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Teleriscaldamento sì, teleriscaldamento no: ad Asti si accende il dibattito

Asti (Andrea Guenna) – Non c’è niente da fare, il teleriscaldamento sembra essere l’unica idea in testa a certe aziende che forniscono servizi ai Comuni come Egea e Iren. La prima ha dato il meglio di sé a Ormea (Cn) dove è riuscita a scontentare tutti, la seconda, dopo aver tentato qualche anno fa la scalata di Amag Spa ad Alessandria, oggi tenta il business in quel di Asti. Per essere molto chiaro, a chi scrive preme ricordare che il teleriscaldamento ha un senso solo se funziona in simbiosi con un biodigestore che produce biometano che, a sua volta, alimenta l’impianto. In questo modo si hanno due vantaggi: lo smaltimento della Forsu (rumenta urbana) fatta dal biodigestore col quale si produce a costo zero il carburante (biometano) per il caldaione del teleriscaldamento. Alimentarlo con metano comprato da Snam o da altro produttore è un’idiozia, poiché se da un lato l’impianto centralizzato vincola centinaia di famiglie che sono praticamente obbligate ad allacciarsi, dall’altro non esiste compensazione dei costi, che si pagano per l’intero, senza neppure avere la possibilità di scegliersi il fornitore di gas metano. Ma come al solito a complicare le cose c’è l’Ue che dando tanti soldi alle regioni italiane ha scatenato la fantasia devastante dei nostri amministratori. Infatti, tra gli oltre 1200 progetti contenuti nel “Next Generation Piemonte”, il documento, approvato dalla giunta regionale (il Recovery plan de noantri), rispunta anche il progetto di teleriscaldamento ad Asti, per cui s’è fatta avanti Iren, la multiutility che nell’Astigiano ha importanti partecipazioni in Asp e Gaia.
Stando ad altre voci, Iren – la ex cooperativa comunista di Reggio Emilia diventata Spa nel 2010 – starebbe valutando la possibilità di realizzare impianti che sfruttano anche il calore emesso in atmosfera dagli impianti produttivi (il che farebbe presupporre che un’eventuale nuova localizzazione della centrale potrebbe essere in zona industriale). Siamo arrivati all’aria fritta e se è così, è chiaro che quella di Iren è un’operazione in regime di monopolio virtuale per cui, in assenza di concorrenza diretta (tanto cara a noi liberali perché favorisce la competizione con l’effetto di migliorare continuamente il prodotto offerto) si può sparare qualsiasi facezia venga in mente al primo addetto commerciale che passa. La verità è che Iren vuole il territorio, e ciò è comprensibile, ma per averlo racconta delle favole. Lasciando perdere quella del calore dell’atmosfera, che fa il paio con la bufala del riscaldamento climatico, la verità è che si vuole centralizzare l’acqua calda che va nelle case secondo un principio antieconomico per come è concepito il progetto, ma politicamente efficace secondo una visione sovietica che stenta a morire. Non è finita perché a quello del teleriscaldamento si aggiungono 195 progetti presentati dal territorio astigiano (Comuni, Provincia, Asp, enti come il Museo Scassa, la Fondazione Alfieri) per un totale di un miliardo di euro. Nel gruppo dei progetti che saranno presentati dal governatore Cirio a Draghi, c’è di tutto e di più: si va dalla digitalizzazione dei Comuni o di servizi pubblici, alla riapertura della ferrovia Asti-Casale per proseguire verso Milano con accanto pista ciclabile; dalla manutenzione di strade e cavalcavia, all’illuminazione pubblica, alla risistemazione di frane e argini.
Il sindaco leghista Maurizio Rasero (nella foto) storce il naso: “Si tratta d’una proposta che non è stata concordata con noi e che anche noi abbiamo scoperto a Recovery presentato. Io avevo respinto definitivamente l’ipotesi che riguardava la localizzazione nel cortile dell’ospedale. Sapevo però che stavano, non specificatamente per Asti, vagliando ipotesi di impianti di nuova generazione. Dev’essere chiaro che sarà sempre l’amministrazione comunale a decidere se quel progetto va bene o no per la città, e in questo momento va altrettanto chiarito che di progetti non ce ne sono e che non è detto che venga finanziato”.
Dirà sul serio o fa finta?
Staremo a vedere.

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