Press "Enter" to skip to content

Uccise il marito per le troppe violenze: a processo il 10 gennaio prossimo

Alessandria – A sei mesi dai fatti, il 10 gennaio 2022, in Corte d’Assise, la 60enne Agostina Barbieri andrà a processo per l’omicidio del marito Luciano Giacobone (nella foto a lato), di 64, avvenuto domenica 11 luglio 2021 nella loro casa di Borghetto di Borbera. Drammatico epilogo – come ricostruito dalla donna stessa in caserma, nella notte tra la domenica e il lunedì – di una vita di maltrattamenti e di abusi, coinvolgendo anche il figlio 29enne e la madre di lei. Un inferno diventato ancora più insopportabile negli ultimi 3 mesi. L’11 luglio, dopo una furiosa lite, gli strinse lacci da scarpe attorno al collo, dopo averlo sedato con alcune gocce di un farmaco. Chiamò poi i carabinieri. Lei, vittima per troppi anni, aveva scelto di sopravvivere prima che fosse l’aguzzino a toglierle la vita. La Procura ha chiesto il giudizio immediato e contesta le aggravanti del rapporto col coniuge e dell’uso di sostanze venefiche o comunque insidiose, ma non la premeditazione. A difendere Agostina Barbieri gli avvocati Silvia Nativi (anche referente Centro antiviolenza Me.Dea della provincia) e Lorenzo Repetti. Della complessa situazione familiare si sarebbe saputo in paese, sia pure non con la reale gravità, così come della volontà della donna di trovare qualcuno che, occupandosene di professione, potesse dare una mano a lei e al figlio. Lei era finita in carcere. Dopo il delitto  aveva chiamato i carabinieri e si era costituita. Nel corso dell’interrogatorio alla presenza del magistrato aveva detto di aver agito in preda alla disperazione stanca dei continui maltrattamenti nei confronti suoi e del figlio. Lui era un camionista da poco tempo in pensione. Quella domenica maledetta i coniugi – 60 anni lei, 64 lui -, erano arrivati all’ennesimo violento litigio tanto che l’uomo era ricorso alle cure del pronto soccorso. Medicato, era stato dimesso poco dopo ma al suo rientro nell’abitazione, verso sera, la lite è proseguita. Poi la tragedia. Marito e moglie sono stati descritti, nel piccolo paese della Val Lemme, come persone molto gentili e grandi lavoratori. Mai nessuno, quindi, avrebbe potuto immaginare una tragedia simile. La donna, in casa insieme al figlio, ha confermato ai Carabinieri intervenuti di aver ucciso il marito dopo averlo sedato con dei tranquillanti, una versione poi confermata durante la notte nella Caserma di Novi durante l’interrogatorio davanti al PM Alessandria. Il marito, dopo il periodo pasquale, aveva iniziato ad avere rapporti molti tesi con la moglie (già dipendente di un’azienda di prodotti per la casa di Borghetto Borbera, da poco in pensione) e il figlio di 29 anni, operaio in un’azienda edile di Acqui Terme, tanto da arrivare a picchiarli ripetutamente. Il giovane, nelle ultime settimane, aveva anche intimato al padre di andarsene da casa altrimenti l’avrebbe denunciato ma l’uomo era rimasto. La moglie stava cercando anche l’aiuto di uno specialista che potesse risolvere le sue sofferenze ma soprattutto le tensioni del marito. In seguito si è venuto a sapere che le violenze, oltre che alla moglie e al figlio, erano rivolte anche contro la suocera della vittima.

 

Comments are closed.