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Quale fenomeno potrebbe aver ispirato la stella cometa di Betlemme?

da Wired – Secondo la tradizione, i magi furono guidati verso il luogo di nascita di Cristo da una stella cometa, un termine che fa inorridire qualunque appassionato di astronomia. È plausibile che tale astro debba essere interpretato solamente in senso figurato e spirituale, ma è se non altro possibile che la Scrittura sia stata influenzata da qualche evento astronomico straordinario avvenuto in quegli anni.
Le poche indicazioni a disposizione sono quelle nel Vangelo di Matteo (2,1-12): “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo. […] Udite le parole del re [Erode, ndr], essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”.
Questo passaggio fornisce perlomeno qualche informazione di partenza: Erode il Grande, re del protettorato romano di Giudea, doveva essere ancora vivo. Gli studiosi ritengono che la sua morte sia avvenuta attorno al 4 a.C. e in effetti la stessa data di nascita di Cristo dovrebbe essere inserita in una primavera tra il 4 e il 7 a.C., fornendo dei limiti temporali in cui cercare il fenomeno. Inoltre doveva trattarsi di un evento abbastanza prolungato nel tempo per permettere ai magi di usarlo come guida dalla Persia alla città di Gerusalemme. Questo esclude a priori fenomeni rapidi come le meteore, ma lascia aperte molte altre possibilità.
In passato si è ritenuto si potesse trattare della cometa di Halley, che nel 12 a.C. passò al perielio, il punto della sua orbita più vicino al Sole, illuminandosi nei cieli fino a diventare visibile a occhio nudo. Tuttavia il 12 a.C. sembra essere un po’ troppo in anticipo rispetto al periodo cercato. Non si può escludere che in quegli anni sia passata anche un’altra grande cometa ma, nel caso, è strano che il suo passaggio non sia stato registrato altrove.
Nell’Adorazione dei Magi sita nella Cappella degli Scrovegni di Padova, Giotto interpretò l’astro come la Cometa di Halley, osservata nel 1301, pochi anni prima della realizzazione del dipinto (immagine: WikiMedia)
La risposta più semplice potrebbe essere un evento di nova o di supernova. Le novae avvengono all’interno di sistemi stellari binari, quando una nana bianca si trova a stretto contatto con una stella più grande: con la sua intensa gravità sottrae materiale alla compagna scaldandolo fino a un punto di non ritorno che si manifesta come un improvviso aumento di luminosità. Le supernovae invece sono l’ultimo sprazzo di vita di alcune stelle, che avvengono quando gli astri non riescono più a produrre abbastanza energia per evitare il collasso gravitazionale. Anche queste, come le novae, si presentano come un brusco aumento di luminosità della stella. Questi eventi possono durare anche per svariati giorni. Il loro avvento è completamente imprevedibile, raggiungono un massimo di luminosità per poi riscomparire nell’oscurità come se niente fosse. Gli astronomi cinesi hanno riportato che una nova apparve nel 5 a.C. tra le costellazioni del Capricorno e dell’Acquario, ma non sembra si sia trattato di un oggetto particolarmente luminoso, cosa che ne indebolisce non poco l’interpretazione come stella di Betlemme.
Una terza ipotesi sembra anche la più plausibile. Nel 1603 Keplero rimase ammaliato da una congiunzione tra Giove e Saturno, un fenomeno noto come Grande Congiunzione, in cui i due pianeti si avvicinarono a meno di un grado d’arco (appena il doppio del diametro della Luna). Keplero, incuriosito, calcolò che un tale evento, dovuto all’allineamento in prospettiva dei due pianeti, si sarebbe presentato anche tra il 7 e il 6 a.C. In quel caso Giove e Saturno si sarebbero avvicinati per ben tre volte in otto mesi, tra l’aprile del 7 a.C. e il gennaio del 6 a.C., un periodo adatto per percorrere il tragitto dalla Persia alla Giudea.
Ma per quale ragione i magi si sarebbero dovuti mettere in cammino vedendo una, seppur bella, congiunzione planetaria? I magi sarebbero stati degli esperti astrologi, propensi a tenere ben sotto controllo i moti del cielo cercandovi segni e interpretazioni, e la congiunzione di Giove e Saturno avvenne nella costellazione dei Pesci, spesso collegata al popolo ebraico. Se si aggiunge che Giove simboleggiava la regalità (in fondo era il re degli dèi) e che si credeva che prima o poi sarebbe arrivato un messia ebraico, i magi potrebbero non aver resistito al desiderio di partire.
A conti fatti, quindi, non è possibile formulare alcuna ipotesi in maniera decisa, ma volendo mettere un astro sopra il presepe sarebbe preferibile inserire i due giganti gassosi del nostro sistema planetario piuttosto che una cometa.

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