Press "Enter" to skip to content

A tre anni dalla tragedia del ponte Morandi, ai parenti delle vittime neanche un cent, ai Benetton 56 milioni a morto

di Andrea Guenna – Mentre si attendono ancora i risarcimenti per la tragedia di tre anni fa del crollo del Ponte Morandi che ha causato 43 vittime, non si è pensato di meglio che allestire, oggi, a Genova sul luogo del disastro, la solita stucchevole commemorazione con tanto di musica, allocuzioni accorate e palloncini bianchi in volo. Ma i soldi per i risarcimenti delle vittime non ci sono e a Genova, città notoriamente sensibile alle palanche, la cosa fa ancora più scalpore. Tutto ciò mentre i Benetton, amici delle Sardine e di Oliviero Toscani, padroni del ponte crollato, sono finora gli unici ad averci guadagnato grazie alla vendita di azioni di Autostrade per qualche miliardino, mentre gli altri, i parenti dei morti, sono in fila col cappello in mano per avere qualche spicciolo di risarcimento.
Mi spiego meglio: lo Stato Italiano, cioè noi cittadini, invece di sequestrare le azioni e mandare seduta stante sotto processo i Benetton, quelle azioni gliele hanno comprate a peso d’oro e ai parenti delle vittime non hanno dato neppure un centesimo.
Durissimo il messaggio del presidente del consiglio Mario Draghi ai familiari delle 43 vittime: “A Genova, lo Stato ha tradito la fiducia che i cittadini ripongono nei confronti delle istituzioni. Con il Ponte Morandi sono crollate le fondamenta del vivere civile, che è alla base della nostra comunità. […] Non voglio entrare nel merito della vicenda giudiziaria, che farà il suo corso. Sono anche consapevole che qualsiasi messaggio non può riportare in vita i vostri cari né cancellare il vostro dolore e quello di tutta la città. […] Voglio riaffermare l’impegno del Governo affinché non si verifichino mai più eventi così tragici e dolorosi. […] La realizzazione del Viadotto San Giorgio è un primo passo verso il ripristino di questo legame. Dobbiamo progettare con lungimiranza, costruire con rapidità e attenzione, manutenere con cura”.
Quasi due miliardi e mezzo sono finiti nelle tasche della famiglia Benetton, proprietaria del 30% di Atlantia, per la cessione di Autostrade per l’Italia al consorzio formato da Cassa depositi e prestiti con i fondi Blackstone e Macquarie. Anche se i soldi resteranno alla holding che dovrebbe utilizzare la dote per investimenti o per ridurre il debito. Dopo l’accordo del luglio 2020, l’assemblea degli azionisti della holding con una maggioranza dell’87% ha accettato un’offerta da 7,9 miliardi per l’acquisto dell’88,06% del capitale di Aspi.
L’acquisizione sarà perfezionata da Holding Reti Autostradale, la nuova società di diritto italiano di proprietà di Cdp Equity, Blackstone Infrastructure Partners e dei fondi gestiti da Macquarie Asset Management. Hra e Atlantai hanno sottoscritto un contratto di compravendita per l’acquisizione dell’88,06% di Aspi. E mentre i parenti delle vittime si dicono “preoccupati per la riforma della giustizia”, a tre anni dall’immane tragedia, dalla magistratura italiana nessuno risposta concreta mentre i Benetton hanno messo in tasca, in soldoni, quasi 56 milioni di euro a morto.
Accorato l’intervento di Egle Possetti, presidente del comitato per le vittime che, intervenendo alla cerimonia dell’anniversario del crollo, è tornata a chiedere con forza l’intervento delle istituzioni perché i responsabili di quella “vergogna” paghino per le loro colpe e perché la tragedia non si ripeta mai più: “Chi ha gestito incautamente le nostre infrastrutture oggi dovrebbe essere con le spalle al muro – ha detto Possetti dal palco – dal 14 agosto di tre anni fa il vaso di Pandora si è aperto su un sistema senza dignità e umanità, ma la sensazione è che si tenti di richiudere presto quel vaso, per dimenticare quanto accaduto e creare nuovi vasi di Pandora”.
Gli è che dalle 11:36 del 14 agosto 2018 la ferita non si è ancora rimarginata, e resta la delusione dei familiari delle vittime e le preoccupazioni per la riforma d’una magistratura lenta e strabica, controllata dalla politica, che non è ancora intervenuta sulla vicenda per fare giustizia.
“Tre anni. Tre anni che siete in ogni respiro, in ogni luogo, in ogni tempo. Tre anni che siete in ogni filo d’erba di questo immenso giardino, in ogni angolo di questa grande casa, in ogni palpito dei nostri piccoli cuori”. Questo il toccante ricordo di Valentina Bottaro, sorella di Giovanna, morta col marito Alessandro Robotti e il cane Minnie nel tragico crollo, tutti residenti a Serravalle Scrivia.
Così il bilancio delle vittime alessandrine è di 3, compresa Marta Danisi, infermiera siciliana assunta da pochi mesi all’ospedale di Alessandria.
Un pensiero che, inevitabilmente, unisce la nostra provincia.
Perché anche a noi mandrogni batte un cuore nel petto.

Comments are closed.