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Nessun raddoppio della soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit: la novità della Legge di Bilancio che sorprende tutti

Milano – Contro ogni aspettativa, non ci sarà nessun raddoppio per la soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit che costituiscono una forma di retribuzione non in denaro. In pratica, coi fringe benefit si usa concedere al dipendente l’uso di beni aziendali (auto, telefono cellulare, computer eccetera) o la fruizione di servizi (per esempio, corsi di istruzione), a prescindere dal fatto che essi avvengano nell’ambito dell’attività lavorativa. Si genera così un reddito in natura, che si aggiunge allo stipendio del dipendente e che il fisco conteggia. L’ultima Legge di Bilancio infatti ha riportato il limite per la detassazione di questa forma di welfare aziendale a 258,23 euro all’anno, la stessa cifra prevista prima dell’ondata pandemica.
Addio quindi alla soglia di esenzione fiscale di 516,46 euro all’anno, che fu introdotta col “Decreto Agosto” (dal dal 16 ottobre al 31 dicembre 2020 per i lavoratori fragili era previsto lo smart working, anche con mansioni diverse dal solito o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto) e successivamente confermata col “Decreto Sostegni” per tutto il 2021.
Una decisione che ha spiazzato gli operatori del settore, anche perché la misura aveva prodotto risultati positivi.
Addirittura, secondo alcune voci di corridoio, questa misura sarebbe dovuta passare da temporanea a definitiva. I vari partiti politici erano infatti d’accordo quanto meno per l’approvazione della misura anche per il 2022, perciò la decisione del legislatore ha sorpreso un po’ tutti.
Per capire cosa cambierà a livello aziendale, vale sicuramente la pena soffermarsi maggiormente sui fringe benefit. Sono praticamente prestazioni in natura che le aziende possono erogare ai loro dipendenti come integrazione alle normali buste paga.
I fringe benefit sono molto apprezzati dai dipendenti, che vedono notevolmente aumentare il loro potere d’acquisto e di conseguenza migliorare il tenore di vita.
Possono infatti sostenere delle spese o accedere a delle prestazioni che, altrimenti, non potrebbero permettersi col loro normale stipendio.
L’efficienza dei fringe benefit è stata confermata da recenti studi secondo i quali questi strumenti sono arrivati a coprire nel 2020 il 45% dei consumi di welfare.
Un’altra recente analisi ha inoltre prospettato che, se fosse stata confermata la soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit a 516,46 euro all’anno, nel 2023 sarebbero stati generati circa 4,7 miliardi di euro in consumi.
Una situazione del genere avrebbe ovviamente giovato all’intera economia italiana. Inoltre ne avrebbero tratto beneficio anche le casse dello Stato, considerando che l’introito previsto, in termini di partita IVA, sarebbe stato superiore al miliardo di euro.
Tra l’altro la stessa Ragioneria dello Stato, nel corso del 2020, aveva evidenziato che il raddoppio della soglia di esenzione fiscale avrebbe prodotto oneri di soli 12,2 milioni di euro a carico dello Stato, e appena di 1,1 milioni di euro per l’anno successivo.
La decisione del legislatore costringe quindi a rivedere i piani, poiché il ritorno alla soglia di 258,223 euro andrà chiaramente a influenzare la gestione dei buoni acquisto per il welfare.
Per avere una panoramica più ampia vale quindi la pena leggere l’articolo di approfondimento sui buoni acquisto welfare, per capire come funzionano e come sfruttare al meglio i fringe benefit così da soddisfare comunque le esigenze dei dipendenti ed aumentare la produttività aziendale.

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