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Per Gestione Ambiente Spa, Novi, Tortona e Voghera pronte a violare la legge per nominare Daniele Calore presidente

Alessandria (Max Corradi) – Il dado è tratto, per cui le tre aziende dei rifiuti di Novi Ligure (Acos partecipata al 100% dal Comune), Tortona (Asmt) e Voghera (Asm) si sarebbero accordate per l’elezione del nuovo presidente. È un leghista di Napoli, che ultimamente ha indossato varie casacche, per cui oggi ha messo d’accordo tutti. Costui dovrebbe raddrizzare una baracca – Gestione Rifiuti – che fa acqua da tutte le parti. A questo proposito il sindaco di Novi Gian Paolo Cabella, comunista d’antan ma negli ultimi anni leghista (la Lega fa su di tutto), è entrato in polemica con Paolo Selmi, amministratore unico di Gestione Ambiente (Novi e Tortona), pubblicando molti post sui social a proposito del fatto che la raccolta rifiuti a Novi fa schifo, pubblicando una foto della rumenta accatastata in centro città che noi ripubblichiamo. Nella vicenda s’è inserita Asm Voghera (?) a dar manforte al leghista di Napoli. Si tratta di Daniele Calore (nella foto), 39 anni di Tortona, già disk jockey, poi immobiliarista, poi consigliere comunale nel 2004 (60 preferenze) per l’UDC di Casini. Dopo cinque anni passa in Forza Italia e fa l’assessore all’ambiente nella giunta Berutti. Passano altri cinque anni e nel 2014 si candida con Forza Italia senza essere confermato. Non molla e dopo altri cinque anni, nel 2019 entra nella Lega ed è eletto in consiglio comunale diventando addirittura capogruppo del Carroccio. Da due anni Calore chiede al sindaco Chiodi la poltrona di presidente di Gestione Ambiente, forte dell’appoggio della sinistra di Novi e Tortona, ma anche dei folcloristici ambienti della Lega di Voghera. L’accordo sarebbe già stato fatto alla faccia di Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) che sancisce l’ineleggibilità di Calore per abuso d’ufficio nel rispetto dell’articolo 323 del Codice Penale: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità”.
A questo punto è del tutto evidente che la norma sia diretta a tutelare il buon andamento della pubblica amministrazione, cui si accompagna l’esigenza di tutelare il privato dalle prevaricazioni dell’autorità dato che non si tratta solo del buon andamento della P.A., ma anche del patrimonio dei cittadini danneggiati dall’abuso del funzionario pubblico. Il reato richiede il dolo generico, connotato dalla intenzionalità, la quale determina l’impossibilità di configurare il delitto nei casi di mero dolo eventuale. E l’intenzionalità è dimostrata dal fatto che, nella fattispecie, i tre Comuni interessati, ignorano bellamente il parere di Anac pubblicato nell’ottobre del 2020 (che riportiamo sotto), soprattutto laddove si legge alla fine che “si ritiene che l’incarico di Presidente della società Gestione Ambiente Spa […] non possa essere conferito per un anno dalla cessazione dell’incarico politico”.
Ed è per questo motivo che Daniele Calore avrebbe dovuto dimettersi da consigliere comunale un anno fa, ma non l’ha fatto.
E noi rispondiamo proprio come si fa Napoli: “Accà nisciuno è fesso”!

 

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