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L’ampliamento del porto di Genova favorisce la logistica alessandrina e del Basso Piemonte

Genova – A proposito del progetto di ampliamento e ristrutturazione del Porto di Genova, mentre il Ministero della Transizione ecologica chiede dati, documenti e analisi per integrare e approfondire la documentazione ricevuta, la commissione tecnica “Via” (Verifica impatto ambientale) ha stampato un documento di 13 pagine col quale si chiede “di prevedere le azioni di mitigazione, in fase di esercizio, dell’impatto sulla congestione del traffico urbano generato dalla movimentazione di crescenti volumi di container in un contesto fortemente critico, chiarendo la gestione dei flussi che dovranno avvenire prioritariamente su rotaia e le intersezioni con il nodo ferroviario di Genova, le linee di valico, le linee costiere e linee porto di Sampierdarena”. Nel frattempo l’iter è andato avanti in forza dell’avviso pubblicato dal commissario straordinario Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, atta a raccogliere le proposte di operatori economici interessati a partecipare alla procedura negoziata per affidare la progettazione definitiva ed esecutiva della nuova diga per un valore economico di 900 milioni di euro. Il termine per presentare le proposte si è chiuso lo scorso 30 dicembre e pochi giorni prima si erano chiusi anche i termini del bando pubblicato per scegliere gli operatori interessati ad avere l’affidamento del servizio di verifica del progetto definitivo ed esecutivo della nuova opera. Ora si vedrà se le richieste del ministero avranno effetti su queste gare. Dagli uffici del commissario Signorini assicurano che non ci saranno impatti significativi in quanto le richieste di integrazioni sono state tutte già prese in carico dal commissario per la diga. Proprio domani i primi a discutere di quel documento che punta a ridisegnare lo scalo, dovrebbero essere i terminalisti genovesi, forse già domani. Sarà Beniamino Maltese, l’uomo del porto della Confindustria guidata da Umberto Risso, a gestire la discussione nella sezione dei padroni delle banchine. Non sarà l’unico passaggio formale del position paper che gli industriali genovesi stanno ancora preparando. Il documento però comincia già ad avere alcuni punti fermi. C’è la difesa delle riparazioni navali e il sostegno al piano di ampliamento che è destinato a rilanciare e potenziare i bacini con nuovi riempimenti per migliorare l’efficienza di quei moli e nel contempo aprire alla città un pezzo di Calata Gadda. Gli industriali da tempo chiedono anche di rivedere bene l’impatto del progetto della nuova diga sul comparto e su questo i tecnici starebbero già lavorando. Gli industriali propongono a Signorini di realizzare un allungamento verso Ponente della diga. Un nuovo muro di alcune centinaia di metri per migliorare l’accessibilità al terminal. Il documento è ancora in forma di bozza e al momento è utilizzato come scheletro su cui costruire poi diversi elementi concreti per completarlo. La nuova porzione di diga potrebbe portare a considerare di nuovo come possibile l’ampliamento delle banchine verso Ponente, verso il quartiere di Voltri. Un’idea talmente radicata nelle voci che rimbalzano in banchina, che si racconta anche di diverse cene nelle scorse settimane con al centro la discussione del progetto. La mossa si inserisce nel risiko che adesso vede a Genova schierati due colossi dei terminal: a Sampierdarena, Msc con la parte cargo con Bettolo come caposaldo, e Psa di Genova Pra’, leader mondiale nella gestione dei container terminal, invece ben radicata a Ponente. La mossa sul terminal di Pra’ potrebbe portare anche allo spostamento del porto petroli proprio sulla nuova diga di Voltri. Questa ipotesi partirebbe invece da un’idea di Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, guidato da Marco Bucci. La proposta è di spostare le attività industriali dal porto storico verso l’area del ribaltamento a mare di Fincantieri e aprire così alla città la porzione di scalo che va dalla Fiera al porto Antico. Per trasferire a Ponente cantieri e stabilimenti, bisogna però prima delocalizzare il porto petroli. La nuova diga a Pra’ sarebbe la soluzione individuata, ma la comunità portuale avrebbe accolto con freddezza questa ipotesi. Si tratta di un trasferimento strategico molto importante per due motivi principali: l’avvicinamento logistico alla struttura di Vado e al Basso Piemonte dove Slala del presidente Cesare Rossini (a lato) sta lavorando molto bene per la realizzazione del principale progetto logistico d’Italia.

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