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Sappiamo tutto su gay e lesbiche che vogliono fabbricare dei figli ma niente sui martiri cristiani decapitati dall’Isis

di Andrea Guenna – A costo di finire sotto processo ribadisco che i figli si fanno secondo natura tra un uomo e una donna, un papà e una mamma che ne avranno cura finché non saranno in grado di badare a se stessi. Funziona così, da sempre, per ogni mammifero, e non si capisce perché la stampa e le Tv mainstream continuino a massacrarci i maroni con immagini di due uomini o di due donne che si baciano lingua in bocca, e relativo articolo – o video – dal quale si viene a sapere che quei, o quelle due (o tre? o quattro? non si capisce bene) vogliono fabbricare un figlio (?).
Tutto ciò perfino in tempo di quaresima, mentre in Mozambico e in altre parti dell’Africa la situazione dei cristiani è diventata drammatica a causa della spirale di violenza innescata dagli estremisti islamici.
Evidentemente le stragi di cristiani non interessano gli editori servi del potere finanziario globale che coprono la realtà del mondo per nascondere la verità che è sempre scomoda, mentre dovremmo sollazzarci nel leggere del complesso musicale di mocciosi travestiti che credono di essere dei piccoli Mozart o di calciatrici tanto indigeste a Mister Fossati che festeggiano limonando fra di loro per aver vinto una partita di calcio femminile.
Ebbene, la storia vera, come al solito e in beata solitudine, la scriviamo noi di Alessandria Oggi perché crediamo sia un dovere informare che, per esempio, gli sfollati dell’ultimo trimestre in Mozambico sono stati  500.000 mentre non ci è dato sapere quanti siano i cristiani morti decapitati dall’Isis, bambini compresi. La Chiesa sta raccogliendo fondi da inviare ai sacerdoti e alle suore della diocesi di Pemba affinché possano aiutare gli sfollati interni anzitutto con cibo e medicine.
La situazione è drammatica, oltre che in Mozambico, anche in Burkina Faso e Niger e, in particolare, nell’ampia regione del Sahel, dove i martiri cristiani sono ormai migliaia. Il continuo confronto con questa realtà richiede che i preti siano adeguatamente formati e sostenuti.
Acs (per aiuti o donazione mettersi in contatto con https://acs-italia.org/) sta raccogliendo fondi per finanziare gli incontri periodici organizzati dalla “Fraternità sacerdotale dei preti africani”. L’iniziativa intende assicurare un rinnovato impegno missionario in una terra attraversata dalla violenza.
Non è la prima volta che emergono notizie di civili decapitati dai militanti islamici: si parla di oltre 2.600 vittime, tra cui 1.312 civili. Ecco una testimonianza riportata dal sito di Save The Children.
“Quella notte il nostro villaggio fu attaccato e le case bruciate. Quando tutto è cominciato, ero a casa con i miei quattro figli. Abbiamo provato a scappare nel bosco ma hanno preso mio figlio più grande e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto far nulla perché saremmo stati uccisi anche noi”: questo il racconto della madre di un bambino di 12 anni di Cabo Delgado.
“Bambini anche di soli 11 anni sono decapitati nella provincia mozambicana di Cabo Delgado”, sottolinea l’organizzazione. “I nostri operatori hanno pianto ascoltando le penose storie raccontate da madri nei campi per sfollati”, ha riferito Chance Briggs, il direttore di Save the children in Mozambico.
Non è la prima volta che emergono notizie di civili decapitati dai militanti islamici in Mozambico. Lo scorso novembre, media locali riportano la notizia di oltre 50 persone decapitate su un campo da calcio a Cabo Delgado. Ad aprile dell’anno scorso decine di civili furono uccisi in un attacco contro un villaggio. Gruppi per diritti umani hanno accusato anche le forze di sicurezza di abusi, torture e omicidi nel corso di operazioni contro i jihadisti. Per l’azione dei jihadisti e la controffensiva delle forze di sicurezza mozambicane, nel conflitto sono morte almeno 2.614 persone, tra cui 1.312 civili, precisa Save The Children rilanciando dati “Acled” relativi al periodo ottobre 2017-febbraio 2021. “La situazione è gravemente peggiorata negli ultimi 12 mesi, con un aumento degli attacchi a villaggi”, aggiunge il sito.
A Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, già nei giorni scorsi era cresciuto l’allarme per le popolazioni alle prese con le violenze di una milizia locale di orientamento jihadista, Al-Ansar al-Sunna – anche nota come Shabaab – in una regione ricca di minerali e gas naturali allo Stato. Si calcola che dal 2017 gli sfollati siano stati ormai quasi mezzo milione. Varie Ong hanno lanciato appelli, in particolare per Palma, città costiera da giorni assediata dalle milizie.
Come hanno riferito fonti di stampa concordanti, sono cresciuti i timori tra la popolazione: i combattenti hanno preso il controllo delle strade d’accesso alla città e così non arrivano i rifornimenti di cibo e beni di prima necessità. I prodotti ancora disponibili hanno raggiunto prezzi elevati e anche le organizzazioni umanitarie hanno esortato azioni per portare aiuti alle decine di migliaia di persone residenti.
Mentre gli Stati Uniti hanno aggiunto la milizia Al-Shabaab – da non confondersi con l’omonimo gruppo in Somalia – alla lista dei gruppi terroristici, il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, ha destituito il comandante in capo dell’esercito, il generale Ezequiel Isac Muianga, e il capo dell’aviazione militare, Messias Andrè Niposso, insieme ad altri vertici delle Forze armate, senza spiegare i motivi di tale decisione. Gli sfollati creati dal conflitto nella provincia nordorientale di Cabo Delgado sono aumentati di sette volte rispetto a un anno fa, riferisce l’Ong Save the Children.
A questo proposito pubblichiamo molto volentieri la “pillola video” dell’amico e collega Marco Gregoretti, che ringraziamo.

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