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Sono già più di 600 i medici e gli infermieri no-vax del Piemonte

Torino (Sarah Martinenghi de La Repubblica) – Quaranta pagine solo per contenere l’elenco di tutti i nomi: sono oltre 600 i “camici bianchi”, intesi come medici, infermieri e oss che si sono rivolti al Tar citando tutte le Asl del Piemonte contro l’obbligo di vaccinarsi. Chiedono ai giudici di sospendere i provvedimenti con cui le Asl, in base al decreto legge del 1° aprile 2021, numero 44, hanno intimato ai dipendenti di farsi vaccinare, sostenendo che la normativa dello Stato che impone tale obbligo sia in contrasto con la Costituzione e con le leggi europee. Sostengono che le Asl non possano applicare il decreto legge per via di questo contrasto e che, in ogni caso, i vaccini presentino dei rischi e non siano sicuri di portare all’immunità del 100 per cento.

Mossa dopo le lettere delle Asl
Il ricorso arriva dopo che le Asl hanno già inviato agli operatori sanitari che ancora non si sono vaccinati, le lettere in cui impongono l’obbligo a meno che i dipendenti non dimostrino valide ragioni per rifiutarlo. Se non vengono date giustificazioni serie, l’alternativa è il demansionamento, togliendo il dipendente dall’essere in contatto coi pazienti, oppure la sospensione senza stipendio fino al 31 dicembre 2021. “Se una normativa è in contrasto con la Costituzione e con le norme europee, non può essere applicata, cioè è come se non ci fosse”, è in sostanza il ragionamento che si evince dal ricorso arrivato ieri. Ma in ogni caso il fatto che i vaccini presentino dei rischi per la salute comporta, nella loro tesi, di non poterlo imporre, perché illegittimo.

L’interesse della collettività
Le Asl del Piemonte hanno assegnato la loro difesa al professor Vittorio Barosio, tra i massimi esperti in diritto amministrativo, e al suo studio: “Nessuno dice che i vaccini offrano un’immunità al 100 per cento e non abbiano rischi seppur minimi – precisa Barosio –  Ma è un problema di bilanciamento: tutti gli studi epidemiologici dimostrano che i vantaggi dei vaccini sono infinitamente superiori ai rischi, questo non solo nell’interesse dell’individuo che si vaccina, ma anche nell’interesse dell’intera collettività. Dunque qui è l’interesse pubblico che prevale: gli operatori sanitari che non si vaccinano mettono a rischio quei soggetti fragili che proprio loro, per professione, dovrebbero tutelare”. 

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