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Dopo il pubblico ludibrio si attendono scuse da politici e pennivendoli di regime: Fabio Tirelli è innocente e noi l’abbiamo intervistato

di Andrea Guenna – Driiin! Comunicazione di servizio: l’imputato professor Fabio Tirelli è innocente per non aver commesso il fatto.
Dodici anni d’inchieste e blitz della Guardia di Finanza (come li chiamavano certi fogliacci illeggibili) sequestri giudiziari, sia della Magistratura Penale che della Corte dei Conti, interrogatori di innumerevoli testimoni, articoli di stampa spesso simili a mattinali di polizia (sicuramente scritti, in un italiano stentato, dai soliti noti pennivendoli d’accatto, comunque sempre ben informati da Pula, Procura, Finanzieri e Caramba) e tanto altro ancora. E poi 5 anni di procedimenti giudiziari, divisi addirittura in due procedimenti con 5 capi d’imputazione per (un conto alla grossa) 25 anni di carcere possibili. I lettori penseranno che l’oggetto di simili attenzioni sia qualche pericoloso mafioso latitante incappato nella severa Dike. No! Tutto ciò riguarda il nostro concittadino professor Fabio Tirelli, un nostro caro amico, un tipo mite, intelligente, tollerante e generoso, noto soprattutto per la sua attività dì scrittore (il suo ultimo libro “Sirene di Atlantide” sta riscuotendo un discreto successo e sarà presentato fra l’altro ad Asti il 9 maggio prossimo al Circolo. Ma Tirelli è anche uno stimato psicoterapeuta nonché vice Presidente di Anaste, che rappresenta le RSA (Case di Riposo) piemontesi, al quale abbiamo chiesto di raccontarci la sua strana vicenda.

Tirelli, cos’è successo?
La mia avventura giudiziaria è simile a quella di tanti cittadini, magari meno fortunati di me, che non hanno avuto la possibilità di avere un grande avvocato al proprio fianco come Massimo Grattarola che ha sempre creduto nella mia estraneità ai fatti. Ma ringrazio anche la Magistratura che, pur tra mille difficoltà, ha voluto “vederci chiaro”. La storia è molto semplice: per una serie di ragioni, tutte politiche e amministrative, su cui spero un giorno si faccia piena luce, il più importante e innovativo dei Consorzi Sociali del Piemonte il CISS di Valenza, che aveva recuperato una decina di strutture per anziani e disabili, nel 2011 è stato messo in liquidazione (tuttora in corso). A causa di ciò, le società partecipate sono fallite per crediti nei confronti dello stesso CISS. Nonostante che, in totale dissensò con tali scelte, avessi abbandonato ogni incarico già a fine 2009 (ero il direttore della Rete) mentre i fallimenti e lo stato di insolvenza siano stati dichiarati dopo, in un caso addirittura di cinque anni dopo le mie dimissioni, sono stato coinvolto nei fallimenti e inquisito per gravissimi reati economici, accusato perfino di aver sottratto arredi e attrezzature, e per ammanchi di cassa. In parte c’è stata l’archiviazione mentre in altri sono stato prosciolto dal Giudice delle Indagini Preliminari con alcuni altri incriminati. Per altri reati sono finito sotto processo su richiesta del Pubblico Ministero per reati che sono stati derubricati a eventi minori e dichiarati prescritti. Solo oggi dunque posso affermare che l’incubo è finito.

Il solito maligno potrebbe chiedersi come mai abbia accettato la prescrizione di alcuni reati se è così sicuro della sua innocenza
Il fatto è che a distanza di più di dodici anni dagli eventi molti testimoni erano morti e il quadro si era offuscato. Posso essere contento della derubricazione che ha fatto cadere le accuse più infamanti e le trasformava in comportamenti dovuti a ignoranza o imperizia da parte mia. In fondo oggi non mi occupo più di Cosa Pubblica e mi può star bene così.

Quindi tutti colpevoli nessun colpevole?
Non direi. Molti altri imputati hanno preferito i patteggiamenti. Non sta a me certo giudicare. Forse, vista ormai la mia età sinodale, quest’anno sono settanta primavere, a me resta il compito di scrivere qualcosa su queste vicende, soprattutto per ricordare le centinaia di lavoratori che in 20 anni di storia del CISS e delle RSA connesse, hanno dato tutto per la tutela dei più deboli e dei malati, e sono stati premiati con licenziamenti, prepensionamenti o, nel migliore dei casi, trasferimenti più o meno coatti.

Per colpa di chi professore?
Per ora vorrei concludere ricordando “Matteo 7”: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”, augurando il meglio a lei e al suo coraggioso giornale.

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