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Novi provi a tornare normale intitolando una Via al Carabiniere Lupano ucciso dal “Brigante Pollastro” icona di Pci, Psiup e BR

Novi Ligure (Andrea Guenna) – Il bandito novese Sante Pollastri (1899 – 1979) (foto in alto e a sx), che per tutti è sempre stato il “Brigante Pollastro”, assassino e rapinatore, con sulla coscienza la morte violenta di almeno sette carabinieri uccisi da lui, è stato scarcerato – su pressioni del Pci di Palmiro Togliatti quando era sindaco di Novi Carlo Acquistapace (Pci) – dal Presidente della Repubblica ed esponente della Dc Giovanni Gronchi, nel 1959. Per i suoi omicidi il regime fascista l’aveva giustamente condannato all’ergastolo, ma la sinistra, per cui la giustizia è una questione relativa, a “geometria variabile”, al punto che si condannano “a prescindere” i fascisti anche se sono dei galantuomini, e si assolvono “a prescindere” i comunisti e gli anarchici anche se sono dei volgari e miserabili assassini, una sinistra che tiene sotto scacco l’Italia da 75 anni è riuscita a riabilitare perfino il “Brigante Pollastro” come tanti altri: uno per tutti il criminale partigiano comunista Francesco Moranino, responsabile della strage dell’estate del 1944 consumata nel biellese a danno dei partigiani liberali, monarchici e democristiani Emanuele Strasserra, Gennaro Santucci, Ezio Campasso, Mario Francesconi, Giovanni Scimone.

Crimini comunisti
Siccome anche quelli di destra come me non dimenticano – un po’ per quello che gli hanno raccontato i padri e un po’ per quello che hanno provato sulla loro pelle – ricordo che il 9 gennaio 1945 la “Banda Rossa” di Moranino (dx) passò per le armi anche le compagne di due partigiani uccisi nell’estate precedente, Maria Santucci e Maria Francesconi: un uomo bussò di notte alla loro porta, loro aprirono e furono uccise con un colpo alla testa. Come spesso accadde gli assassini comunisti cercarono di far ricadere la responsabilità della morte delle due donne sui fascisti.
Nonostante fosse un volgare assassino, nel dopoguerra iniziò la travolgente carriera politica del brigante comunista Francesco Moranino che diventò segretario della Federazione comunista biellese e valsesiana. Il 2 giugno 1946 fu eletto deputato all’Assemblea Costituente, il 3 febbraio 1947 – nel terzo governo De Gasperi – fu nominato addirittura sottosegretario alla Difesa, il 18 aprile 1948 (prima legislatura) fu eletto deputato nel Fronte Democratico Popolare con 69.452 preferenze (circ. di Torino); il 6-7 giugno 1953 (seconda legislatura), Moranino fu rieletto per il PCI con 52.647 preferenze. Nel 1951 fu addirittura nominato segretario della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica.

Il grande Scelba mise le cose a posto
Ma nel 1955 arrivò un grande politico, un grande ministro dell’interno come Mario Scelba (sx) che – dopo aver ripulito la Polizia dalla presenza di circa 9.000 poliziotti, licenziati in tronco in quanto volgari comunisti in divisa nonché agenti al soldo di Togliatti, che era fin dai tempi della guerra segretario di Stalin – accolse la richiesta dei familiari dei partigiani bianchi massacrati dai comunisti, ordinando approfondite indagini che incastrarono Moranino, accusato dell’eccidio della “Missione Strasserra” e delle due donne.
Finalmente nel febbraio del 1954 Scelba divenne presidente del consiglio e, il 27 gennaio 1955, la Camera dei deputati, con una maggioranza di centrodestra, votò l’autorizzazione a procedere nei confronti di Moranino su richiesta della Procura di Torino.
Iniziò il processo in aula per l’accusa di omicidio plurimo aggravato e continuato e occultamento di cadavere. A seguito di ciò Moranino fuggì (quando le cose si complicano i trinariciuti se la danno a gambe) per la seconda volta in Cecoslovacchia (la centrale operativa delle Brigate Rosse del decennio successivo).

Moranino condannato
Il 22 aprile 1956, il processo, svoltosi in contumacia a Firenze, si concluse con la condanna all’ergastolo per Moranino. Un ergastolo che non fece in quanto il presidente Gronchi (dx) gli concesse la grazia (?). Rientrato in Italia nel 1968 (anno in cui le BR hanno iniziato a fare il bello e il cattivo tempo, e non hanno ancora finito con tutti gli ex brigatisti ai vertici di giornali, enti pubblici e politici, università e, stando alle ultime informazioni, persino infiltrati in magistratura), il 19 maggio, PCI e PSIUP ne annunciarono la candidatura nel collegio senatoriale di Vercelli. Moranino sarà rieletto con 38.446 voti ed entrerà nella Commissione Industria e Commercio del Senato. Morirà tre anni dopo, nel 1971, stroncato da un infarto. Finendo all’Inferno.
Ora, a Novi Ligure, dopo la beatificazione da parte di Pci e Psiup con annessi e connessi del brigante “Pollastro” i liberali – quelli veri e non i discendenti dei gabellieri di Napoleone – tentano di far presente a tutti che Sante Pollastri era un volgare assassino e che sarebbe meglio ricordare le sue vittime che invece facevano solo il loro dovere di Carabinieri al servizio dello Stato.

Cosa aspettano?
Sette anni fa la giunta di Novi diede l’ok all’intitolazione di una strada al maresciallo dei carabinieri Giovanni Lupano, ucciso dal Pollastri. L’episodio è ricordato solo dalla targa posta all’interno della caserma della compagnia carabinieri di Novi, che è dedicata proprio a Lupano, medaglia d’argento al valor militare. Ora, forse e finalmente, una Via cittadina sarà intitolata al Carabiniere ucciso dal criminale novese nel corso di una sparatoria avvenuta a Novi il 29 novembre 1922. Ma non avrà il rilievo e l’evidenza che merita, perché sarà una viuzza che unisce Via Aurelio Ferrando a Via Casteldragone.
Ma perché a un eroe come Lupano non intitolano un Corso di primaria importanza?
Lo vogliono uccidere due volte?
È una vergogna.
Per tutti questi motivi, in attesa di vedere sbattuti in galera per il resto dei loro giorni tutti i brigatisti latitanti, insieme, per quel che ne so, ai fiancheggiatori BR novesi, ovadesi, gaviesi e borberini, mi permetto di gridare con tutto il fiato che ho in corpo: Viva l’Italia Libera, Liberale e Anticomunista!

 

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