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Suicidio Burzi, avvocati contro Saluzzo ed è scontro aperto coi magistrati: domani i funerali

Torino – Domani, giovedì 30 dicembre alle 12.30 nella chiesa di San Filippo Neri in via Maria Vittoria, ci sarà il funerale di Angelo Burzi (nella foto), l’ex consigliere regionale e tra i fondatori di Forza Italia in Piemonte, che si è sparato la notte di Natale, chiuso nel bagno del proprio appartamento in piazza Castello, nel centro di Torino. Prima di compiere l’insano gesto, Burzi ha scritto tre lettere: una alla moglie, una alle figlie e una agli amici del mondo politico, per descrivere il profondo malessere causato dal processo e dalla condanna subita per la “Rimborsopoli” piemontese. Poi ha chiamato i carabinieri, annunciando quello che stava per compiere e chiedendo che informassero la moglie. Infine si è sparato un colpo alla tempia con una pistola regolarmente detenuta.
Due settimane prima l’ex assessore regionale, a lungo protagonista della politica del centrodestra piemontese, era stato condannato a tre anni dalla Corte d’Appello di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri regionali tra il 2011 e il 2014, durante l’amministrazione Cota.
Burzi — che aveva patteggiato un’altra pena per la Rimborsopoli bis legata alla precedente legislatura — si considerava “vittima di accanimento giudiziario”. Parole che non sono piaciute al procuratore generale Francesco Saluzzo (a lato) che in una lettera ha bollato l’affermazione come destabilizzante, irricevibile e ampiamente contraddetta dal fatto che indagini e processi hanno riguardato esponenti di differenti versanti.
Immediata la replica da parte degli  avvocati della Camera Penale che senza mezzi termini hanno respinto al mittente ciò che Saluzzo aveva detto su Burzi: “La magistratura giudicante ha già parlato coi suoi provvedimenti – si legge nel comunicato degli avvocati torinesi – i magistrati requirenti dovrebbero invece limitarsi a valutare la bontà di eventuali notizie di reato anziché intervenire pubblicamente in una vicenda come questa, segnata dall’immane sofferenza di un uomo sottoposto a un processo troppo lungo per essere considerato giusto, evocando addirittura il vilipendio dell’ordine giudiziario”.

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