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Quando Buzzi Langhi fu espulso dalla Lega di Molinari e accolto in Forza Italia da Fabbio che lo nominò assessore

Alessandria (Andrea Guenna) – È curioso notare come oggi la politica sia volubile, effimera, contraddittoria, mentre dovrebbe essere un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella democrazia liberale e vedono in lei un esempio di coerenza e competenza. Chi scrive ha avuto l’onore di conoscere Giovanni Malagodi, grande liberale einaudiano, maestro di competenza e coerenza. Come Luigi Einaudi, amava ripetere che bisogna fare quello che si sa e sapere quello che si fa. Ma, soprattutto, essere coerenti (la coerenza allora era implicita).
Scrivo queste cose perché a 68 anni suonati, liberale da ben mezzo secolo, non ho ancora capito cos’hanno in testa molti politici di oggi che negano la realtà, si contraddicono continuamente, non sanno quello che fanno e quello che vogliono.
La contraddizione in politica è diventata la regola e a noi poveri cittadini non resta che cambiare canale nella speranza che sia in onda Poirot o il Tenente Colombo.
Anche ad Alessandria le piroette politiche non mancano, e mi ricordo a questo proposito che, durante il drammatico consiglio comunale del 30 dicembre 2011, un consiglio cruciale, importantissimo per le sorti della giunta e del bilancio, l’allora sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio (Forza Italia) aveva bisogno del numero legale per procedere all’approvazione delle correzioni di bilancio richieste dalla Corte dei Conti. Al momento del voto i leghisti abbandonarono l’aula (ammazza che alleati!) insieme alla minoranza, ma Buzzi Langhi no, e rimase per garantire il numero legale per cui si poté procedere all’approvazione degli emendamenti richiesti. Infatti, dopo l’incontro del sindaco Fabbio e dell’assessore Vandone col prefetto, toccava proprio al consiglio comunale dire la sua in quanto la Sezione di Controllo della Corte dei Conti con una prima lettera di osservazione contenuta nella delibera 115/2011 diramata il 26 settembre 2011 (cui ne sarebbe seguita un’altra a novembre), chiedeva di riapprovare il rendiconto del 2009 e del 2010 con le correzioni del caso e riadottare la previsione del bilancio 2011. Il consiglio comunale riusciva a sciogliere in extremis, ancorché nei tempi previsti, tutti i nodi evidenziati dalla Corte dei Conti la quale dovette prendere atto, non senza sorpresa, che le modifiche richieste erano state apportate e motivate correttamente.
Il “tradimento” di Buzzi Langhi non era ovviamente piaciuto alla federazione provinciale della Lega Nord che provvedeva ad espellerlo dal partito. Dopo la riunione del direttivo di lunedì 16 gennaio 2012 il Carroccio mandrogno diramava un comunicato stampa in cui si leggeva: “Il Direttivo provinciale della Lega Nord (cioè Molinari, n.d.a.), in data 16 gennaio 2012, visti i ripetuti comportamenti in palese violazione delle direttive impartite dalla Segreteria di Alessandria e dal Direttivo Provinciale, ha proceduto con il formalizzare l’espulsione di Davide Buzzi Langhi dal Movimento”. Il 9 gennaio Fabbio aveva presentato il nuovo assessore a Commercio, Cultura e Turismo Davide Buzzi Langhi, appena cacciato dalla Lega. La delega alla Cultura gli era ceduta dal vicesindaco Paolo Bonadeo che prendeva quella degli Affari Generali lasciata da Vandone. Questo rimpasto scatenava l’ira furibonda del Carroccio che, dopo il comunicato stampa col quale si rendeva nota l’espulsione di Buzzi Langhi, mercoledì 18 gennaio 2012, tramite il capogruppo in consiglio comunale Roberto Sarti dichiarava alla stampa: “La nostra linea è sempre stata chiara ed evidente, nel senso che a partire dai bilanci abbiamo sempre tenuto una posizione di coerenza: la non partecipazione al voto se non c’era il parere favorevole di tutti i revisori. Se poi qualcuno della Lega, come è stato fatto nell’ultimo consiglio Comunale, prende una decisione del tutto personale e in contrasto totale con le direttive del partito, questa persona è fuori dal partito”.
Oggi il sindaco leghista continua a tenersi come vicesindaco Buzzi Langhi che ha fatto fuori Fabbio prendendo il suo posto – grazie all’immortale Fernandel – di commissario cittadino.
Sic transit gloria mundi.

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