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Covid: la verità è che oltre il 30% dei ricoverati in terapia intensiva sono vaccinati

di Andrea Guenna – Chi stavolta non s’è vaccinato di solito non è un No-Vax, ma la sua scelta è dovuta al fatto che quello contro il Covid19 non è ritenuto un vaccino. Chi scrive si è sottoposto a valanghe di vaccini veri, quando era bambino negli anni sessanta, e da militare. Non ha fatto quelli contro le malattie infantili come la Varicella, la Rosolia, la Scarlattina e il Morbillo perché s’è curato, è guarito ed è immune fin che campa. Diciamo che chi scrive non è assolutamente un No-Vax ma un No-Covid-Vax, fatto che non costituisce reato in quanto la Costituzione Italiana garantisce ancora la libertà personale che per un liberale incallito e giacobino come me non è poco.
Come mi è stato insegnato fin da ragazzo, quando ho iniziato a fare il cronista, bisogna documentarsi prima di scrivere, e questo ho fatto.
So, per esempio, che stiamo parlando di un virus non vaccinabile poiché non dà immunità permanente. Il Covid19 è un Coronavirus e appartiene alla stessa famiglia del raffreddore: chi guarisce dal raffreddore si ammalerà ancora di raffreddore, esattamente come succede per il Covid.
Non basta, perché il Covid è un virus che muta molto facilmente per cui abbiamo già decine di Covid diversi, oltre alla nota variante Omicron.
Se qualsiasi vaccino non può funzionare, per fortuna esistono terapie efficaci come quella utilizzata dal professor Giuseppe De Donno, il medico di Mantova noto per aver curato molti pazienti gravi, affetti da Covid, grazie al plasma iperimmune, ovvero il sangue ricco di anticorpi dei guariti dal coronavirus. De Donno è stato trovato morto stecchito il 27 luglio scorso, appeso a un trave della cantina.
Ci si è appeso lui o l’hanno appeso? Sappiamo solo che aveva abbandonato da poco l’ospedale di Mantova ed era tornato a fare il medico di base.
Le terapie sono molte, come quella che utilizza l’Idrossiclorochina, l’antibiotico e il cortisone. Anche terapie a base di Paracetamolo. In alternativa, se possibile, possono essere utilizzati anche farmaci anti-infiammatori non steroidei, come l’Aspirina o l’Ibuprofene, mentre il Remdesivir è utile nelle fasi iniziali della malattia, poi l’Eparina fondamentale per arginare il meccanismo coagulativo innescato dal virus. Per i casi più gravi c’è il Tocilizumab e l’Anakinra.
Per il fatto che il Covid19 è una malattia essenzialmente infiammatoria, nella prima fase, insieme ai farmaci antivirali come gli anticorpi monoclonali o il Remdesivir, si devono somministrare anche gli antinfiammatori.
Ma come si fa a sapere che si è contagiati dal Covid?
In prima battuta occorre controllare il parametro della saturazione dell’ossigeno nel sangue che può essere registrata con un saturimetro acquistabile in farmacia a trenta euro. La soglia sotto la quale non bisogna scendere è il 92%. Poi viene il tampone.
Se ci si accorge che qualcosa non va bisogna chiamare subito il medico di famiglia per una diagnosi e, se del caso, farsi prescrivere la cura. Altro che “Vigile attesa” come consigliava Speranza. La tempestività è indispensabile. Un po’ come quando ci si ferisce con un ferro arrugginito: la vigile attesa porta al Tetano mentre l’intervento immediato salva la vita.
Il quadro clinico per capire se s’è beccato il Covid è: ossigenazione <92%, febbre >38° e tampone positivo.
Se non altro il Covid19 ha dimostrato ancora una volta che la medicina territoriale può fare la differenza. Lottiamo per potenziare quella, prima di ogni altra cosa. Ma soprattutto senza terrorizzare la gente con dati manipolati e resi pubblici dagli stessi enti pubblico-amministrativi come le Regioni. Un’autentica vergogna.
Scrivo ciò perché i bollettini di tutta Italia nascondono abilmente, tra i mille dati e i mille grafici, che oltre il 30% dei ricoverati per Covid19 finiti in terapia intensiva sono vaccinati, dato confermato da molti “addetti ai lavori” come la dottoressa Annamaria Cattelan, primario di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova dove risulta, per esempio, che il 40% di chi è ricoverato in terapia intensiva ha ricevuto la doppia dose di vaccino. “Poi c’è un 40% di malati, in gran parte anziani e con co-morbilità che ha fatto il ciclo completo anti Covid – spiega la dottoressa Cattelan – ma non ha ottenuto la risposta immunitaria desiderata. Siamo tra due fuochi: dobbiamo gestire dal punto di vista clinico, comportamentale e psicologico da una parte chi ha rifiutato il vaccino, dall’altra i delusi del Servizio sanitario nazionale al quale si sono affidati seguendone ciecamente le raccomandazioni ma finendo ugualmente in ospedale”.
Nel tentativo di dimenticare il vergognoso comunicato stampa di venerdì della Regione Piemonte, nell’aggiornamento nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità relativo al monitoraggio dei dati Covid del 1° dicembre 2021, si conferma il trend della scorsa settimana ma spariscono le percentuali sul totale rispetto a ciascuna categoria (ma va?) al fine di rendere meno immediata la comprensione dei dati.
La verità è che si ammalano, vanno in ospedale e muoiono sempre più vaccinati.
Se è vero che al crescere dei vaccinati cresce anche la loro incidenza sul totale, questa crescita sembra più che proporzionale rispetto alla crescita dei vaccinati per cui, negli ultimi 30 giorni, in Italia, sono stati notificati 75.512 casi di non vaccinati infetti pari al 36% del totale (era il 37,7% la scorsa settimana) e 134.075 casi di vaccinati infetti pari al 64% (era il 62,3%).
Inoltre si registra un netto sorpasso dei vaccinati nei casi di ospedalizzazione: 4.062 vaccinati pari al 52,2% (era il 50,9% la scorsa settimana) e 3.733 non vaccinati pari al 47,9% (era il 49,1%). In poche parole significa che le corsie degli ospedali sono piene più di vaccinati che di non vaccinati!
Il trend si conferma anche per i decessi il cui totale degli ultimi 30 giorni è composto da 712 vaccinati pari al 58% del totale (era il 56%) e da 515 non vaccinati pari al 42% (era il 44% la scorsa settimana).
Infine, in terapia intensiva finisce il 35,6% di vaccinati a fronte del 64,4% di non vaccinati.
Per la precisione.

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