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Covid: ma il vaccino serve? Se sì, come mai il 30% dei ricoverati in terapia intensiva è vaccinato? E poi: si possono chiamare vaccini questi qua, o il vero vaccino deve ancora arrivare?

Torino – Non c’è niente da fare. I dati non cambiano. I ricoverati in terapia intensiva da quando ci sono i vaccini o presunti tali (in attesa di Novavax e Valneva che sono veri vaccini e non sieri genici) un ricoverato su tre che finisce in terapia intensiva è vaccinato. In soldoni, il vaccino evita l’infezione al 60%. Ma allora perché farselo fare – … il vaccino, cosa avete capito – rischiando di scatenare chissà quali proliferazioni di cellule anche cancerogene nel nostro organismo? Infatti i cosiddetti vaccini somministrati oggi non sono tali. Qual è la differenza coi veri vaccini?
Vaccini veri come il Novavax (già reperibile) e il Valneva (che arriverà entro aprile) inducono l’immunità verso il SARS-CoV-2 mediante l’inoculazione del virus intero inattivato (ucciso), incapace quindi di innescare la malattia, ma in grado di farsi riconoscere come entità estranea all’organismo e per questo produrre la risposta immunitaria nel paziente. L’idea, comune a qualsiasi vaccino per definizione, è quella di “presentare” ai “corpi di polizia del nostro organismo” (gli anticorpi) il virus, o una sua parte nel caso di altre formulazioni, per fare in modo che, a un successivo eventuale “incontro” non ci sia bisogno di rifare le presentazioni e attendere per osservare lo schieramento di tutte le armi di difesa di cui possiamo disporre, in quanto sono già pronte a colpire la minaccia, ben conosciuta e presto individuata.
Semplificando, possiamo dire che:

  • “vaccini” a Mrna, come Pfizer e Moderna, optano per l’introduzione delle istruzioni necessarie a far produrre pezzi caratteristici del virus dall’organismo stesso, che poi le riconoscerà come estranee (della serie: se quarcosa se mmove sparo, a chi coio coio);
  • “vaccini” a vettore virale, come Astrazeneca e Johnson & Johnson, si servono di un virus privo di qualsiasi azione, salvo la capacità di portare materiale genetico in forma di Dna all’interno delle cellule, che di nuovo produrranno autonomamente pezzettini di sars-cov-2 (della serie: mo’ sta a vede’ che me spuntano le zinne);
  • Vaccini a sub-unità, come quello di Novavax, che contengono il pezzettino di virus già bell’e pronto;
  • Vaccini col virus inattivato, come Valneva che, anziché contenere solo un pezzettino del virus, lo contengono intero, ma morto. Si tratta dell’unico vero vaccino (in parte lo è anche il Novavax), di cui si attende l’approvazione e la messa in vendita entro aprile.

Intanto, prosegue la campagna di vaccinazione anti covid:

  • sono 16.662 le persone che hanno ricevuto il “vaccino” contro il covid nella giornata di ieri, venerdì 11 febbraio,
    • a 1.708 è stata somministrata la prima dose,
    • a 3.841 la seconda,
    • a 11.073 la terza.

Dall’inizio della campagna vaccinale in Piemonte sono state somministrate 9 milioni e 466.067 dosi, di cui 3 milioni e 243.483 come seconde e 2 milioni e 639.329 come terze.

 

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