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In Italia non abbiamo più produttori di auto e neppure autostrade agibili perché cadono a pezzi: andremo a piedi

Genova – L’indagine sul crollo della galleria Bertè, avvenuta il 30 dicembre sulla A26, nelle vicinanze del comune ligure di Masone, ha scoperchiato il classico Vaso di Pandora: secondo quanto rilevato dalla Guardia di Finanza, che ha operato un primo censimento, sarebbero ben duecento le gallerie “fuorilegge” in tutta Italia. Per la precisione 105 sulla rete in concessione ad Autostrade per l’Italia, 90 alle altre società.
Da qui potrebbe scaturire uno scandalo giudiziario a carico delle società concessionarie, già sotto inchiesta per il crollo del Ponte Morandi e per lo scandalo dei falsi report sulla sicurezza dei viadotti.
Il rischio è dunque quello di vedere ripetersi un canovaccio simile a ciò che successe dopo il crollo del ponte Morandi: la Procura scoprì, infatti, che i rapporti sulla sicurezza del viadotto erano dei “copia-incolla” con i voti che erano sistematicamente “ammorbiditi”.
E quanto emerso mette davvero i brividi: un sistema che di fatto si controllava da solo con Autostrade che affidava le verifiche a Spea, società di fatto subordinata.
Gli “attori” coinvolti erano sempre gli stessi: la scala di valutazione dei rischi andava da 10 e cioè un valore che indica condizioni ottime a 70 ossia un voto che impone la chiusura del viadotto o della galleria e lavori immediati.
La galleria Bertè, da cui si sono distaccate due tonnellate e mezzo di cemento, aveva ricevuto 40, cioè un rischio di cedimento molto contenuto.
Ieri i militari del Primo Gruppo della Finanza, coordinati dal colonnello Ivan Bixio e dal Nucleo metropolitano, guidato dal colonnello Giampaolo Lo Turco, hanno acquisito materiale nella sede di Spea. Si prospetta una nuova ipotesi di reato di falso.
In vista anche una serie di accertamenti che quasi certamente investirà l’intero sistema dei tunnel: su che base erano compilati i report di sicurezza? Che tipo di ispezioni erano condotte? E, soprattutto, qual è la reale condizione della rete di gallerie?
A monte di tutto vi è la direttiva Ue che avrebbe dovuto imporre standard di sicurezza più elevati e moderni, in materia di antincendio, illuminazione, vie di fuga, reti di protezione, drenaggio, semafori, ventilazione.
Le inadempienze, gravi, di Autostrade potrebbero pesare e non poco su una revoca della concessione, o su una maxi-multa. E nel “calderone” potrebbe finirci anche Anas: non è, infatti, escluso che i magistrati possano contestare responsabilità allo Stato, sempre sui mancati controlli, per aver consentito questo andazzo.

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