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Asti-Cuneo, una cattedrale nel… prato

Asti (Giulia Giraudo) – Da Asti non ci sono mai buone notizie. E si capisce perché, quando, nel 1935, la cittadina del Monferrato volle prepotentemente l’indipendenza dalla provincia di Alessandria, Badoglio non faticò ad ottenerla. Ad Asti hanno un passo lento, a volte troppo lento. Sono perfino peggiori di quelli di Acqui Terme. Per esempio per quanto riguarda l’autostrada Asti-Cuneo (anche quelli di Cuneo, detti “nati seduti”, non scherzano) tutto è fermo con il troncone già fatto che si appoggia stanco su un prato, e sembra dire: “Lasciatemi stare così perché non ne posso più di voi umani, bugiardi e ladri”. Infatti si viene a sapere che quello che l’allievo di Fernandel (come contaballe è un fenomeno) racconta sulla riapertura dei cantieri dell’Asti-Cuneo non è vero. Infatti, oltre a non esistere la sbandierata ripresa dei lavori, si viene a sapere, da una relazione di trentasei pagine prodotta dal Nars (il Nucleo di consulenza per l’attuazione delle linee guida per la regolazione dei Servizi di pubblica utilità), che non si garantiscono “gli adeguati presupposti giuridici sottesi all’operazione di cross financing e ai conseguenti impegni tra Satap e Asti-Cuneo”. Non si capisce niente al di fuori del fatto che “bambole non c’è una lira” e tutto resta un libro dei sogni.
L’autostrada avrebbe dovuto essere realizzata dal Gruppo Gavio e, forse, se non la fa lui è meglio, visti crolli degli ultimi mesi.
Cirio a questo punto, come sanno bene i nostri lettori, ha avuto uno scatto di orgoglio e ha detto che l’autostrada se la costruiranno i piemontesi, costi quello che costi.
Poi basta.
Che ci volete fare, siamo piemontesi.

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