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Da Coldiretti Alessandria: autunno senza fiere e sagre

Un autunno senza sagre e feste di paese colpisce anche la provincia di Alessandria dove quasi 3 persone su 4 (73%) ogni anno partecipano a eventi enogastronomici e folkloristici organizzati  per raccontare le bellezze del territorio e le sue tradizioni.
E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti/Ixè diffusa in occasione del varo delle nuove misure di contenimento necessarie per l’aggravarsi delle difficoltà causate dalla risalita dei contagi da Coronavirus.
Lo stop alle sagre colpisce le comunità locali e gli operatori ambulanti nell’alimentare ma anche gli acquisti di coloro che approfittano di questi eventi per rifornire le dispense di prodotti tipici con una spesa complessiva annuale stimabile, a livello nazionale, in 900 milioni.
“Sagre, fiere e mercati di paese sono, infatti, dedicate – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Biancoa ricorrenze storiche o religiose, ma soprattutto a prodotti tipici dell’enogastronomia locale che sono molto spesso al centro dei festeggiamenti che si concentrano proprio in autunno, dalle castagne ai funghi fino ai tartufi. Un momento conviviale alternativo che riguarda sia le località più turistiche, ma anche più spesso le aree interne meno battute dove si va a guardare, curiosare fra le bancarelle e magari anche acquistare qualcosa, spesso prodotti del territorio con lo street food che ha fatto segnare una vera e propria esplosione negli ultimi anni”.
Infatti, il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
“L’alternativa alle manifestazioni enogastronomiche cancellate dalla pandemia sono i mercati degli agricoltori dove – sottolinea il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzogli acquisti direttamente dal produttore  sono un’occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservarne il patrimonio. Un segnale di attenzione al territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale”.
Tra le più penalizzate dalla mancanza di fiere e sagre proprio le castagne, che quest’anno si presentano di qualità buona e dolce, senza particolari anomalie. In provincia di Alessandria le zone più vocate si trovano in Val Borbera, Acquese e Ovadese.
Nei mercati all’ingrosso si rilevano quotazioni nella media del periodo, che vanno da 2,50 a 4,50 euro/chilo a seconda del calibro con i prezzi tendono a raddoppiare al consumo.
Il rischio però è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori.
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe sul territorio nazionale per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.
Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o quelle sagre che si potranno svolgere in questi giorni dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.
Un patrimonio che continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani da consumare in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

 

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