomeriggio di sabato 21 dicembre, è stato un automobilista fossanese che, incredulo, ha chiamato il 112 dopo essersi fermato a “protezione” del rapace. Sono subito scattate le procedure di recupero tramite il Servizio veterinario dell’Asl Cn1 e i volontari del Cras (Centro di recupero animali selvatici) di Bernezzo. L’operazione che è stata condotta nell’arco di poco tempo ha però fatto emergere uno scenario preoccupante: il rapace è stato avvelenato. A confermare l’ipotesi è Remigio Luciano, del Cras: “Non è la prima volta che recuperiamo un’aquila in valle Stura con simili sintomi di stordimento: almeno quattro casi negli ultimi anni e tutti si sono conclusi con la morte degli esemplari. Speriamo che questo possa salvarsi. Recentemente è toccato anche a un avvoltoio, Lavande, dotato di radiocollare che era stato liberato in Francia, nella zona del Verdon, e trovato nel Parco delle Alpi Marittime. Sono sicuro che questi rapaci abbiano mangiato carcasse di animali avvelenate, che vengono abbandonate come esca per i lupi. Un gesto irresponsabile che mette a rischio l’intero ciclo naturalistico dell’area in cui il veleno viene abbandonato. A rischio ci sono infatti non solo i lupi, ma tutti gli animali dalle volpi alle faine, ai corvi che, in modo particolare durante la stagione invernale, si cibano delle carcasse trovate abbandonate”. Per l’ultimo caso l’avvelenamento potrebbe risalire anche a una quindicina di giorni fa. Il particolare apparato digerente e le capacità fisiche dei rapaci fa sì che i sintomi si avvertano non immediatamente. L’aquila recuperata sabato si trova ora nel rifugio del Cras di Bernezzo. I prelievi di sangue sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Torino, che dovrà certificare l’eventuale avvelenamento. Va ricordato che l’aquila reale è un volatile considerato “particolarmente protetto”. Se dovessero essere individuati eventuali responsabili dell’avvelenamento, per loro scatterebbe una denuncia penale.

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