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Da Luv Piemonte: gioco d’azzardo in aumento, occorre intervenire

“La Regione contro la Giunta. ‘Forza scommesse’, ‘Lega slot’ e ‘Fratelli di gioco’ si mettano il cuore in pace e si facciano un esame di coscienza, perché scienziati e opinionisti, università, Ires e società civile, gli stessi funzionari della Regione e delle Asl dicono una sola cosa: la legge non si deve toccare, perché funziona”, ha dichiarato il Presidente di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi a termine delle audizioni degli Osservatori regionale e nazionale sul gioco d’azzardo, dell’Ires, del CNR e dell’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro in Commissione congiunta Sanità e Legalità.
“Se la Giunta Cirio – ha proseguito Grimaldi – avesse interesse nei dati reali sarebbe stata presente alla seduta di oggi fino alla fine. Ma è evidente che non vuole sentirsi dire che la legge sul gioco d’azzardo funziona e smantellarla è un atto irresponsabile e dannoso, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione”.
Come ha mostrato il CNR, parliamo di un fenomeno drammatico: in 17 anni il mercato italiano del gioco d’azzardo è aumentato di più del 400%, l’Italia da sola rappresenta il 20% del gioco mondiale, a seguito di riforme che hanno liberalizzato questa pratica.
Ebbene, i dati IRES sugli effetti di natura economica sulla spesa relativa al gioco legale in Piemonte mostrano un’inversione di tendenza dei volumi di gioco presso esercizi commerciali autorizzati, dal 2016 (entrata in vigore della legge regionale) al 2019 di 15,2 punti percentuali, corrispondenti a circa 1.440 milioni di euro spesi in meno. Quanto alle perdite subite dai giocatori l’inversione è di 19,1 punti, con una riduzione delle perdite di circa 458 milioni di euro. Significa che in 4 anni la misura regionale ha avuto un effetto redistributivo di 458 milioni di euro per i cittadini piemontesi, reimmettendo quel denaro non perso nei consumi delle famiglie e nell’economia reale. A fronte di questo andamento, non risulta un aumento del gioco online maggiore rispetto alle altre regioni.
“In Piemonte il distanziometro ha portato le slot a una ogni 3000 abitanti, mentre in Italia sono una ogni 1000. Dallo studio del CNR le ordinanze dei Comuni hanno prodotto una diminuzione maggiore dei volumi laddove sono state più severe. I dati epidemiologici mostrano le prese in carico presso i servizi ridursi in Piemonte del 20%, da 1327 a 1054, rispetto alle altre grandi regioni del Nord in cui sono aumentate. Dalle evidenze disponibili già nel 2018 – ha detto Paolo Jarre dell’Osservatorio Regionale sulle dipendenze – la platea dei giocatori è di 10 punti percentuali minore rispetto al dato nazionale, il 32% contro 41%, e i giocatori a rischio sono la metà di quelli del resto d’Italia”.
“L’intervento Piemontese è stato pionieristico –
ha aggiunto Grimaldi – e in controtendenza, ma soprattutto ha prodotto effetti evidenti, che solo chi è in malafede può oggi negare. Una legge approvata all’unanimità dopo tanti anni di lavoro, che ha significato meno slot, meno povertà e meno ammalati: quasi 2 miliardi giocati in meno, diverse centinaia di milioni non persi e rimasti nelle tasche dei giocatori socialmente più svantaggiati, un impatto più basso sul servizio sanitario. È avvenuto il temutissimo disastro occupazionale? Hanno chiuso 5 mila tabaccai come paventato? Si sono persi 10 mila posti di lavoro? No, il calo significativo degli esercizi con slot non ha coinciso con la chiusura degli esercizi, ma solo con la dismissione degli apparecchi, e l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro ci ha detto che dal 2016 al 2019 le assunzioni in attività di lotterie e sale da gioco, di per sé marginali sul totale dell’economia, sono rimaste sostanzialmente invariate. Eppure – ha concluso il presidente di Luv – la Giunta Cirio non solo ha boicottato questa operazione di equità sociale, ma – a quanto ci risulta – non ha neanche usato i fondi stanziati per la comunicazione e la prevenzione. L’anno della pandemia, drammatico a maggior ragione per chi è vittima di una dipendenza, non era proprio quello giusto per lanciare la campagna informativa? Perché non è partita? Quali strumenti abbiamo fornito alle ASL per intercettare la domanda? Presidente Cirio, come si giustifica questa totale negligenza?”

 

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