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Da Federvi.P.A.: in Piemonte c’è posto per i nascituri disabili?

Il 3 febbraio scorso il Consiglio Regionale del Piemonte ha dato il via libera al test del Dna fetale gratuito alle donne in gravidanza, finalizzato ad individuare il numero più alto possibile di nascituri affetti da alcune sindromi cromosomiche.
Considerato che trattasi dello stesso strumento con cui in Islanda è stato raggiunto l’obiettivo “zero nascite” di bambini affetti da sindrome di Down, ci chiediamo quale sia la reale finalità di tale provvedimento.
Si mira a individuare tali anomalie cromosomiche per poter avviare in anticipo un percorso di aiuto e sostegno ai genitori e preparare così un’adeguata accoglienza del figlio bisognoso di servizi specifici, o al contrario ci si pone l’obiettivo dell’aborto sistematico dei nascituri in questione?
Il fatto che attualmente la diagnosi prenatale con esito positivo sia seguita automaticamente dal suggerimento pressante di interrompere la gravidanza, quindi di abortire, non ci lascia sereni.
La proposta è stata presentata dal capogruppo di Luv, Marco Grimaldi e ha trovato la convergenza dell’esponente leghista Sara Zambaia.
È noto che, rispetto a queste problematiche, Luv sia da sempre fermamente schierato su posizioni abortiste e ci si chiede quindi con quale prospettiva partiti così diversi, concordi praticamente su nulla, abbiano trovato una comunione d’intenti su tale misura.
In particolare, ci chiediamo se l’esponente della Lega condivida tali posizioni o sia disponibile e determinata a vigilare affinché venga scongiurato il rischio che tale provvedimento finisca per innescare pericolose derive abortiste e quindi antiumane.
Se da un lato il Nipt, quale test di screening non invasivo, può costituire una conquista, dall’altro le possibili finalità e il contesto nel quale viene reso gratuito, possono trasformarlo in facile anticamera di una soluzione eugenetica che spaventa.
Per questo motivo chiediamo al Consiglio Regionale se sono stati previsti altrettanti investimenti di sostegno alla donna e alla coppia in caso di diagnosi di patologie fetali, fino al parto e in età pediatrica e di aggiornarci sullo stato della ricerca scientifica per queste patologie, ad esempio sul metabolismo dei neuroni per chi ha la sindrome di Down.
Sebbene la misura sia stata annunciata come garanzia di un “diritto in più” per le donne, non ci si dimentichi del figlio già vivo e presente, perchè nessun diritto si può riconoscere ignorando quello alla vita, primario e fondante per ogni società che voglia dirsi civile.
A tal proposito, se riconosciamo inviolabile l’art. 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, dovremmo impegnarci prima di tutto a tutelare l’indigente e l’avente quindi diritto a cure garantite, che in questo caso specifico è proprio il bambino non ancora nato e con diagnosi di patologia genetica; un fine di cura che questo test non raggiunge né nelle intenzioni né nei fatti.
La politica ha una grave e decisiva responsabilità in questo senso: non basta semplicemente rendere disponibili delle tecniche; è necessario anche vietarne l’eventuale uso contrario al principio di giustizia, che pone sempre al centro la tutela dei soggetti più deboli e indifesi.
Riteniamo quindi che la strada da intraprendere sia piuttosto quella del counseling e del supporto che non mirino all’eliminazione del nascituro, ma delle comprensibili paure e a un fattivo e concreto aiuto ai genitori e, ancor prima, che si debbano investire risorse per costruire una cultura di accoglienza della vita sempre, senza distinzioni di alcun tipo e proseguire sulle ricerche per una vera cura di queste patologie.
Chiediamo dunque ai partiti che hanno presentato e votato il provvedimento di pensare a percorsi terapeutici, pediatrici e socio assistenziali validi, capillari e gratuiti per famiglie e coppie con figli, nascituri o nati, che presentano patologie.
Invitiamo inoltre il Presidente Cirio e tutte le forze di maggioranza a una riflessione seria e approfondita che miri a investire risorse in servizi e aiuti concreti per evitare una preoccupante e grave deriva eugenetica in Piemonte.
Attendiamo fiduciosi un positivo riscontro alle nostre richieste.

Claudio Larocca
Presidente Federvi.P.A.
Federazione Centri di Aiuto alla Vita e Movimenti per la Vita
Piemonte e Valle d’Aosta

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