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Da Cisl Piemonte: Oss e infermieri stremati

“Solo in questo fine settimana abbiamo ricevuto almeno 300 telefonate da parte di oss e infermieri che denunciano le condizioni di lavoro insostenibili, spesso lesive della loro dignità di persone e lavoratori, in un momento in cui il loro impegno è massimo nella lotta al Covid. Tra i lavoratori c’è rabbia e tensione che potrebbero presto sfociare in proteste generalizzate. Occorre intervenire subito per far emergere questo malessere”. Lo denuncia il segretario regionale della Cisl Funzione Pubblica, Alessandro Bertaina, evidenziando il momento drammatico che stanno attraversando gli operatori della sanità piemontese.
“In questa fase – spiega Bertaina – l’adrenalina che aveva sostenuto i professionisti della sanità durante la prima ondata della pandemia è ormai agli sgoccioli. Gli operatori sanitari sono demoralizzati e sfiniti. Questa situazione non può reggere a lungo. C’è chi, quando fa le consegne di fine turno, ha le lacrime agli occhi dalla stanchezza, dalla fatica e dallo stress. C’è chi comincia il ‘giro letti’ tra i pazienti Covid alle 6 del mattino e lo termina intorno alle 14, sempre con la tuta Covid addosso, senza pause. Senza bere. Senza andare in bagno. In alcune Rsa, gli Oss stanno facendo turni di 12 ore e si sta derogando dall’obbligo delle 11 ore di riposo. Assistiamo a continui e repentini licenziamenti di operatori socio sanitari che si rifiutano di lavorare a queste condizioni. Così non si può andare avanti. Questo significa mettere a rischio anche i pazienti”.
Secondo la Cisl Funzione Pubblica Piemonte in ogni struttura sanitaria della regione, sia pubblica che privata, mancano soprattutto gli oss. In numerose Case di Riposo la dotazione organica risulta composta da un solo operatore al piano a fronte di 2/3 previsti e anche negli ospedali sono pochissimi. La loro presenza durante il turno è strategica e fondamentale. Senza di loro, il personale Infermieristico in servizio è costretto a svolgere attività non attinenti al proprio profilo professionale.
“Mi chiedo – conclude Bertaina – perché le Aziende, da marzo a settembre, anziché assumere nuovi dirigenti, non abbiano trovato soluzioni-tampone alle problematiche già messe a nudo nella prima ondata, per migliorare la situazione”.

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