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Covid: ora ci dicono che il vaccino non è sicuro al 100%

Roma (Lorenzo Mancini) – Riprendiamo un interessante articolo di Nicolò Caratelli su La Stampa di oggi e cerchiamo di capire dove, a proposito del Covid-19, sta la verità. Le opinioni sono molte, le posizioni altrettante, coi favorevoli a vaccino e green pass da una parte, e quelli per la terapia gratuita dall’altra. Il dibattito si rinnova perché con la variante Delta si accorcia la protezione immunitaria garantita dai vaccini, come suggerisce l’aumento di positivi tra gli operatori sanitari. In proposito il portavoce del Cts Silvio Brusaferro (nella foto) dice: “Sulla durata effettiva della protezione (del vaccino; n.d.r.) sono in corso studi e valutazioni. Del resto, disponiamo dei vaccini solo da nove mesi. Dobbiamo seguire bene l’andamento della copertura e aspettare dati più consistenti. In ogni caso c’è grande attenzione per la condizione degli operatori sanitari, in ragione del lavoro che fanno: se è vero che quasi mai si ammalano seriamente, contagiandosi rischiano però di far circolare il virus negli ospedali”.
E sulla terza dose: “La cosiddetta terza dose, al momento, è uno strumento per mantenere elevata la protezione immunitaria delle persone più fragili. In questa fase stiamo ancora valutando se, quando e a chi fare un’ulteriore iniezione. Il tema, comunque, non è una terza dose a pioggia. È un’ipotesi, che potrebbe svilupparsi con percorsi differenziati, in funzione del rischio individuale e della competenza immunitaria delle persone”.
Ma il problema, ora che è suonato il campanello, è la situazione nelle scuole. A questo proposito Brusaferro ci sorprende perché dice: “È importante riuscire a mantenere la didattica in presenza e, in quest’ottica, è incoraggiante l’adesione molto positiva dei giovani alla campagna vaccinale”.
E quando risponde al cronista che gli chiede se, data la situazione ancora incerta, l’idea di far togliere la mascherina nelle classi in cui sono tutti vaccinati è azzardata, risponde: “Quello è lo scenario di arrivo. Con un numero sempre più alto di persone immunizzate, si cercherà di ridurre le misure di sicurezza e le barriere. Oggi non siamo ancora in questa condizione: l’orizzonte di riferimento è una situazione di controllo del virus, con il quale dobbiamo imparare a convivere”.
Da questa intervista emergono chiari due aspetti.
Primo è che non siamo in sicurezza nonostante i vaccini; secondo è che dovremmo abituarci a vivere per sempre col virus.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché non curarsi a casa con Idrossiclorochina, Zitromax e cortisone, guarire e diventare immuni, invece di vaccinarsi, se il vaccino non garantisce la totale sicurezza?
Cui prodest?

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