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“Golpe-Covid”: prosegue l’esperimento di controllo sociale

di Luciano Lago – La domanda che dobbiamo porci è quella del fino a quando vuole spingere e dove vuole arrivare il potere dominante con la sua ossessiva campagna di allarmismo e psicosi sul Covid-19?
Non c’è giorno che i media, le Tv in particolare, non aprano con la martellante propaganda del Covid o Coronavirus come il grande pericolo o la grande minaccia che incombe propinandoci le loro statistiche di contagi in crescita, malati individuati, asintomatici considerati comunque malati, comportamenti precauzionali, obbligo di mascherine, tamponi obbligatori, paesi con diffusione di contagi, ecc..
Gli esperti, o quanti vengono presentati come tali, sono in ogni momento a consigliare il pubblico di cambiare i comportamenti, distanziarsi, evitare assembramenti, vietata la movida, niente abbracci o strette di mano, non socializzare e diffidare di chi si avvicina nei posti chiusi, aperti, trasporti pubblici, locali, ecc.. In definitiva la prospettiva è vivere in funzione del virus.
Sarebbe difficile non interpretare questa come una forma voluta di diffusione della psicosi di massa e del terrore per una pandemia come una peste moderna che, certamente esiste, ma non è con tutta evidenza quel gigantesco problema che si vuole far credere. Tutti sanno che ci sono in giro da molti decenni malattie croniche ben più letali: chi non ha avuto amici o parenti morti prematuramente per tumori o per malattie cardiovascolari che sono, per loro natura, le patologie più diffuse e conseguenti dalla vita di oggi in ambienti inquinati. Per non parlare della epatite C, una malattia diffusa che miete migliaia di vittime ogni anno è che è contagiosa per causa di contatti diretti. Eppure per queste malattie non c’è nessun allarme neppure paragonabile a quello suscitato dal corona virus che, nel nostro paese, ha un tasso di mortalità bassissimo.
La cosa più sospetta è quella insistenza nel richiedere il cambiamento nei comportamenti e, in conseguenza dell’emergenza virus dichiarata, l’accettazione generalizzata di una sospensione di fatto di molte delle libertà fondamentali, con una paura di massa che si diffonde e lascia aperta la porta al sospetto che ci si stia nascondendo qualche cosa. Il sospetto diviene certezza in concomitanza con altri fattori quali, la falsificazione delle statistiche, il tracciamento richiesto delle persone, la censura sui pareri critici di specialisti medici non conformi alle tesi del governo, la reiterata promulgazione di stato di emergenza, le dichiarazioni di obbligo di vaccinazione, il controllo del contante imposto dal governo, il controllo sugli spostamenti delle persone e tante altre limitazioni. In molti sono disposti ad accettare tutto questo, un controllo sociale assoluto, in cambio della promessa di un prossimo ritorno alla normalità. Sarà credibile questa promessa? A nostro modesto avviso, assolutamente no.
Questo virus, nelle sue forme, indipendentemente dalla sua origine, da come sia stato creato, se in forma spontanea o provocata, fornisce l’idea di un prodotto/evento utilizzato come pretesto o quale causa di un cambiamento di assetto economico e sociale che tutto indica debba considerarsi definitivo. Un cambiamento che, guarda caso, viene gestito dalle oligarchie farmaceutiche, biotecnologiche e digitali, transnazionali al fine di poter ridefinire assetti geopolitici e forme di governabilità.
Se qualcuno è scettico su questo, è sufficiente andare a verificare come vengono considerati e trattati coloro che si permettono di dissentire dalle procedure obbligatorie previste nella campagna di pressione mediatica e di obbligazioni comportamentali.
Per questi soggetti che si rifiutano di obbedire, vari esponenti politici suggeriscono di sottoporli al TSO, considerandoli degli psicopatici, tanto che qualcuno ha affacciato l’ipotesi che questi “dissidenti” dovrebbero essere sottoposti a farmaci segreti per renderli più malleabili e obbligati a cooperare per il “bene pubblico”. L’accusa per i “disertori” è quella di contravvenire alle regole imposte dalla “nuova etica”, quella dello scientismo sanitario a cui tutti dovremo sottometterci a scapito delle nostre libertà individuali.
In Italia la ex ministra della Sanità, Beatrice Lorenzin, ha plaudito alla proposta di togliere la patria potestà ai genitori che rifiutano il vaccino per i loro bimbi.
La questione non è limitata all’Italia ma a tutti quei paesi dove si sta decretando una legislazione speciale ed uno stato di emergenza.
A tale proposito è indicativo quanto scritto da Parker Crutchfield, professore associato di etica medica, scienze umane e diritto presso la Western Michigan University, e la sua argomentazione può essere suddivisa in quattro punti chiave:

  1. Indossare maschere e allontanarsi dalla società fa bene alla salute pubblica
  2. Le persone che si rifiutano di seguire queste regole sono “disertori” che devono essere “migliorati moralmente”
  3. Questo miglioramento morale può essere ottenuto con i farmaci, pillole psicoattive, per rendere le persone più “empatiche” e “cooperative”
  4. Questo farmaco deve essere obbligatorio e/o somministrato segretamente tramite l’approvvigionamento idrico. Vedi:
    https://theconversation.com/morality-pills-may-be-the-uss-best-shot-at-ending-the-coronavirus-pandemic-according-to-one-ethicist-14260

Riportiamo di seguito alcune citazioni a scelta:

  • “…come ricevere un vaccino per rinforzare il sistema immunitario, le persone potrebbero assumere una sostanza per rafforzare il loro comportamento cooperativo e pro-sociale”.
  • “…Il miglioramento morale è l’uso di sostanze per renderti più morale. Le sostanze psicoattive agiscono sulla tua capacità di ragionare su quale sia la cosa giusta da fare, o sulla tua capacità di essere empatico, altruista o cooperativo”.
  • “Queste sostanze interagiscono direttamente con le basi psicologiche del comportamento morale […] Allora, forse, le persone che scelgono di andare senza maschera o di deridere le linee guida di distanziamento sociale comprenderebbero meglio che tutti, compresi loro, stanno meglio quando contribuiscono, e razionalizzano che la cosa migliore da fare è collaborare”.
  • Questa non è solo una risposta dovuta al panico a un’emergenza imprevista, l’area di ricerca bioetica di Crutchfield si concentra su “domande come come indurre coloro che non collaborano a prendere parte a fare ciò che è meglio per il bene pubblico” , e uno sguardo ai suoi articoli rivela che questo è un programma da lui scritto in un periodo che precede la nostra attuale “pandemia”.

Da queste note possiamo acquisire la consapevolezza che quello che si sta portando a termine non è una normale campagna antipandemica ma è di più, molto di più.

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