Press "Enter" to skip to content

Lagarde sposa la linea dei falchi tedeschi su spread e tassi d’interesse a costo di mandare a rotoli l’euro… e l’Italia: siamo alle solite

Milano (Vittorio Da Rold di Business Insider) – “Non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce. Ci sono altri mezzi per questo e ci sono altri attori per operare con questi argomenti”. Con questa frase in inglese (“We are not here to close spreads, this is not the function or the mission of the ECB. There are other tools for that and there are other actors to actually deal with those issues”) la neo presidente della Bce, Christine Lagarde (nella foto insieme al Presidente della Bundesbank Jens Weidmann), rispondendo a una domanda sul premio di rischio in forte ascesa in alcuni Paesi dell’Eurozona a partire dall’Italia, ha mandato a picco la Borsa di Milano che ha perso il 17% in un giorno, la perdita maggiore di tutti i tempi di Piazza Affari.
Lagarde ha detto che spetta ai governi ridurre gli spread con comportamenti prudenti sul versante dei conti pubblici.
Poi ha fatto marcia indietro chiarendo in una intervista tv alla americana CNBC (perché non alla tv europea Euronews?) che “la Bce opererà per evitare la frammentazione in un momento difficile dell’area euro”. Ma ormai la frittata era fatta.
Siamo di fronte a un secondo “caso Trichet” che nel 2011 in piena crisi dei debiti sovrani dell’eurozona aumentò i tassi di interesse quando la bufera stava già colpendo numerosi Paesi dell’Eurozona? No, è molto peggio di allora. Non si tratta di una gaffe o di un errore di comunicazione ma del vero pensiero di Jeans Weidmann, il presidente della Bundesbank, l’uomo forte di Francoforte, il leader dei falchi del Nord. “Abbiamo reagito in modo adeguato rispetto al nostro ruolo e alle nostre possibilità”, ha commentato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, spiegando soddisfatto che “c’erano aspettative troppo alte sulla Bce”. Weidmann in realtà è sempre stato contrario nell’usare “tutti gli strumenti disponibili” nell’era Draghi e ora cerca la rivincita.
Ecco perché Lagarde ha detto in conferenza stampa: “Non è nei miei piani passare alla storia per un whatever it takes numero due”. Cioè non voglio tornare ad acquistare bond italiani per ridurre lo spread dimenticando che non abbassando ulteriormente i tassi negativi sui depositi (-50%) ha aiutato soprattutto le banche tedesche. Weidmann è pericoloso perché la sua ideologia dei conti pubblici a zero deficit si oppone sempre (anche quando ci sono shock esogeni come il coronavirus) ai tassi bassi e all’ingente liquidità perché ritiene che questo sia un alibi concesso ai governi deboli che a volte lasciano correre il disavanzo pubblico anche negli anni buoni e non varano le riforme strutturali che renderebbero le loro economie più efficienti.
L’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan parla al The Economic Club of New York in New York City. dopo il crollo dei mercati del 2008 vi furono molti economisti che accusarono Greenspan di aver tenuto i tassi di interesse troppo bassi e troppo a lungo.
Una posizione accademica contraria agli eccessi di liquidità sul tipo di Alan Greenspan presidente della Fed dal 1987 al 2006 e apparentemente fondata che nel 2012, se seguita alla lettera, avrebbe portato direttamente alla distruzione dell’euro, ma fortunatamente fu Mario Draghi del “whater it takes”, come presidente della Bce, a portare la politica monetaria a livelli estremi e non convenzionali conscio che la Bce è oggi l’unica entità europea indipendente e sovrana in campo. Gli altri organismi come il Consiglio, la Commissione o il parlamento sono sottoposti al sistema intergovernativo e farraginoso dell’accordo fra gli stati. La politica fiscale è stata affidata al Fiscal Compact cioè agli stati ma non c’è ancora nessuna traccia di un ministro finanziario e di bilancio federale europeo a cui attingere in caso di shock imprevisti. Un budget europeo che oggi è pari solo all’1% del Pil, mentre gli stati hanno entrate/Pil mediamente intorno al 45%. Perché non ha senso fare un ministro europeo che poi non ha i soldi in cassa e può far politica fiscale per lo 0,3% del Pil. Inoltre ricordiamoci di non aspettarci troppo dall’ Europa perché non ha i mezzi finanziari per agire al momento.
Il ruolo di supplenza della Bce
Ecco perché la Bce deve supplire in tempi di crisi e di costruzioni a metà dell’architettura economica europea, perché non c’è ancora il ministro delle Finanze europeo. Ed ecco perché Weidmann ha torto e potrebbe portare alla rovina l’euro. Ed ecco perché il capo economista della Bce, l’irlandese Philip Lane ha affermato, a correzione della Lagarde, al Ft che i funzionari di Francoforte sono pronti a fare di più per fronteggiare le ricadute del coronavirus. Ed ecco perché, infine, Fabio Panetta, ex Bankitalia e ora membro del Comitato esecutivo della Bce dal primo gennaio 2020 deve vigilare attentamente, rappresentare l’Italia e raccogliere l’eredità di Mario Draghi per evitare la fine del sogno europeo. Il Draghi del “believe me, it will be enough“, “credetemi sarà sufficiente”. Una frase che dice molto anche sullo standing di Draghi quando parlava, in momenti bui, ai mercati in nome dell’eurozona.

Comments are closed.