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Foibe, Marco Gregoretti: “L’alleanza fra De Gasperi e Togliatti da una parte, e Tito dall’altra per anni ha nascosto la verità”

Roma (Ilaria Paoletti de Il Primato Nazionale) – Marco Gregoretti (nella foto), genovese, scrupoloso giornalista d’inchiesta,  di origine fiumana parla con Il Primato Nazionale della tragedia delle Foibe. Gregoretti spesso (non solo nel Giorno del Ricordo) si spende per ricordare questi eventi drammatici, come anche la vicenda dell’esodo che ha investito le famiglie di Istria e Dalmazia. Italiani che hanno subìto le violenze dei partigiani titini e dopo sono stati costretti a fuggire dalla loro terra. La sua stessa famiglia viene da Fiume e ha patito sulla propria pelle le vicende storiche che vengono ricordate il 10 Febbraio.

Gregoretti: “La mia famiglia, da Fiume a Genova”
“La vicenda della mia famiglia è stata quella di migliaia di famiglie fiumane, di Pola, di Medulin. Mio nonno materno era un funzionario di Stato di Fiume. Aveva quattro figli, tra cui mia madre –  racconta Gregoretti al Primato Nazionale – una notte sono entrati i titini in casa: in quel momento c’erano solo mia nonna e i suoi bambini. I titini dicevano di volere l’oro. Ovviamente la mia famiglia non ne possedeva. I titini sono arrivati a fare perquisizioni intime su una bambina di tredici anni, che era mia madre, mentre puntando la pistola alla testa del fratellino che ne aveva appena tre minacciavano mia nonna di “fargli saltare la testa”, chiedendole dove nascondesse l’oro”. “Nel frattempo, arrestarono mio nonno e suo fratello – ricorda ancora il giornalista – misero mio nonno in campo di concentramento: del fratello di mio nonno non si seppe più niente. Con ogni probabilità fu buttato dentro una foiba”.

“Mio nonno e il campo di concentramento titino”
“Mio nonno era un atleta: campione di pugilato, insegnante di sci, un grande sportivo, amico di Gabriele d’Annunzio. Prima di essere sbattuto nel campo di concentramento fu torturato dai partigiani titini. L’esperienza del campo lo ha purtroppo minato nella mente e si è ammalato, tanto da necessitare di cure psichiatriche. Le tracce della mia famiglia ricompaiono poi a Genova”. Nel capoluogo ligure, la famiglia ha ricostruito la sua vita: “A Genova c’erano tanti fiumani. Ad esempio c’era Edmondo Pamich, medaglia d’oro alle olimpiade di Tokio per la marcia. Adriano Sansa, poi sindaco di Genova, era di origine istriana. La mia famiglia fu aiutata di nascosto anche dai alcuni cittadini di Genova, di fede comunista, nonostante al Partito pubblicamente l’arrivo non fu gradevole. C’era una specie di senso di colpa, in questo”.

“C’è ancora troppo negazionismo”
“Per il Giorno del Ricordo si fa pochissimo – puntualizza Gregoretti – io tutti gli anni faccio video su YouTube, racconto ai giovani l’esperienza della mia famiglia. Ancora l’anno scorso, però, sono stato attaccato dal Gazzettino di Venezia e dall’Anpi di Venezia per un mio intervento. C’è un negazionismo fortissimo sulle Foibe e sull’esodo istriano. Sì, il Giorno del Ricordo, le immagini di Mattarella che si commuove, ma la narrazione sulle Foibe e sull’esodo istriano è ancora pieno di insabbiamenti, di occultamenti – dice Gregoretti – ancora oggi agli studenti viene insegnato che è stato tutta colpa di ciò che i fascisti hanno fatto prima, che è giustificazionismo. In Istria c’è stata una pulizia etnica, non c’entra la politica – insiste Gregoretti – questa è stata un’ecatombe storica, terribile, il numero delle vittime è destinato a crescere: ci sono le foibe anche nel mare”.

Gli “interessi” dei negazionisti
“La ragione per cui tanti ancora oggi negano l’entità della tragedia delle Foibe e dell’esodo istriano è che c’è stato un accordo assassino tra l’Italia di De Gasperi e di Togliatti, e la Jugoslavia di Tito – dichiara Gregoretti –. Che fine hanno fatto tutti i beni, i conti in banca, degli esuli istriani? Molte famiglie, noi compresi, hanno cercato di attivarsi per recuperare qualcosa. Dove sono finiti tutti quei soldi? Magari c’è stata una spartizione in seno al Partito Comunista Italiano? Chi lo sa. Ma c’è una complicità del nostro Paese, molto forte, e non solo dei comunisti – puntualizza Gregoretti – sono state fatte delle porcate sulla pelle di migliaia di famiglie italiane”.

“Fu una tragedia trasversale”
La pulizia etnica ai danni degli italiani da parte dei partigiani titini, dopotutto, è trasversale: ricorda, infatti, Gregoretti che “a sinistra c’è Ettore Rosato: uno che ha combattuto tantissimo perché venisse rimessa al centro la verità sulle Foibe e l’esodo istriano. Anche la sua famiglia è, infatti, di origine istriana. Soprattutto la sinistra deve riflettere su questo. Fu un’operazione politica, strategica ed economica compiuta ai danni degli italiani”.

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