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Achtung! Non facciamo casino: c’è un’unità dei servizi (Aisi) che fomenta i tumulti in piazza

di Marco Gregoretti – Un’unità segreta che agisce dietro le linee dei cortei. Uomini che si mettono nelle ultime file dei manifestanti e tirano pietre, biglie di ferro con la fionda, molotov (ma anche altro) verso la polizia. I poliziotti in divisa, in tenuta antisommossa, non sanno che quei “giovani“ antagonisti sono loro colleghi. Oggi si mettono la kefia o la sciarpa per coprirsi la faccia, ieri usavano il mefisto. Oggi si vestono di nero, ieri si mascheravano con l’eskimo. Sono loro che ieri a Roma hanno dato il via alla guerriglia. Questo non significa che non esistano le reti internazionali di gruppi violenti organizzati, di “autonomi“ o “no global”, significa piuttosto che serve qualcuno che inneschi la miccia, per poi spegnere l’incendio con la forza. Non sempre entrano in azione. Soltanto quando il Ministero degli Interni ritiene che vi siano le congiunture che lo richiedano. Non hanno alcuna connotazione politica: possono apparire di estrema destra o di estrema sinistra. Loro sono addestrati all’intossicazione della piazza, alla guerriglia urbana e accettano di far parte di questa unità molto particolare perché sono convinti di rendere un servizio di difesa alla democrazia. In linea di massima sono persone molto preparate e in buona fede e non c’entrano nulla con le vicende come quelle genovesi della scuola Diaz o della caserma di Bolzaneto. La strategia della tensione, per quel che riguarda le manifestazioni di piazza, è stata possibile anche grazie all’esistenza di questo gruppo di agenti che si infiltrava. Da quanto sono riuscito a ricostruire l’ispiratore di questa metodologia fu Francesco Cossiga: quando fu uccisa Giorgiana Masi, 18 anni, era lui il ministro degli interni. E qualcuno diede l’ordine di sparare quel colpo di pistola durante la manifestazione del Partito radicale a favore dell’aborto. Questi uomini ombra usati per i lavori sporchi in ottemperanza alla “ragion di Stato“, non comparivano e non compaiono in nessun elenco ufficiale, in un nessuna delle “burocrazie ministeriali“, anche se hanno le dotazioni d’ordinanza. Spesso venivano e vengono mandati anche all’estero a supportare le missioni di pace. Nessuno sapeva e sa della loro presenza nel teatro di operazione, però c’erano, aizzavano, sparavano, colpivano e sparivano. Il punto è questo: hanno capito. E non è escluso che il prossimo ordine lo eseguiranno nei confronti di chi gliel’ha dato.

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