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Da CGIL Camera del Lavoro di Alessandria – i diritti civili non si toccano e la Casa delle Donne deve rimanere dov’è

Leggiamo su alcuni organi di informazione locale che la Casa delle Donne di Alessandria sarebbe in procinto di essere “sgomberata” per ordine del Comune nei prossimi giorni. Ci auguriamo che non corrisponda al vero, sarebbe molto triste che si spendessero delle energie per chiudere uno spazio e una esperienza sociale e culturale di cui c’è bisogno, così come c’è necessità ed è importante ogni luogo in cui si accolgono le persone e si difendono i loro diritti offrendo l’opportunità di condividere idee e progetti, potendo esprimere liberamente il desiderio di vivere meglio in una città migliore, in una comunità che cresce migliore.
Perché, caro Comune di Alessandria, in Italia la frequenza di atti di violenza sulle donne è intollerabile, ne viene uccisa una mediamente ogni tre giorni da uomini “che le amano troppo”, e sono le prime a perdere il lavoro quando si presenta una crisi economica o come recentemente una pandemia, e quando riescono a conquistarsi il diritto al lavoro mediamente sono pagate meno degli uomini e di conseguenza saranno pensionate di serie B. Alessandria non è da meno nel panorama Italico e chi nella nostra città si occupa di supportare le vittime di violenza, e di pubblico c’è proprio poco, lo fa sette giorni su sette perché la domanda di libertà e sicurezza è sempre più forte. Caro Comune di Alessandria, a dire il vero questa città non solo non è molto indicata per le donne ma anche i giovani e soprattutto gli anziani (che sono tanti) non se la passano tanto bene, l’eterno dissesto del bilancio cittadino autorizza all’assenza di servizi che magari non saranno considerati essenziali ma di cui ci sarebbe tanto bisogno. Luoghi di aggregazione e di socialità magari pubblici, servizi che contrastino le solitudini senza delegare tutto al volontariato o alle singole disponibilità economiche, è sì caro Comune la povertà sta crescendo e noi che facciamo sindacato lo vediamo tutti i giorni. Quindi, siccome non vogliamo nemmeno lontanamente pensare che la notizia dello sgombero sia veritiera, e meno ancora vogliamo immaginare che abbia a che fare con questioni elettorali in quanto non sarebbe motivazione degna di chi amministra la cosa pubblica a prescindere dal colore politico, ci auguriamo che nel programma politico di chi vincerà le prossime elezioni cittadine ci sia la volontà di regolarizzare la posizione della Casa delle Donne perché ridare vita a una struttura vuota e abbandonata è un reato decisamente minore mentre il valore etico del gesto, se non condiviso, va almeno apprezzato.

Franco Armosino

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