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Lino Banfi, Dostoevskij, Bukowski e Gigi Proietti. Arte ludica: la simbologia letteraria e visiva dei casinò e delle scommesse

Arte e gioco sono legati da un connubio strettissimo, sempre più spesso lo stesso processo creativo è stato per gli artisti come una partita a carte e sin dagli albori dell’esistenza umana l’arte si è rivelata come una scommessa con (o contro) la storia. La trama si infittisce se si prendono in considerazione la letteratura e il cinema perché sono tantissimi i film e i romanzi ispirati al mondo delle scommesse e dei casino, dai grandi classici alle opere moderne fino alle ultime uscite.

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Tutti al casinò con Lino Banfi e Gerry Calà

Al Bar dello Sport è un film degli anni ’80 che mette insieme la simbologia ludica del Totocalcio e dei casinò, quello di Montecarlo per la precisione. Nella pellicola c’è una descrizione dettagliata e fedele della società di quegli anni, Lino, emigrato al nord, cerca di fare fortuna e vince al Totocalcio (seguendo i consigli di Jerry Calà, Parola) ma si ritrova inevitabilmente coinvolto in situazioni grottesche da cui deriva un “divertimento comico” quasi pirandelliano. Questa pellicola è molto di più che una simbologia della scommessa applicata al mondo dei casinò.

La Bibbia dei giocatori è stata firmata da Dostoevskij nel 1866

Questo romanzo esce più di duecento anni dopo l’apertura del primo casinò a Venezia. Il Giocatore è un’opera che gioca con la stessa scommessa, infatti l’autore ha scritto questo libro in circa 4 settimane. Il motivo? Aveva scommesso con l’editore i diritti dello stesso romanzo, i proventi servivano a Dostoevskij per pagare i debiti di gioco accumulati.

Già le condizioni ambientali in cui è nato Il Giocatore rappresentano una tautologia nichilista in cui “il gioco si prende gioco della scommessa”, se poi si analizza anche la descrizione fedele fatta dall’autore delle tipologie di giocatori che affollavano le sale da gioco a quel tempo, il mix non può che essere un autentico capolavoro, pietra miliare del genere.

Nonostante le premesse, c’è qualche incongruenza nei particolari della trama: titoli nobiliari che mutano all’improvviso, fredde albe che si trasformano in calde mattinate o piovosi pomeriggi, somme di denaro che cambiano a seconda dei fattori casuali. A parte questo, a Roulettenburg i nobili altezzosi, i ricchi gentlemen, i manipolatori, i giocatori politicamente scorretti ne combinano di cotte e di crude insieme al protagonista e la trama s’infittisce.

Charles Bukowski: uno scommettitore diventato scrittore e primo brand letterario

Quando si parla di Charles Bukowski l’immagine cade subito sugli ippodromi californiani, il Super Bowl e gli incontri di pugilato, tutte discipline che il “vecchio sporcaccione” amava scommettere. In questo caso stiamo parlando probabilmente del primo vero brand letterario vivente fino al 1994, dietro la sua vita si nasconde tutta la sua letteratura e in questa c’è anche una buona (piccola) parte della sua vita, geneticamente modificata.

Ogni racconto, poesia, romanzo è denso di scommesse con l’amore, colorato di scampagnate all’ippodromo che si rivelano grandi sconfitte o stupende vincite, condito da un linguaggio simbolico che offre un gioco esistenzialista e grottesco, dove il comico mette sempre lo sgambetto al pessimismo ed è proprio il caso di dirlo: nella letteratura di Bokowski mancano solo i casinò. Nel senso che non è un ambiente che viene particolarmente approfondito dalla letteratura bukowskiana ma non mancano gli episodi di puro delirio e paura nelle sale da gioco.

Febbre da Cavallo: la mandrakata per procurarsi il denaro da scommettere

Il film di Steno degli anni ’70 è considerato un cult per tutti gli scommettitori. Gigi Proietti ed Enrico Montesano offrono uno spaccato quotidiano della vita dei giocatori di cavalli, conosciuti anche come “cavallari”. Ogni tic, modo di vivere e di comunicare, di agire e di pensare, viene analizzato nel dettaglio da un regista meticoloso come Steno, inventa persino neologismi come “la Mandrakata” un linguaggio in codice che finirà nel vocabolario degli ippodromi italiani e non solo.

Il significato è molto semplice, trattasi di “ingegnoso marchingegno” attraverso cui uno o più giocatori in bolletta (senza denaro e probabilmente con i debiti) riescono a procurarsi del denaro mettendo in pratica piccole e innocenti truffe: mandrakate.

Come in tutte le buone storie, anche in questo caso la situazione sfuggirà di mano ai protagonisti: Mandrake (Proietti) e Pomata (Montesano). La trama si complica quando l’amorevole compagna di Mandrake subentra consigliando una tris milionaria: King, Soldatino e D’Artagnan. In questa pellicola ci sono tutti gli ingredienti che descrivono minuziosamente non solo i cavallari ma tutto l’universo delle scommesse con le sue costellazioni, stelle e pianeti.

La simbologia ludica e i suoi re

Lino Banfi, Dostoevskij, Bukowski e Gigi Proietti sono entrati a pieno titolo fra i re delle scommesse e gli imperatori dei casinò ma soprattutto hanno contribuito culturalmente a creare il mondo ludico e migliorare la cultura tradizionale della sua simbologia, in un universo che esiste da oltre 4000 anni.

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