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Dal Nord al Sud, un Paese intero contro i lockdown: la rabbia dei commercianti che ormai non ce la fanno più

Roma (r.c.) – Da Napoli a Milano, passando per Roma, ieri è stato il giorno della protesta generale contro il lockdown da parte dei ristoratori.
Nella Capitale ad infiammarsi per le proteste è stata la piazza davanti a Montecitorio. Gruppi di estrema destra c’erano, Casapound in testa, e c’erano anche semplici ristoratori, commercianti, titolari di palestre. Il rischio di disordini era previsto, come raccontano le circolari inviate mesi fa ai prefetti dal capo della polizia Franco Gabrielli. Quello che non era previsto era che non ci fosse nessuno, distante dai tafferugli, tra i manifestanti pacifici e tra i passanti che si avvicinavano incuriositi, che condannasse la violenza che aveva di fronte agli occhi. Questo è quello che è successo a Roma mentre a Milano ieri gli ambulanti hanno il traffico davanti alla stazione centrale. A Napoli gli operatori dei mercati hanno bloccato con i loro furgoni l’autostrada A1.
Insomma una situazione estremamente delicata che ha portato ad alimentare questo tipo di proteste, come sottolineato dal ministro dell’Interno Lamorgese. Per il senatore Gianluigi Paragone, che con la sua Italexit è in piazza Montecitorio, “una reazione del genere non potevano non aspettarsela. Hanno passato un anno a promettere: questo è il risultato”.
Non è mancato neanche Vittorio Sgarbi che prende la parola per ribadire l’inefficacia della mascherina, oltreché delle altre misure prese dal governo. “Non ho visto alcuna forma di violenza – ha detto Sgarbi – hanno solo cercato di passare la soglia della piazza. D’altronde, non si capisce perché quello spazio debba essere off limits per i manifestanti”.
Ermes, un ristoratore di Modena, si era truccato come l’assalitore di Capitol Hill a Washington, volto dipinto e corna di bufalo in testa. Su un braccio il segno di una manganellata.
Alla manifestazione c’erano anche bandierine di tutti i tipi: da Alitalia a quella dell’Italia dei valori, fino ai cartelli con su scritto #IoApro. In molti dichiarano che da oggi terranno aperte le loro attività, qualunque siano le restrizioni imposte del governo.
Si rischia un’insurrezione? Per Luigi, albergatore di Roccaraso, in Abruzzo, è probabile. “Ma non mi sento di condannare chi è al Governo” ha sottolineato.
La piazza è poi tornata ad infiammarsi quando da una finestra della Camera ha fatto capolino qualcuno. Fischi, insulti a giornalisti e polizia e poi la notizia che una delegazione sarà ascoltata dal Pd. Allora la tensione è calata. Ma quanto potrà durare una situazione del genere?

Ad Alessandria fallisce la protesta dei ristoratori, solo una ventina ieri in piazza Matteotti
È stata nel complesso un flop la protesta messa in piedi dai ristoratori alessandrini ieri mattina in piazza Matteotti. A cercare di radunare quante più persone possibili, ma alla fine erano solo una ventina, per organizzare la protesta è stata Domenica Scarafia, titolare della Nuova Trattoria Asmara. È iscritta al gruppo Telegram #ioapropiemonte/torino, ma il suo intento di organizzare una mobilitazione di massa violando le regole sulle aperture non è riuscito.
La titolare della Trattoria Asmara oggi comunque aprirà. Aveva già aderito alla manifestazione «Io apro» dello scorso 15 gennaio. Aveva tirato su la serranda del locale e servito la cena a qualche alessandrino. I carabinieri erano passati ma non l’avevano sanzionata perché “anche loro hanno capito la situazione” sostiene la ristoratrice.
“Ho preso il locale lo scorso ottobre, ho fatto tutti i lavori e l’ho messo a norma. Ho aperto e dopo poco mi hanno chiuso per il dpcm. A dicembre avrei avuto otto cene aziendali: tutte annullate. In questi mesi ho fatto 22 asporti per una media di 15 euro l’uno. Non ci si paga nemmeno la luce” afferma lapidario Matteo Stefano Festone, gestore del locale Cappelverde by Ca’ di Mat.
Che poi sottolinea come “le consegne non bastino per andare avanti. Non posso nemmeno farmi aiutare da mia mamma che prende una misera pensione. Il proprietario delle mura mi ha concesso di congelare l’affitto, però non si può continuare così. Se non ce la faccio, torno al mio vecchio lavoro in autostrada. La ristorazione, però, è sempre stata il mio sogno. Perché non facciamo chiusure mirate? In provincia i contagi sono molto ridotti”.
“Io un lavoro ce l’ho, perché non posso esercitarlo per mantenermi? Ho fatto dieci anni di sacrifici, ora che avevo un attimo di sollievo mi affondano. La licenza la può sospendere solo il sindaco. Il problema è che girano tante fake news che generano confusione e alimentano la rabbia” ha sottolineato ancora la Scarafia.
Da Ascom Confcommercio è poi arrivata la risposta del presidente Vittorio Alberto Ferrari: “Manifestare in maniera pacifica è legittimo e come associazione siamo i primi ad appoggiare i nostri soci ma non possiamo spingerli a commettere illeciti che possono causargli ancora più problemi. Comprendiamo la rabbia e la frustrazione, perché la situazione è drammatica ma dal canto nostro non abbiamo mai abbandonato i commercianti. Anzi, se oggi possono fare asporto e consegne a domicilio è grazie a un’istanza per cui le associazioni si sono battute. Una magra consolazione, ma almeno c’è. Molte altre non sono state nemmeno prese in considerazione: dipende dall’interlocutore, non da noi”.

A Ovada la protesta dei ristoratori davanti al Comune: “Chiediamo regole anche rigide per poter aprire in sicurezza”
Lo slogan non poteva essere più chiaro: “o si apre o si muore”. È la protesta, un flash mob silenzioso, messa in piedi, ieri sera, a Ovada dai ristoratori della città, seduti davanti a Palazzo Delfino, sede del Comune. A confrontarsi con i manifestanti, il sindaco Paolo Lantero, ma anche parte della giunta e dell’opposizione. In particolare il primo cittadino ha letto la lettera scritta alcuni giorni fa al governatore Alberto Cirio.
“Qui nessuno è negazionista. Il virus purtroppo esiste. Noi chiediamo regole anche rigide per poter aprire in sicurezza. Se no saremo costretti a chiudere per sempre” ha detto Vittorio Basso, uno degli organizzatori della manifestazione.
“È ora di studiare delle misure ad hoc in base alle situazioni dei singoli territori, Ovada, con soli 19 contagi, non può più essere paragonata alle metropoli” ha affermato, da parte sua, il sindaco Lantero, presente assieme all’assessore Marco Lanza e a parte di Giunta e Consiglio, compresa la minoranza Ovada Viva.
Applausi, dignità, voglia di tornare al lavoro hanno riempito via Torino, in una protesta ferma ma composta. La protesta ovadese sarà imitata, venerdì alle 18:30, ad Acqui Terme con un identico flash mob che si terrà sotto Palazzo Levi, sede del Comune della cittadina termale.

Ad Asti oggi la protesta dei mercanti e del popolo delle partite Iva
Sarà una manifestazione a suon di clacson con un corteo organizzato da Consorzio Mercati Astigiani e Commissione Mercati, quella che si terrà oggi ad Asti da parte degli operatori del mercato.
“Ogni lavoro è essenziale, invece noi siamo invisibili. Vogliamo lavorare: i mercati all’aperto sono sicuri. Anche se non siamo i soli, siamo tra i più penalizzati dagli ultimi decreti” ha spiegato Corrado Gallo, Commissione Mercati. Che non usa mezzi termini: “Siamo in ginocchio. Se continuiamo così, a fine aprile saremo finiti. Ne va del nostro lavoro e del nostro futuro. I ristori sono insufficienti. Briciole per casse vuote”.
I furgoni si raduneranno stamane in piazza Alfieri, nel lato pedonale dei Portici Anfossi. Poi la partenza del percorso: corso Dante, viale Partigiani in direzione piazza Torino, corso Torino, corso XXV Aprile, per poi tornare in centro percorrendo corso Alfieri e corso Alessandria, fino alla rotonda della nuova zona commerciale, e fare rientro in piazza Libertà dove si uniranno alla protesta partite Iva e rappresentanti del commercio fisso.

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