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Ora le bollette più care d’Europa le facciamo pagare ai “Compagni” che hanno cancellato il nucleare col referendum del 1987

di Andrea Guenna – Devo riconoscere che, ancora una volta, la Sinistra ha dimostrato di essere un camaleonte straordinario. Prima promuove e vince un referendum per abolire l’energia nucleare in Italia, mentre oggi si inventa il nucleare buono (il che è una balla colossale perché il nucleare è sostanzialmente sempre lo stesso da settant’anni a questa parte) e fa sapere (contrordine compagni!) che è meglio tornare all’energia inventata proprio da noi italiani grazie ai cinque di Via Panisperna, con Enrico Fermi, Ettore Majorana, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo e Franco Rasetti, Ma la storia insegna che proprio i comunisti, oggi nascosti nel Pd, urlavano a noi liberali che, essendo dei nuclearisti, per loro non eravamo altro che degli sporchi piduistimassofascioliberisti che volevano avvelenare gli italiani col nucleare per motivi economico finanziari. Naturalmente in tutte le nazioni del mondo il nucleare ha continuato a esistere, anzi, è aumentato, ma qui da noi, che ci crediamo più furbi di tutti, sono state chiuse, a rate, le poche centrali esistenti: a Latina, Caorso e a Trino Vercellese, mentre tutti gli altri continuano a costruirne, come la Francia che ne ha addirittura 58 in piena attività.
Lasciamo perdere le amenità per cui quello di Chernobyl è stato un disastro nucleare, come quello di Fukushima, dimenticando che i due eventi sono dovuti, il primo al fatto che i responsabili della centrale erano evidentemente ubriachi fradici, fatto abbastanza frequente in Russia grazie a un retaggio comunista devastante, e il secondo a uno tsunami, per cui se invece della centrale atomica vi fosse stata una qualsiasi centrale termoelettrica o simili, ci sarebbero state altre migliaia di morti solo per i rottami che avrebbero vagato fuori controllo per la città facendo danni dappertutto.
Gli è che in Italia, noi che ci crediamo i più furbi, l’8 e 9 novembre 1987 col primo referendum abbiamo detto di no al nucleare. Una decisione devastante e assurda, presa proprio nella Patria di Enrico Fermi, il primo a innescare nel 1942, una reazione nucleare a catena controllata. Fa niente: la maggioranza dei cittadini che andò alle urne 35 anni fa votò per il “Sì”, abrogando una serie di norme e orientando le successive scelte in ambito energetico in direzione contraria all’uso del nucleare. Fu un regalo all’Urss e alla Mafia che sulle energie alternative, soprattutto sull’Eolico, sta facendo un sacco di soldi.
Come al solito la politica italiana si accorge solo oggi che una programmazione seria in campo energetico non è mai stata fatta per cui, prima o poi, i nodi vengono al pettine.
Risultato è che, oltre alla fuga delle aziende straniere come l’Alcoa scappata a gambe levate da Portovesime in Sardegna nel 2014 a causa dei costi dell’energia che Italia sono del 30% superiori a quelli degli altri Paesi europei, di investimenti qui da noi non se ne vedono punto, con l’Ilva che, proprio a causa dei costi per l’energia, se le cose non cambiano, chiuderà per sempre.
Stessa solfa perfino per la casalinga “Signora Pina di Voghera” che dal 1° gennaio deve fare i conti con bollette più care mediamente del 50%. Per la precisione, le bollette della luce costeranno il 55% in più e quelle del gas aumenteranno del 41,8%. Si tratta di aumenti sui quali non pesano solo i consumi reali delle famiglie, ma tutta una serie di altri servizi, che vanno dalla gestione del contatore, al trasposto di energia, agli oneri di sistema: ogni cittadino, leggendo con attenzione le proprie bollette, può infatti verificare in prima persona che solo il 59% circa della spesa è riferito alla fornitura energetica, mentre le altre voci di spesa riguardano, per il 17,5% il trasporto e la gestione del contatore, per il 12,6% le imposte (tra cui l’Iva, pari al 10% per le utenze domestiche e al 22% per quelle non domestiche) e per il 10,7% per gli oneri di sistema, vale a dire per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale.
Dopo il danno la beffa, poiché in quegli aumenti sono compresi i costi dello smaltimento dei rifiuti radioattivi di Trino Vercellese.
Insomma, un disastro, anche perché l’Italia sopravvive grazie alla fitta rete di piccole e medie aziende che ora devono fare i conti con gli aumenti dei prezzi di energia e materie prime, e ciò peserà sulla ripresa industriale e sulla gestione del lavoro. Dall’industria al commercio, dalla ristorazione alla capacità di spesa delle famiglie, la scure degli aumenti ha pesanti ricadute in tutti i settori.
La situazione è difficile: già da mesi colpisce le imprese e sta diventando insostenibile.
Il costo elevato dell’energia colpisce anche il commercio e il terziario, piccole e medie imprese di tutti i settori. Secondo gli studi di Confcommercio, le bollette dei cittadini italiani passeranno da una media di 1.320 euro per energia elettrica e gas a 1.950, e ciò costringerà a rinunciare a spese non indispensabili con una pesante ricaduta sul commercio.
Non resta che andare a casa dei “Compagni” che hanno causato tutto ciò e chiedere che paghino loro.
Della serie: chi rompe paga.
Ma loro, i “Sinistri” scassano sempre i maroni e non pagano mai perché la colpa è sempre degli altri.

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