Press "Enter" to skip to content

Il governo non paga, Arcelor Mittal fa dietrofront e l’ex Ilva è prossima al caos

Genova – Improvvisamente l’a.d. di Arcelor Mittal Lucia Morselli ha detto di voler ridurre la produzione a causa di un “rallentamento dei piani di investimento”. Ciò mentre a Taranto i tre altiforni riprenderanno a pieno regime, il treno nastri 2 e l’acciaieria 1 saranno riavviati e il personale necessario sarà richiamato dalla cassa integrazione. Da parte sua il governo ha confermato l’investimento promesso di 400 milioni di euro per l’ingresso di Invitalia in AmInvestCo al 50% (con prospettiva di salire al 60%), operazione frutto di un accordo siglato con Mittal dal governo Conte che l’attuale governo Draghi intende confermare. Ora – e a buon diritto – la multinazionale franco-indiana contesta il mancato versamento del capitale che era stato previsto il 5 febbraio, e si è già rivolta all’International Chamber of Commerce chiedendo i danni. L’annunciata riduzione della produzione, poi rientrata, è stata minacciata fino a quando l’Agenzia controllata dal ministero dell’Economia “non adempierà agli impegni presi”.
Qualcuno ha l’impressione che gli italiani tentennino perché aspettano la data del 13 maggio, giorno in cui è attesa la pronuncia di merito del Consiglio di Stato sulla sentenza del Tar di Lecce che impone lo spegnimento dell’area a caldo di Taranto.
Intanto i sindacati invocano un intervento del governo. Lunedì una delegazione di Confindustria Taranto incontrerà il prefetto Demetrio Martino per fare il punto sui ritardi nel pagamento delle fatture dei fornitori. Fonti riferiscono che ArcelorMittal a febbraio non ha versato ad Ilva in amministrazione straordinaria il pagamento della rata del canone di affitto per il trimestre febbraio-aprile, circa 25 milioni di euro. Per il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, “i comportamenti di governo, azienda ed enti locali stanno portando alla chiusura il polo di Taranto”.
“Sono chiare – dice Francesca Re David, segretaria generale Fiom Cgil – le responsabilità di Invitalia e del governo per i ritardi sul completamento degli assetti societari e sul rilancio industriale e ambientale del sito, ma ciò non legittima il comportamento di ArcelorMittal”.
“Come si può continuare – attacca il leader della Uilm, Rocco Palombella – a giocare così sulla pelle di migliaia di lavoratori e lasciare allo sbando un settore così strategico”?

 

 

 

Comments are closed.