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Sul Covid, Bassetti: ora basta terrorismo!

Genova (Emanuele Rossi de Il Secolo XIX) – L’ultima arma a disposizione nella battaglia infinita contro il Covid si chiama Paxlovid. L’antivirale in pillole di Pfizer.
E al San Martino, nella Clinica di Malattie infettive diretta da Matteo Bassetti, inizieranno ad usarla da oggi: “È una opportunità, ma dobbiamo fare attenzione perché è un farmaco con molte interazioni, serve una sorveglianza adeguata, come abbiamo fatto con i monoclonali e il Molnupiravir”, spiega lo specialista.
Che dal suo osservatorio vede la fine dell’emergenza Covid, dopo due anni: “Con l’obbligo vaccinale per gli over 50 in vigore, dobbiamo ragionare finalmente di un allentamento delle misure. E anche il Green pass va alleggerito: ha fatto il suo compito, siamo arrivati oltre il 90% di vaccinati. Ora dobbiamo cambiare approccio”.
A cominciare dalla scuola: “L’ultimo decreto fa passi avanti sulla semplificazione. Ma la Dad è rimasta come incastonata in una cornice non più rispondente alla realtà. E non è l’unico campo: l’impressione è che si arrivi sempre un attimo dopo, mentre il ruolo della politica sanitaria è quello di anticipare”.
L’infettivologo aveva previsto a inizio dicembre che la variante Omicron avrebbe portato ad una fase endemica della malattia. Ma la super diffusione del virus ha di nuovo fatto andare in apnea gli ospedali. I numeri dei ricoverati in area medica sono ancora alti, professore.
Possiamo parlare di emergenza finita?
“La situazione ora è già meglio di un mese fa, ma la circolazione importante di Omicron porta molti pazienti che sono positivi ma asintomatici, in ospedale per altre patologie. E questo continuerà ancora per molto, perché il virus continuerà a circolare: bisogna attrezzare meglio i reparti”.
Come si può fare? I positivi vanno comunque isolati dagli altri pazienti.
“Al San Martino stiamo provando a fare i reparti-buffer, aree isolate per i positivi ma dentro la specialità per cui sono ricoverati: se mi rompo un braccio vado in ortopedia, anche se sono positivo. Bisogna dare a tutti le cure più adeguate, oggi il 30% dei pazienti classificati come Covid in realtà sono in ospedale per tutt’altro problema”.
Anche la conta dei decessi è ancora alta.
“Quella continuerà ad esserlo per un po’, ma anche qui si tratta di una cosa tutta italiana: la Germania ha oltre 200.000 positivi e un centinaio di morti. Perché? Li conta diversamente! Se uno muore per un infarto, per un tumore e aveva il coronavirus, non dovrebbe essere contato tra i decessi per Covid. Lo dico da tempo, anche perché così si dà fiato a chi dice che coi vaccini i morti ci sono lo stesso”.
E fuori dagli ospedali? Per quanto tempo dovremo andare avanti con il Green pass da esibire?
“Io credo che con l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per tutti gli over 50 e in particolar modo per accedere ai luoghi di lavoro, l’utilità del Green pass passi in secondo piano. È stato uno strumento utile per spingere le vaccinazioni, ma se il 31 marzo, come penso, usciremo dallo Stato di emergenza allora si può anche pensare ad alleggerire la sua applicazione”.
In che senso?
“Non credo che vada eliminato tout court, ma si potrebbe applicarlo solo per i viaggi, per i luoghi affollati o per quelli particolarmente a rischio come le Rsa. Stiamo parlando di una misura che comunque ha un costo alto per la società, fissiamo un limite. E lo dice uno che sui vaccini ha spinto moltissimo. Quante persone protette dal virus vogliamo avere? Con il 90% di over 12 vaccinati e con la circolazione che ha avuto Omicron questa primavera avremo il 95%, ma forse anche il 97% degli italiani protetti. Bisogna arrivare ad una pacificazione sociale, su questo tema”.
Lei è stato molto critico anche sulla gestione delle scuole.
“Per forza, anche da genitore mi sono ritrovato a fare i conti con regole un po’ astruse e i nostri ragazzi a gennaio ne hanno fatto le spese. Sono stati fatti passi avanti sulla semplificazione con l’ultimo decreto, lo riconosco. Ma resta il ricorso alla didattica a distanza che non ha più molto senso. Trattiamo il Covid come le altre malattie infettive: a casa sta chi sta male”.
Lo scenario è in miglioramento, ma il professor Stefano Vella ammonisce: attenzione a ottobre, con le nuove varianti.
“Lui ha ragione, l’attenzione va mantenuta alta ma da parte della comunità scientifica, degli addetti ai lavori. L’Italia invece deve uscire da questa gestione emergenziale perenne, dai Cts. I ragionamenti sulle varianti li faremo se e quando ne emergeranno di nuove potenzialmente dannose, basta con il terrorismo e le borse che crollano ogni volta che ne viene isolata una. Torniamo alla gestione ordinaria e ognuno faccia il suo mestiere”.
Checco Zalone l’ha tirata in ballo a Sanremo, tra i virologi star.
“Mi ha fatto piacere e mi ha fatto ridere. Oggi sono andato a messa e il Vangelo di Luca diceva che dobbiamo essere pescatori di uomini. Mi ha fatto pensare che in questo momento quello che dobbiamo fare è ripescare le coscienze, liberarle dalla paura e dalla depressione della pandemia. E in questo Sanremo è stato un evento fenomenale, gli italiani hanno parlato di canzoni e dimenticato i bollettini”.

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