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Fabbricati in provetta e schiavi dalla nascita

di Andrea Guenna – La Libertà è una cosa seria perché è indispensabile alla Vita. Bisogna usarla con cautela e concederla con buonsenso affinché non degeneri, e da cosciente non diventi selvaggia. La Libertà regola i rapporti fra gli uomini e deve rispettare sempre il più debole. Il principio enunciato forse da Martin Luther King che, parafrasando Kant, ha detto: “La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”, è il risultato ottenuto, anche a costo della vita, dai liberali di tutto il mondo con le rivoluzioni del XVIII e XIX secolo. Ma quella Libertà con tanta fatica conquistata è ancora troppe volte calpestata. Lo è fin dalla nascita proprio perché nessuno ci ha chiesto il permesso di metterci al mondo. Ci hanno messo qui, sulla Terra, e bon. Ma per questo ci soccorre la fede che parla di “Dono di Dio”, e col Padreterno, si sa, non si può trattare. Occorre tuttavia fermarsi lì e non andare oltre per non correre il rischio di calpestare la Libertà dei nostri figli in nome del nostro egoismo di genitori.

Gli omosessuali che comprano un figlio fanno un piacere al figlio o a se stessi?
Addirittura sarebbe da impedire che gli omosessuali in unione civile, impossibilitati a procreare, possano comprarsi i figli.
Eppure li comprano. Come? Nel caso di due lesbiche si fa col “Metodo Ropa” che consente, attraverso la fecondazione in vitro, di creare un feto appartenente a due donne omosessuali che vogliono a tutti i costi un figlio anche se madre natura glielo nega, ma il mercato glielo vende.
Io penso che tutto ciò sia frutto di grande egoismo, ma soprattutto la clamorosa e scandalosa negazione della libertà altrui, stavolta della parte più debole in assoluto, di chi non può difendersi per il semplice fatto che non c’è ancora. Purtroppo il “Metodo Ropa” è una pratica che sta prendendo sempre più piede. E così, per le coppie di lesbiche, basta rivolgersi ad una clinica italiana con sede in Spagna e pagare per acquistare un figlio.

La fabbrica dei bambini
Trovare centri attrezzati è semplicissimo e su internet le offerte per le donne italiane si moltiplicano a vista d’occhio. I siti delle cliniche private mettono a disposizione le informazioni necessarie per comprendere la tecnica innovativa, e le pagine social di Arcigay contribuiscono a sponsorizzarla. In Italia, per quanto riguarda la procreazione medicalmente assistita, c’è la legge n. 40 del 19 febbraio 2004 (nota anche come legge 40 o legge 40/2004) secondo la quale alle tecniche di procreazione assistita possono accedere “coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile”. Dunque, è possibile avere un figlio attraverso un percorso medico assistito per la fecondazione, purché lo voglia una coppia di persone eterosessuali. Un uomo e una donna.

La scappatoia spagnola
Un limite, questo, assente nella legislazione spagnola che è stata appositamente modificata per consentire l’accesso alla fecondazione assistita anche alle coppie omosessuali. In questo caso entrambe le donne saranno parte attiva, con ruoli diversi, nel processo che porterà ad una futura gravidanza. La legge in vigore permette che “qualsiasi donna di età superiore ai 18 anni, e con totale capacità di intendere e di volere, potrà essere ricevente o utente delle tecniche disciplinate dalla Legge 14/2006 sulle Tecniche di Procreazione Umana Assistita”. Una donna contribuirà a questo processo come donatrice offrendo i suoi ovuli, l’altra accoglierà nel proprio utero l’embrione ottenuto in seguito alla fecondazione in vitro, cioè quando un illustre sconosciuto, masturbandosi, fornisce il suo sperma senza il quale non succederebbe niente.

Un parto che è un autentico calvario
Il processo è lungo e potrebbe durare molti mesi affinché le cure ormonali consentano le condizioni adatte alla gravidanza. I passaggi infatti, sono molto delicati. Una delle due donne viene sottoposta a stimolazione ovarica al fine di fornire gli ovociti, poi, l’altra, accoglie nel proprio utero gli embrioni derivanti dalla fecondazione degli ovociti con lo sperma del “donatore”. Un intervento che costa circa 20.000 euro, tutto compreso. Se i due genitori sono omosessuali maschi l’intervento è più complicato perché si va dalla California (ma non solo) per trovare un utero per concepire, al Pakistan (ma non solo) per partorire, a un costo che è dieci volte tanto.

La suprema Corte sollecita il Parlamento
Ora la questione è finita sul tavolo della Corte Costituzionale dopo due sentenze italiane su bambini nati all’estero da fecondazione eterologa e maternità surrogata. Il primo caso riguarda due lesbiche, la prima, madre biologica fecondata con seme di donatore anonimo, la seconda, madre intenzionale che ora chiede di essere riconosciuta madre di diritto perché, dopo la rottura della loro unione nel 2018, non vede più le bambine.
La seconda vicenda riguarda due uomini che in Canada, dove si sono sposati, hanno avuto un figlio col metodo della gestazione per altri o maternità surrogata. Uno, dunque, è padre biologico; l’altro intenzionale. Una donna ha partorito, un’altra ha donato l’ovocita: entrambe estranee al rapporto affettivo. Per il Canada i due uomini sono padri e il bimbo, che ora ha 6 anni, ha un doppio cognome.

In Italia siamo “rimasti indietro”
Qui da noi il padre intenzionale è un estraneo: il divieto di gestazione “per conto terzi”, reato in Italia perché contrario alla dignità della donna, impedisce il riconoscimento di due genitori maschili, anche se la madre biologica non vanta nessuna pretesa. Casi parzialmente diversi, accomunati dal fatto che in gioco c’è soprattutto la protezione dei bambini. Una protezione tardiva e ormai inutile in quanto i bambini sono già rovinati, senza un papà e una mamma presenti, per cui quando si renderanno conto di quello che hanno fatto loro, sarà una tragedia per tutti. Inoltre nei confronti del genitore intenzionale, questi bimbi non possono né potranno rivendicare nessun diritto di cura, educazione, sostentamento, successione ereditaria. E quindi si ritrovano destinati a un perenne stato di figli con un solo genitore. Ecco un’altra violazione della loro libertà.

Ora la Corte Costituzionale vorrebbe che il Parlamento (è lui che approva le leggi) riempisse la lacuna approvando una legge che consenta alle donne la gestazione “per conto terzi”. Ma, per chi scrive, come dicono a Padova, in questo caso xe pèso el tacòn del buso. Si tratta infatti d’un altro attacco frontale alla famiglia e alla dignità della donna. Ma soprattutto al bambino che di genitori, a questo punto, e in ogni caso, ne avrebbe almeno tre: La madre fecondata, la madre partoriente e il padre biologico (nel caso di due lesbiche), se non addirittura quattro: il padre biologico, il padre intenzionale, la madre fecondata (quella degli ovociti) e la madre partoriente.

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