Press "Enter" to skip to content

Il nuovo ospedale di Alessandria: un’opera faraonica tanto costosa quanto inopportuna

Alessandria (Andrea Guenna) – Se fosse ancora tra noi mortali, l’impareggiabile Guido Manzone scriverebbe che è in atto una rapina di Stato a proposito della cinquantina di milioni previsti per costruire un ospedale inutile come quello di Alessandria dato che si può spendere molto meno adeguando alla bisogna quello che c’è già. Ma in Italia abbiamo l’abitudine di buttare via i soldi ed è per questo motivo che la Germania ci ha staccato inesorabilmente nella lunga corsa iniziata 1.500 anni fa, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.). Ciò è dovuto al fatto che loro, i crucchi, non hanno a che fare, né col Vaticano, né con Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita e, forse perché sono anche luterani, rubano molto meno di noi ma, soprattutto, non sprecano il danaro pubblico intervenendo dove è necessario spendendo il giusto. Da noi invece quando c’è da fare qualcosa di pubblico vanno tutti alla greppia per spolpare i cittadini che pagano le tasse e i soldi non bastano mai. Naturalmente la stampa di potere (per fortuna letta sempre di meno) enfatizza la notizia del nuovo ospedale dove si legge: “Un altro passo avanti verso la realizzazione di un nuovo ospedale ad Alessandria. Una struttura moderna, che sostituirà l’ormai vetusto e non più adeguato ai tempi Santi Antonio e Biagio”. Tutto falso e lasciamo per un attimo la parola al mai dimenticato Guido Manzone che già nel 2013 scriveva quanto segue.

5 aprile 2013: “L’ospedale va bene dov’è, basta tangenti a scapito del bene comune”
di Guido Manzone 
Spinti da inestinguibile voracità sono nuovamente al lavoro i costruttori di macerie. Non essendo bastata l’illegale distruzione degli ottimi ponti della Cittadella e del Sanatorio, che non erano assolutamente da abbattere, ora vogliono trasferire l’ospedale civile, unica cosa che ad Alessandria funziona molto bene, che non è da trasferire. E vogliono farlo senza avere nemmeno i soldi per finanziare l’operazione. Ma l’essere impuniti nel loro nefando agire li fa credere furbi, inducendoli a confondere corruzione con intelligenza. Con la cupa pazienza dell’avvoltoio aspettano il momento opportuno agitando con le loro indegne zampe le nobili bandiere della salute e della vita dell’uomo, sotto la cui ombra si cerca di celare l’indegna intrapresa. Ma il male non può essere gestito da soli. Il farlo necessita della complicità delle vittime persuase, con false parole, ad agire in modo contrario al loro bene. Una città non è la somma di individui, ma una comunità che si riconosce in un insieme di valori condivisi. Sono proprio questi valori che occorre stravolgere e prostituire per piegare i molti al vantaggio di pochi. Questo agire spiega come, in regime democratico, la gestione del male sia divenuta sempre più costosa, privilegiando i grandi lavori che permettono grandi tangenti. Non è un caso che in questo periodo di crisi, gli appartenenti alla destra e alla sinistra piemontesi, come branchi di lupi affamati, si siano lanciati sugli ospedali con proposte contrarie agli interessi comuni. La giunta Cota vorrebbe cedere ai privati il 40% della proprietà degli ospedali. Ed in particolare gli immobili, che le ASL dovrebbero affittare dai novelli proprietari, a prezzi di totale vantaggio per questi ultimi. Il che in breve tempo distruggerebbe i bilanci aprendo la strada ad una cessione definitiva della sanità piemontese. E così la nostra regione finirebbe come gli Stati Uniti in cui gli appartenenti alle classi meno abbienti non sono curati. Situazione deprecabile contro cui giustamente si batte da anni l’attuale presidente Obama, onde porre fine al fatto che gli abitanti degli USA, proprio per mancanza di cure, vivano mediamente alcuni anni meno di quelli di paesi come l’Italia. In compenso gli appartenenti alla sinistra alessandrina se da un lato si oppongono all’infame proposta Cota, dall’altro si stanno già scannando per l’ipotetica localizzazione del futuro ospedale cittadino. C’è chi vuole metterlo al Cristo in tenuta Taverna, c’è chi lo vuole al Borsalino (giro ex socialista) e c’è invece chi lo vuole ad Alessandria 2000 (Rossa, ex PCI). Tre proposte assolutamente demenziali anche da un punto di vista urbanistico. Il Cristo è fuori baricentro e difficilmente raggiungibile sia per i pazienti che per il personale, e soggetto a continui intasamenti di traffico. Le altre due sorgono in aree golenali con tutte le conseguenze del caso.
(Per dovere di cronaca cito il quarto progetto – non ancora presentato al tempo di questo articolo – con l’ospedale al servizio di Alessandria, Novi e Tortona, al centro della Fraschetta; n.d.r.).
L’attuale ospedale di Alessandria sta benissimo dov’è. È ottimamente posizionato da un punto di vista urbanistico e, trovandosi sulla circonvallazione, è nell’area più facilmente raggiungibile dell’intera città. A fianco c’è il gigantesco edificio vuoto dell’ex ospedale psichiatrico con vastissimi cortili e lasciato dolosamente inutilizzato proprio allo scopo di creare disservizi, con cui giustificare il trasferimento del vicino ospedale. Inoltre confinante, subito al di là della circonvallazione, vi è l’enorme estensione dei cosiddetti Orti del manicomio, in cui sarebbe possibile creare un gratuito posteggio riservato sia ai dipendenti che ai pazienti. Poiché è profondamente errato aspettare che la casa bruci prima di intervenire, chiediamo a tutti i cittadini di muoversi per impedire il truffaldino trasferimento dell’ospedale civile di Alessandria. Chiediamo pure che si tuteli con ogni mezzo quello che oggi è l’unico e solo orgoglio della città utilizzando per suoi eventuali ampliamenti ciò che già gli appartiene e nel contempo non solo si impediscano i tentativi di privatizzazioni regionali, ma si richieda alla Regione di saldare al più presto i suoi debiti con le nostre strutture sanitarie evitando sprechi di prestigio, come l’inutile e costosissimo grattacielo della Regione, questo sì da vendersi al più presto ai privati, essendo questa l’unica ed auspicabile forma di privatizzazione”.

Una decisione illegittima e anticostituzionale
Non basta perché veniamo a sapere che la decisione del governo è stata presa con un Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che non è niente: né una legge, ne un decreto legge, né un’ordinanza e per giunta è anticostituzionale.
Infatti i famigerati Dpcm di Conte fanno riferimento al cosiddetto Codice di Protezione Civile che è applicabile solo a calamità naturali, come terremoti, valanghe, alluvioni e incendi, oppure ad eventi calamitosi causati da attività umane, come ad esempio sversamenti inquinanti, ma nulla nella fattispecie è riconducibile al rischio sanitario.
Nel nostro Ordinamento c’è una sola ipotesi, espressamente prevista dalla Costituzione, in cui il Governo può ricevere poteri straordinari, ed è quella dello stato di guerra.
Quindi, di cosa stiamo parlando?
La nostra Costituzione (che Dio ce la conservi a lungo) ci dice il premier può operare con gli strumenti consentiti dalla legge, cioè il Decreto legge ed il Decreto legislativo, ma non attraverso i Dpcm che sono atti amministrativi, di rango inferiore e subordinati alla legge stessa. Per giunta una legge che non c’è.

Un’opera inutile che fanno pagare ai cittadini
Ma alcuni nostri politici se ne fregano al punto che hanno fatto approvare il piano di investimenti dell’Inail per un importo complessivo di 1 miliardo e 642 milioni di euro che accoglie tutte le richieste della Regione Piemonte per quanto riguarda l’edilizia sanitaria, cioè il completamento dei due ospedali già in cantiere e la costruzione di sei ospedali nuovi, fra i quali c’è quello di Alessandria, per un investimento complessivo di 300 milioni di euro. Si tratta ovviamente di una cifra colossale, del tutto esagerata, alla faccia dei dieci milioni di italiani che hanno qualche problemino a campare (dati ufficiali Unimpresa). E mentre l’Italia è allo stremo con 4 milioni di disoccupati – destinati ad aumentare – con quasi 3 milioni di lavoratori a tempo determinato e circa 4,5 milioni part time, i soliti noti spenderanno, solo in Piemonte, 300 milioni per sei nuovi ospedali, di cui almeno quello alessandrino inutile, per cui con una cifra molto inferiore si sarebbe potuto agevolmente adeguare ai tempi la struttura esistente. Basta unire con un ponte sollevato e coperto, come si nota nella grafica sopra, l’attuale nosocomio col vecchio ospedale psichiatrico vuoto e completamente inutilizzato.

L’autorevole parere di Genesio
Ma la stampa mainstream intervista l’assessore regionale leghista Luigi Genesio Icardi che dichiara trionfante: “È il risultato di quasi due anni di intenso lavoro con i vertici dell’Inail e del ministero, gli investimenti dell’Istituto avvalorano la bontà del nostro piano di edilizia sanitaria e ci consentiranno di procedere con celerità nella realizzazione di nuovi ospedali che sono di vitale importanza per la Sanità piemontese. Abbiamo bisogno di strutture nuove, tecnologiche e con spazi adeguati, capaci di rispondere alle esigenze emergenti. Il patrimonio immobiliare della Sanità è tra i più vetusti d’Italia, c’è l’assoluta necessità di riportarlo al passo con i tempi”.

Siamo alle solite.
Siamo in Italia.
Ma perché, a questo proposito, la Procura della Repubblica non prova ad aprire un bel fascicolo?

 

 

 

Comments are closed.