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Dopo 70 anni di propaganda, crimini e ipocrisie da parte della Nato, Putin corre ai ripari e cerca solo di proteggere i suoi

di Alessio Trovato – Ora ci diranno che è grazie alla Sacra Alleanza Atlantica che siamo riusciti a preservare le nostre democrazie occidentali e vivere in pace e prosperità in tutti questi 70 anni. Sono Russia e Cina gli aggressori che minacciano la nostra sovranità. Ma vogliamo provare a dirla tutta? Il 4 aprile del 1949 veniva firmato a Washington il Patto Atlantico. Nasceva la North Atlantic Treaty Organization, la NATO. Domani fanno 70 anni esatti. In Italia ha inaugurato le celebrazioni mediatiche l’ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg (nella foto a lato), pubblicando un editoriale sul Corriere. Un florilegio autoreferenziale dall’odore di incenso dolciastro nel quale vengono divisi i buoni dai cattivi della Storia e, guarda caso, i buoni sono gli alleati, gli allineati e i correttamente pensanti, tutti gli altri sono quelli che vogliono mettere a rischio la pace, corrompere, sottomettere. Un mondo a cartone animato dove i buoni sono solo quelli a stelle e strisce, gli altri sono tutti foschi e cattivi.

Ecco le prove che la Nato mente

  • 1990 – La NATO promette a Gorbaciov che non si sarebbe espansa ad Est nel caso l’URSS avesse rinunciato al Patto di Varsavia e permesso la ‘caduta del muro’. Manfred Wörner, Segretario Generale NATO dal 1988 al 1994 (nella foto), in una dichiarazione pubblica a Bruxelles il 17 maggio 1990 disse (cit): “L’Unione Sovietica ha una solida garanzia di sicurezza dal fatto che non siamo intenzionati a dislocare un esercito della Nato al di fuori del territorio tedesco”. Questo solo uno dei pochi casi in cui l’esternazione fu pubblica, in realtà sappiamo che in quel periodo, per ingraziarsi i favori dell’URSS alla riunificazione tedesca (avrebbero tranquillamente potuto usare il diritto di veto) tutti gli esponenti politici e militari dell’epoca diedero ampie rassicurazioni a Gorbaciov. il quale tuttavia, non se le fece mai mettere per iscritto. Probabilmente all’ex Presidente URSS  fu più che sufficiente la famosa parola data dal Segretario di Stato Usa, James Baker, il 9 febbraio 1990: “la Nato non si espanderà ad est nemmeno di un centimetro”. Abbiamo visto come è andata. Per semplificarvi la vita e farla breve potete osservare la didascalia qui sotto, si intitola – ‘prima della parola data, dopo la parola data’.
    1991 – George Bush enuncia per la prima volta la teoria del New World Order
    Appena fatto in tempo a gabbare “l’ingenuo” Gorbaciov ecco la seconda mossa – la formulazione della teoria del New World Order. Bush Senior ripetutamente ebbe a dire che ora che l’URSS era in disfacimento, una nuova era si stava per aprire. Un’era in cui si sarebbe potuta imporre pace, stabilità e ordine al mondo intero. Già, solo che Bush intendeva quella pace, quella stabilità e quell’ordine che stava bene agli americani. Tutte cose che attraverso, guarda un po’ proprio la NATO, intesa come forza militare (non solo persuasiva), avrebbero potuto facilmente imporre privi dei pericoli rappresentati dall’altro blocco oramai autodistruttosi.
  • 1991 – IRAQ, operazione ‘Desert Storm’
    Guarda caso il primo atto del NWO fu rivolto ad un Paese ricco e gonfio di petrolio. L’Iraq, quello stesso che fino al giorno prima veniva rifornito e finanziato in contrapposizione al nemico di sempre americano in Medio Oriente, l’Iran. Ed è lì che si sperimentò la prima grande campagna mediatica accompagnatoria. Ve la ricordate Nayirah, l’infermiera kuwaitiana che raccontava in lacrime dei soldati di Saddam che sarebbero entrati nell’ospedale a rubare le incubatrici e lasciare i neonati a morire sul pavimento? Una di quelle notizie che fece il giro del mondo, dopo la quale nessuno ebbe più nulla da ridire sui bombardamenti. Solo che… solo che era una balla colossale. Quell’ospedale descritto dall’infermiera non era stato occupato dagli iracheni perchè l’intera città dell’ospedale, si è scoperto poi, non era mai stata occupata e, udite udite, venne fuori che questa Nayirah stessa in realtà non era affatto un’infermiera ma era nientemeno che la figlia dell’ambasciatore del Kuwait indovinate dove? A Washington! Naturalmente l’Italia, membro NATO, fu chiamata a partecipare all’azione e anche noi sganciammo le nostre bombe ‘intelligenti’. Talmente intelligenti che la nostra coalizione fece più di 100.000 vittime solo tra i civili e ridusse l’Iraq ad una civiltà preindustriale. Siccome non bastava, seguì l’embargo totale. Si calcola che morirono addirittura mezzo milione di bambini in dodici anni di sanzioni e stenti indotti. Venne coniata per l’occasione l’espressione ‘effetti collaterali’ e quando al Segretario di Stato dell’epoca, Madeleine Albright (nella foto a lato), chiesero se il prezzo di 500.000 bambini innocenti ne fosse valsa la pena lei non disse “quali bambini?”, lei disse: “Yes, the price is worth it – Sì, ne è valsa la pena”.
    Tra parentesi Madeleine Albright (nella foto) è quella che ha ricevuto la Medal of Freedom da Obama, quella che oggi dice “i profughi dovrebbero essere visti come una risorsa”, che “gli Stati Uniti dovrebbero essere più coinvolti in Siria”, quella che ha scritto un libro nientemeno che sul fascismo (una che giustifica la morte di mezzo milione di bambini) ed è anche quella che oggi presiede il National Democratic Institute che premia e sponsorizza siti come l’ucraino Stopfake che a noi di Sputnik Italia ci ha già dedicato una decina di articoli classificandoci fake e spazzatura.  Guarda caso.
  • 1995 – Jugoslavia (ex), operazione ‘Deliberate Force’ e bombardamento della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina
    Tra il 30 agosto e 20 settembre partecipammo attivamente a questa azione militare dato che i bombardieri partivano proprio dalla ‘nostre’ basi di Aviano e Istrana (oltre che dalla portaerei Roosevelt). L’intervento, per quanto preparato con una accurata campagna propagandistica che aveva concentrato sulle sole spalle serbe tutte le nefandezze di una guerra fratricida alla quale non solo i serbi partecipavano nel disprezzo delle convenzioni, fu comunque per lo meno giustificata da una risoluzione ONU (ris. 836 delle Nazioni Unite). Per la verità la risoluzione chiedeva imparzialità nella missione ma il comando era di fatto americano e al tempo non c’era dall’altra parte né l’URSS né ancora una vera e propria Russia a poter obiettare.
  • 1999 – Jugoslavia (ex), operazione ‘Allied Force’ e bombardamenti di Belgrado
    Iniziati il 24 marzo e conclusi il 10 giugno, i bombardamenti alleati provocarono circa 2500 morti. Anche questo intervento, con l’aggravante che questa volta NON venne autorizzato dall’ONU, venne preceduto da una imponente campagna mediatica che riuscì a convincerci tutti della necessità di proteggere la popolazione albanese dalla pulizia etnica serba e dalla catastrofe umanitaria. Solo dopo si scoprì il ruolo dell’esercito di liberazione del Kosovo e che i serbi non erano esseri geneticamente modificati o cattivi di natura ma che anche loro avevano le loro ragioni, pur se anche responsabilità, come in tutte le guerre. Troppo tardi. Uno dei primi Governi italiani di ‘sinistra’ e, in teoria antimperialista (una volta la sinistra diceva di esserlo), si era oramai macchiato di ‘danni collaterali’. Si chiamano così i crimini contro l’umanità quando siamo noi a commetterli. Qualche anno dopo la teoria dell’autodeterminazione dei popoli che ci aveva permesso di bombardare persino Belgrado per il Kosovo, non valeva improvvisamente più per la Crimea che non vedeva riconosciuto il suo pacifico referendum. Due pesi e due misure? Certo che no – in Jugoslavia le nostre bombe erano per portare pace e democrazia, in Crimea invece le urne elettorali erano per aprire le porte alla turpe dittatura putiniana. Se lo chiedete agli euroatlantisti convinti vi rispondondono proprio così e senza punto sarcasmo.
  • 2001 – Afganistan, operazione ‘Enduring Freedom’
    La particolarità di questa missione è che è ancora in corso. Tecnicamente in questa come nelle missioni in Iraq, non è direttamente il comando NATO il protagonista, ma i Paesi che partecipano alle operazioni sono gli stessi oltre ad altri che si aggiungono volontari. Il comando però è americano. Questo è un argomento a favore di chi sostiene che non sia la NATO la responsabile di certi tipi di ‘effetti indesiderati’. In realtà si tratta di una aggravante. Di fatto il centro di comando dell’alleanza serve a portare i Paesi in guerra per poi darne il comando agli USA. Peggio di così? Nel caso afgano, prima di analizzare il problema ‘talebani’ che pure è un problema serio, varrebbe forse la pena domandarsi come mai quando erano i sovietici a combatterci contro, gli USA chiamavano tutto ciò imperialismo e sostenevano i ribelli chiamandoli combattenti per la libertà, mentre poi quando ci hanno avuto a che fare loro con gli stessi li hanno definiti terroristi e le vittime, anche tra i civili, sono diventate improvvisamente giustificate. La stessa Clinton ammise che furono gli americani a fomentare il problema sostenendo i mujaiddin al tempo della guerra contro l’URSS per poi ritrorvarseli contro con il nome di talebani (cit: “Let’s remember here… the people we are fighting today we funded them twenty years ago… let’s go recruit these mujahideen. …..And great, let them come from Saudi Arabia and other countries, importing their Wahabi brand of Islam so that we can go beat the Soviet Union.”). A parte le questioni teoriche e filosofiche comunque i dati alla mano sono che già tra il 2001 e il 2013 i morti in Afganistan provocati dalle bombe alleate erano più di 200.000 più altri circa 80.000 in Pakistan. Approssimazioni, abusi e veri e propri crimini di guerra non verranno mai sanzionati.
  • 2003 – IRAQ, operazione ‘Iraqui Freedom’
    Coalizione fondamentalmente anglo-statunitense, qui la presenza degli altri alleati fu minore, la nostra minima. Iniziata con la più famosa e pacchiana bufala di tutta la Storia dell’umanità dopo la falsa donazione di Costantino – la scenata di Colin Powell con la provetta di antrace alle Nazioni Unite – questa operazione ha portato al disfacimento definitivo dello Stato Iracheno. Non a caso venne chiamata ‘Iraq Libero’, la legge del paradosso non perdona mai. Una stima attendibile parla di un milione di vittime dirette dei bombardamenti e dell’occupazione. Due milioni e mezzo i profughi. Chissà quanti (tanti) avranno cercato rifugio proprio da noi in Italia e chissà quanti invece (pochi) saranno stati accolti da chi invece li ha bombardati causando il collasso immigrazionale. Un milione di questi profughi si stima si fosse fermato in Siria, dove il ‘cattivissimo’ Assad li aveva accolti forse nell’ingenuità di non poter prevedere che a lui stesso la questione sociale e demografica sarebbe presto sfuggita. L’odio, il disagio, la fame, le morti, la disperazione sono il cibo prediletto degli integralismi e lo Stato Islamico se n’è nutrito con l’effetto che una crisi ne ha poi sempre generata un’altra. Ma forse era proprio questo lo scopo – generare ulteriori crisi e con esse ulteriori scuse di intervento.
  • 2007 – Discorso di Putin alla conferenza di Monaco
    Dopo questa prima terribile fase arriva il ‘famoso’ discorso di Putin alla conferenza di Monaco sulla sicurezza. ‘Famoso’ virgolettato perchè in realtà in occidente non ne ha mai sentito parlare nessuno. Dopo quel discorso iniziarono i problemi di ‘comunicazione’ con l’intera nostra Europa ma la colpa venne fatta ricadere sul Presidente russo stesso. Si iniziò a parlare di regime, dittatura putiniana, omofobia, mancanza di libertà di stampa, censura, persecuzione degli oppositori, in un crescendo continuo fino ai moderni troll ed hacker russi che secondo la narrazione controllerebbero e condizionerebbero tutti. Qualsiasi cosa, pur di non parlare da dove tutto ebbe inizio sul serio e quale il punto vero. La verità è che quel giorno, il 10 febbraio del 2007, l’Occidente si accorse che non avrebbe mai potuto contare sulla Russia per la realizzazione del NWO. Putin lo disse chiaro. Parlò proprio della fine del modello unipolare e della necessità di passare ad una visione multipolare altrimenti sarebbe stato un continuo di interventi militari per imporre il proprio concetto unilaterale di ordine e di interessi. Putin provò anche in successive occasioni a ribadire il concetto, famoso il suo intervento alla 70.ma Assemblea delle Nazioni Unite nel 2015 quando disse tra le altre cose: “adesso vi rendete conto di cosa avete fatto?” ma invece di limitarsi a tradurre i suoi discorsi, i nostri mezzi di informazione, l’arma di fatto più potente a disposizione della NATO, interpretarono il tutto con un “Putin vuole tornare all’epoca dei blocchi della Guerra Fredda”. Cioè l’esatto contrario. Da quel tempo la Russia ha di fatto smesso di sperare in una vera apertura da parte dell’Europa e si è concentrata più sulla cooperazione con Cina e altri Paesi emergenti formando essa stessa un gruppo di cooperazione alternativo – il BRICS. E’ del tutto evidente per la Russia che finché l’Europa non sarà una vera Europa, invece dell’attuale estensione acefala degli interessi americani attraverso proprio la NATO, non ci sarà NESSUNA possibilità di reale dialogo. Tutto quello che verrà dalla Russia, qualsiasi analisi, qualsiasi contributo, punto di vista, informazione o riflessione, non sarà mai nient’altro che classificato come propaganda di regime indirizzata a destabilizzare le nostre democratiche e libere istituzioni. Proprio come dice l’ambasciatore.
  • 2011 – LIBIA, operazione ‘Unified Protector’
    L’oramai chiara opposizione della Russia, piuttosto che ridurre a più miti consigli, ha negli anni successivi portato a sempre maggiore unilateralità da parte degli alleati euroatlantici. Proprio perchè non era più possibile concordare in sede ONU alcuna risoluzione, invece di ridurre le attività per cercare compromessi, gli alleati hanno intrapreso derive sempre più unilaterali. Come dire – se non siete d’accordo con il NWO, il NWO non sarà d’accordo con voi e lo imporremo comunque. La Libia è stato un caso di esemplare deriva del sistema. Aiutare ribelli bombardando un Paese sovrano senza riguardo al fatto che detti ribelli fossero o meno associati a movimenti integralisti, pur che fossero antagonisti del regime di Governo non gradito e non allineato, è stato un salto di qualità nella strategia degli alleati. Senza contare ovviamente i morti, un intero Paese nel caos assoluto, l’esplosione incontrollabile della questione dei profughi e dell’immigrazione clandestina che proprio dalla Libia parte per arrivare in Italia. Un Paese che nonostante tutto era prospero e in cui l’integralismo islamico non era un problema, trasformato in un danzante caos da girone dantesco per la gioia del divide et impera.
  • 2011 – SIRIA
    Di fatto una guerra fomentata dai Paesi della Nato e dalle Monarchie del Golfo. Nel 2006 lo stesso Assad, in una intervista MAI presa in considerazione da alcun mezzo di informazione, proprio ad un famoso giornalista americano, spiegava le ragioni delle tensioni che andavano crescendo nel suo Paese e le incomprensioni con gli USA (Charlie Rose 2006). Piuttosto che ascoltare quegli appelli i nostri mezzi di informazione hanno voluto prendere per oro colato i videomakers dell’ISIS, gli White Helmets, e l’oracolo dell’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani che poi si è scoperto essere un’invenzione dei Servizi Segreti britannici e che lavora da Londra. Una guerra devastante e orribile della quale si è scaricata la colpa di tutte le vittime civili ad Assad e la Russia che è corsa su suo invito in soccorso. I guerrieri sanguinari dello Stato Islamico dipinti come romantici resistenti per la libertà e la democrazia, le truppe governative come sanguinari che gasano i bambini con fantomatici attacchi chimici che nessuno ha mai dimostrato ma che tutti hanno voluto prendere per buoni con tanto di show televisivi strappalacrime e tentativi di selfie virali sui social. Raqqa e Mosul rase al suolo dalla coalizione alleata anti Stato Islamico ma, chissà perchè, a fare il giro del mondo sono state solo le immagini di Aleppo, bombardata piuttosto da russi e governativi siriani per stanare gli stessi identici guerriglieri dell’ISIS. La stima per ora è di 400.000 morti e 7 milioni di sfollati interni più altri 5 milioni di profughi all’estero (in parte ora rientranti). Non parliamo della figura fatta da USA, Francia e GB con il bombardamento in risposta all’attacco chimico fake su Duma. Non è la NATO ma sono Paesi NATO che tra l’altro, per compiere queste bravate da antologia storica, utilizzano le nostre basi, anzi, più corretto dire, usano la basi NATO che si trovano sul ‘nostro’ territorio.
  • 2015 – YEMEN, e gli altri
    Nello Yemen è in atto una azione che vede l’Arabia Saudita a capo di una coalizione araba contro ribelli sciiti, la NATO non c’entra direttamente. Proprio perché non c’entra la domanda è – com’è che in questo caso, dove c’è una conclamata azione unilaterale in territorio esterno e una crisi umanitaria certa e drammatica pur se ignorata dai media (epidemia di colera inarrestabile), i Paesi della NATO non propongono i propri mezzi persuasivi, anche solo diplomatici, per provare a risolvere il problema? Come mai invece sembrano tutti molto più preoccupati di estendere le basi ancora più ad est, fare esercitazioni ai confini con la Russia ed insistere a dichiarare che il pericolo venga da questa e Cina piuttosto che dall’integralismo islamico e dai veri fenomeni destabilizzatori? Come mai tanta attenzione ai diritti e la democrazia che verrebbe violata in Paesi come il Venezuela (non allineati e gonfi di petrolio) mentre Paesi con ben inferiori coefficienti di liberalità, diritti e democrazia, ma che il petrolio te lo vendono alle condizioni che fanno comodo, non vengono affatto sfiorati da certe attenzioni critiche, anzi sono di fatto alleati?

In questa trattazione lasciamo fuori tutte le primavere arabe e le rivoluzioni colorate nelle quali non c’è stato un coinvolgimento diretto degli alleati, anche se conosciamo il ruolo di sostegno e incitamento svolto dal quartier generale NATO soprattutto in Ucraina, la porta di accesso tra Europa e Russia. La porta che DEVE rimanere chiusa altrimenti una intesa tra i due lati dell’Eurasia porterebbe ad un unico super continente forte, sicuro, collaborante e decisamente devastante per gli interessi di egemonia dei veri padroni della NATO, che non stanno certo in Europa e non dell’Europa perseguono gli interessi.

Dal 30 luglio 2020 al 30 luglio 2021 il nostro Pianeta ha vissuto quasi 100.000 situazioni di conflitto, tra sommosse, scontri armati, proteste, violenze contro civili, attentati. Per l’Italia, l’ACLED ha registrato 184 scontri totali – ma nessuna vittima. Ben diversa la situazione in altri Paesi, come il Myanmar, dove oltre 3.200 situazioni di conflitto hanno causato quasi 3.500 morti dopo il colpo di stato della giunta militare, o il Messico, dove la violenza è di casa e nell’ultimo anno ha causato oltre 8.000 morti.
In questi focolai di guerra la Russia non c’entra niente.

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