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Giornali cartacei in picchiata, le vendite vanno sempre peggio

Milano (Sergio Carli) – Scrivere delle vendite in edicola dei giornali quotidiani in Italia è diventato di una tragica monotonia. Il mese di ottobre conferma il trend. Dopo un settembre davvero nero, con un calo del mercato del 13%, ottobre segna un altro meno 12%. In cifre assolute, sono 183.000 copie medie vendute in meno in edicola rispetto all’ottobre 2020. In settembre erano state – 190.000. Il mercato complessivo ora è ridotto a meno di 1,5 milioni di copie, il doppio di quello che faceva da solo Corsera 30 anni fa. Considerato che solo una parte dei lettori il giornale lo compra tutti i giorni, la perdita di lettori è ancora più ampia. Insomma: un disastro.

Calo vendite giornali, come fare?
Per tenere in piedi il settore e farlo sopravvivere, in attesa che il passaggio dalla carta al digitale porti risultati accettabili sul piano economico, ci vuole un sostegno che le singole aziende, tutte in perdita più o meno rilevante, non sono in grado di trovare. Può farlo solo lo Stato. I giornali e i giornalisti stanno sull’anima un po’ a tutti, i politici di tutti i colori li vorrebbero chiusi. Il fenomeno è mondiale e non riguarda solo l’Italia o i Paesi a democrazia limitata. L’ipocrisia della sinistra americana impersonata da Joe Biden, che esalta la libertà di stampa e si accanisce col più coraggioso reporter del mondo, Julian Assange, ne è la conferma.
In Italia viviamo un momento speciale, di un primo ministro, Mario Draghi, che ha la forza di giostrare i partiti e fare quello che crede giusto, senza condizionamenti. I partiti odiano i giornali. Pensate a cosa hanno detto Massimo D’Alema e Beppe Grillo, l’odiatore primordiale. Gli stessi giornalisti hanno dimostrato di che pasta sono fatti: per rompere le scatole a Berlusconi ci fu chi arrivò a scendere in piazza col post-it sulla bocca. Caduto Berlusconi, la sinistra al governo provò a fare di peggio e tutti si girarono dall’altra parte. Solo Luigi Zanda, uomo di giornali prima che di partito, sventò l’infame manovra.

Ma così non si andrà lontano

Non è solo il caso di chiedersi quando smetterà di girare l’ultima rotativa ma di chiedersi quando un sistema di informazione come lo conosciamo oggi si spegnerà. Resteranno i comunicati ufficiali e i blog, a stelle ma anche a strisce. Nessuno è contento di come gira il mondo dei giornali oggi. Ma il poco è meglio di niente. Parlare di democrazia è parlare a vuoto, se nulla si fa per impedire che venga meno il dna stesso della democrazia, la libera informazione. Quanto la sinistra e il Pd tengano alla libera stampa lo dimostrano le vicende del sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio per l’informazione.

C’era un veneziano post comunista di buona volontà e grande impegno, se non altro si sforzava di capire. Lo hanno sostituito con un berlusconiano di Lucania, gran brava persona, ma che si occupa di politica internazionale. E infatti nessuno lo ha mai sentito. Mentre il settore va alla deriva. Solo Draghi può salvare il sistema dell’informazione in Italia, disponendo le risorse e il percorso per traghettarlo dalla carta alle varie forme in cui oggi si è mutato. Il conto alla rovescia è cominciato.

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