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I partigiani? Per un terzo solo dei Boy Scouts; Bella Ciao, quella vera (Video)

di Andrea Guenna – Da quel che si legge ultimamente continuano a passare a miglior vita persone che hanno poco più di novant’anni e che avrebbero fatto i partigiani. Ma come, se uno muore a 92 anni nel 2020, nel 1943 ne aveva 15, e come faceva a fare la guerra? Oggi ho letto che Rinaldo Schenone, imprenditore genovese, è morto ieri alla veneranda età di 92 anni. Veneranda ma non sufficiente a giustificare il fatto che a 15 anni facesse il partigiano. È vero invece che Franco Barella di Novi, morto quest’anno a 95 anni era partigiano a 17, ma, anche stavolta, era un ragazzino, un minorenne. Non è finita perché se ne sentono e se ne leggono di peggiori, come quella che tale “Reuccio” Gerbi di Asti – classe 1930, morto a 90 anni nel mese di febbraio – a 13 anni sarebbe andato in montagna per combattere contro i nazi-fascisti, o anche solo per fare la staffetta, incarico indefinito e generico che non significa niente. La verità è che i partigiani erano poche migliaia, ormai tutti morti da anni per raggiunti limiti di età. Dai dati d’archivio del Ministero della Difesa si viene a sapere che il 18 settembre 1943 erano 1.500, a novembre erano diventati 3.800, nell’aprile del 1944, 12.600, a luglio erano 52.000 (25.000 delle Brigate Garibaldi del Pci, 15.000 per Giustizia e Libertà del Partito d’Azione, 10.000 autonomi di area di centro, 2.000 tra socialisti delle Brigate Matteotti e repubblicani delle Brigate Mazzini e Mameli), ad agosto del ’44 diventavano 70.000, a ottobre 80.000, e il 25 aprile 1945, a guerra finita, si sono miracolosamente moltiplicati fino ad arrivare a 300.000 unità (è chiaro che qualcuno sia saltato sul carro del vincitore, secondo la più squisita tradizione italiana), per cui è del tutto evidente che per circa un terzo erano imboscati, per un altro terzo erano comunisti che combattevano per Stalin e per il resto dei ragazzini. Insomma a parte i primi due gruppi, erano una compagnia di boy scouts. I Ragazzi di Salò invece erano oltre mezzo milione. Fin dall’inizio.
Vado controcorrente perché non se ne può più di questa melassa ipocrita che permea la politica e la vita degli italiani.
Io sono un liberale, non sono mai stato fascista, non sono fascista e non sarò mai fascista. Adoro la libertà che ritengo il bene più grande che abbiamo. L’uomo nasce libero e tale deve rimanere per tutta la vita. E per preservare la libertà bisogna passare dalla verità che ci mantiene liberi salvandoci dalla menzogna che invece ci rende schiavi.
La stessa verità che, per esempio, smentisce gli ipocriti che gabellano Bella Ciao come l’inno dei partigiani, che tale non è mai stata essendo la canzone delle mondine di Piacenza alla quale Enzo Biagi nel 1946 cambiò le parole (nel video la versione originale).
La guerra partigiana – con tutto il rispetto per chi ha combattuto sinceramente per liberare l’Italia come molti miei stretti parenti dei rami Guenna, Borgo, Volante, Lurgo, con in testa mio padre che, per aver rifiutato di aderire alla Rsi, s’è fatto due anni di lager in Germania – è stata una guerra civile, una guerra politica messa in atto da pochi uomini e donne, che presto fu di intralcio all’avanzata alleata in Italia al punto che, il 13 novembre 1943 con un dispaccio, il generale inglese Sir Harold Alexander (nella foto a lato), comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo, invitava i partigiani italiani a nascondersi e cessare l’attività militare antifascista su vasta scala, dato il rallentamento dell’avanzata Alleata, lo sbandamento delle forze partigiane e la ripresa dell’attività fascista e nazista contro i gruppi di resistenza antifascisti.
Tornando alla guerra civile 43-45, la verità è che l’Italia è stata liberata dagli alleati e non dai partigiani e, a questo proposito, il 6 giugno del 2014 “Il Giornale” di Milano ha pubblicato la lettera di Nicholas Farrell un veterano inglese che ha combattuto in Italia.
Eccola: “Penso alla liberazione di Roma dagli stessi anglo-americani, accaduta due giorni prima del D-Day – il 4 giugno 1944 – e mi incazzo. Per parecchi motivi. Anzitutto perché sono inglese, ma in Italia si commemora la liberazione ogni 25 aprile come se fosse un lavoro compiuto da partigiani e basta. E mi sento offeso che a Forlì in Romagna dove abito la strada che porta ad uno dei due cimiteri degli alleati nella città si chiama Via dei Partigiani. E mi sento offeso che quando si parla di alleati in discorsi o sui giornali, si fa riferimento solo agli americani. In quei due cimiteri di Forlì giacciono i resti mortali di 1.234 soldati dell’Ottava Armata Britannica. Così tanti morti, solo a Forlì. Ma vi rendete conto? Non è ora – dopo 70 anni – di affrontare una semplice verità? Eccola: la Resistenza in Italia era completamente irrilevante dal punto di vista militare. In ogni caso, nell’estate del 1944 non esisteva una Resistenza in Italia. Dopo, invece – dall’autunno del 1944 in poi – che cosa di concreto ha portato questa Resistenza? Peggio. Secondo la storiografia la Resistenza lottava per la patria, la libertà e la democrazia. Non è vero. I suoi elementi comunisti (quelli dominanti) lottavano per l’Unione Sovietica, la dittatura e il comunismo. Ecco perché Churchill voleva puntare non sulla Francia, ma sull’Italia. Voleva a tutti costi fermare le forze comuniste nei Balcani e in Austria. Roosevelt no, invece, e ha prevalso il Presidente americano. Perciò, gli alleati, che avevano invaso l’Italia nel 1943, non ebbero le forze necessarie in Italia per liberarla fino all’aprile 1945. Si dice: solo grazie alla Ue ci sono stati 70 anni di pace in Europa. Non è vero. C’è stata pace in Europa solo grazie agli anglo-americani e al piano Marshall. Oggi, la Ue e la sua moneta unica rappresentano la più grave minaccia alla pace in Europa”.
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