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In un’area agricola protetta dall’Unesco vogliono insediare un’azienda per smaltire rifiuti da trasformare in biometano

Valmadonna (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e mi tocca parlare ancora di biometano. Lo faccio a proposito del paventato impianto biodigestore del quale si deve ancora capire se si tratta di un’azienda agricola e se il titolare sia intenzionato a lavorare gli scarti prodotti in proprio – cosa lecita – o se acquisterà questa roba da terzi per produrre biometano – cosa illecita. Perché in questo secondo caso l’autorizzazione è impugnabile e l’impianto non si può fare.
Guarda caso, la zona prevista per l’insediamento è proprio agricola e presenta limiti tali da non consentire l’operazione.
Infatti il biodigestore di Valmadonna è destinato a smaltire per conto terzi come fa sapere la stessa azienda Rgp Biometano Srl di Genova, che lo produce, tramite il suo consulente tecnico: “Una trentina di aziende agricole della zona hanno manifestato interesse e sono già stati sottoscritti precontratti”. E hanno fatto male perché chi dovrebbe produrre biometano, anche se non sembra essere un’azienda agricola, è piazzata su un’area agricola che, come scritto sopra, non può accogliere un impianto che produce biogas acquistando gli scarti degli altri.
Per il fatto che il divieto esiste anche per le aziende non agricole che si trovano in aree agricole, la Ravano Power – non agricola – che dovrebbe gestire l’impianto, per la legge italiana non può lavorare per conto terzi gli scarti dell’agricoltura. Della serie: ciascuno si smaltisce i suoi.
C’è dell’altro perché siamo nella stessa situazione di chi, facendo il furbo, compra un terreno agricolo per costruirci la casa.
E per la Ravano Power non v’è il minimo dubbio che si tratti a tutti gli effetti di un impianto industriale costruito in area agricola che dovrebbe smaltire scarti acquistati per un totale che supera ampiamente i limiti di legge.
Non è finita, in quanto, andando a vedere bene, nel progetto presentato da Ravano Power Srl c’è scritto che tratterà anche il letame tramite digestione anaerobica, mentre è previsto un traffico di circa 3.000 camion all’anno in entrata e uscita, pari a circa 10/12 mezzi al giorno, tutto ciò a ulteriore dimostrazione che l’attività non interessa solo la ditta che fa domanda di insediamento ma molte altre aziende della provincia alle quali conviene vendere gli scarti anziché smaltirli in proprio, aziende che hanno già sottoscritto accordi in tal senso.
Semplicemente, questo (repetita iuvant), in un’area agricola, non si può fare.
Oltretutto l’intera zona è sotto vincolo paesaggistico e fa parte, come Monferrato, della ristretta cerchia di aree protette dall’Unesco.
E io pago.

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