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La Superba e la Città della Paglia, di nuovo alleate nella loro grande storia, per una moderna logistica voluta con forza dalle imprese

Alessandria (Max Corradi) – Genova e Alessandria, una storia comune che le lega per interessi economici ma anche nobili e storici. Finanziatrice dei Templari la prima coi fratelli Embriaci, città fondata dai Templari la seconda, sono ancora insieme a percorrere un nuovo sentiero lungo la loro straordinaria storia comune, fatta di “amore e odio”, ma di grande rispetto reciproco. Un sentiero che porta alla logistica. Genova è un gigante sdraiato su un letto stretto con gli Appennini alle spalle che la spingono sul mare, Alessandria è una grande piattaforma naturale che può essere uno sbocco prezioso per la Superba. Il rischio è quello di percorrere un sentiero già battuto 15 anni fa, che ha avuto come punto finale una palude.

Slala, l’araba fenice resuscitata da Rossini
Secondo Luigi Merlo (nella foto a lato), presidente di Federlogistica, già alla guida dell’Autorità portuale di Genova e in passato presidente di Slala – la società che avrebbe dovuto avviare il retroporto di Alessandria, ora rilanciata con grande forza e con grande intelligenza dall’avvocato alessandrino Cesare Rossini che l’ha “resuscitata” essendone anche presidente – in una lunga intervista a Il Secolo XIX ha detto: “Il problema era diverso: intanto il Comune della città piemontese, con il cambio di giunta, si era opposto al progetto. In secondo luogo l’area, che doveva essere sottoposta alla bonifica bellica e soprattutto ambientale, perché per anni in quella zona vennero trattate chimicamente le traversine delle ferrovie, era valutata a bilancio dalle Ferrovie decine e decine di milioni di euro, scoraggiando eventuali investimenti privati. Ma il problema principale è che sull’operazione prese il sopravvento la politica, la quale in sostanza chiedeva che fosse il pubblico a gestire il retroporto, quando invece da parte degli operatori, e penso in particolare ai genovesi Luigi Negri e Ignazio Messina, l’interesse era forte. Quando la Regione Liguria smise di versare le proprie quote a Slala, il progetto ormai era già naufragato”.

Il rilancio delle Ferrovie
Secondo quanto è emerso sin qui, le Ferrovie sarebbero interessate a investire una cifra consistente, circa 80 milioni, su Alessandria (da tenere conto che il decreto Genova ne stanzia 20) per una prima infrastrutturazione dell’area. Il fatto è che, spiega Merlo, “per Alessandria non è mai stato definito un modello. Era difficile, perché lo scalo ferroviario è troppo lontano da Genova perché funzioni esclusivamente da polmone alle banchine, come Santo Stefano Magra con La Spezia, e troppo vicino al porto perché funzioni come base di rilancio per le destinazioni finali, e non può neppure essere una replica di Piacenza. In una situazione come questa, la visione del privato va tenuta in considerazione, perché è da questo soggetto che può arrivare una proposta su come valorizzare l’infrastruttura: agli Stati generali della Logistica della scorsa settimana invece non è stato invitato a parlare nemmeno un operatore. Se l’infrastruttura dovrà diventare una semplice stazione merci, questo è un lavoro che le Ferrovie potranno fare in autonomia. Se invece l’idea è valorizzare l’area, capire se potrà essere o un retroporto, o un luogo di lavorazione intermedia della merce, o un centro di interscambio logistico non solo legato al porto di Genova, la collaborazione misto-pubblico privato è fondamentale, perché sono valutazioni che non possono rimanere a livello di enti pubblici”. Allo stato attuale, per lo scalo di Alessandria Smistamento è stato nominato Calogero Mauceri in qualità di commissario per la progettazione. Sulla zona esistono i progetti di Slala del 2008 e uno studio di fattibilità tecnico-finanziaria della Uirnet – società messa in liquidazione dal ministero delle Infrastrutture. Come è noto sono in programma incontri tra rappresentanti di Medway (Msc), Alpe Adria (partecipata da Fs), Free to X (Autostrade), Prelios (cioè Fabrizio Palenzona (nella foto a lato), da sempre sostenitore del progetto) e Slala per determinare i ratio economici e di traffico di un possibile progetto di interconnessione fra i porti di Genova e Trieste via Alessandria. Ferrovie avrebbe anche un forte rapporto col gruppo Maersk.

Per Rossini la nuova Slala può finalmente essere protagonista
Il motivo di rilancio di Slala sta proprio nell’inerzia del decennio precedente. Cesare Rossini (nella foto a lato) è sicuro del successo della nuova Slala: “Non c’è dubbio che in passato siano stati commessi errori di valutazione del progetto soprattutto dalla politica – ha detto il presidente di Slala – ma i tempi sono cambiati, la sensibilità degli enti pubblici interessati è molto favorevole, e il progetto del retroporto – ha spiegato ancora Rossini – anche alla luce degli interventi molto favorevoli del governo, sta diventando realtà”. Certamente il progetto preliminare per rimettere in pista Alessandria avrà bisogno delle autorizzazioni ambientali, della progettazione esecutiva e il cantiere: di tempo per interlocuzioni ce n’è. “Il problema – ribatte però Merlo – è che qui si rischia davvero di perdere il treno. Non penso si possa partire con una progettazione definita dal pubblico, è necessario sentire gli operatori per capire quali sono le esigenze: terminalisti, vettori ferroviari, autotrasportatori”.

La logistica consentirà ai porti di trovare nuovi mercati
“Il sistema dei Ports of Genoa nel corso del 2021 – ha detto a Il Secolo XIX il presidente di Spediporto, Alessandro Pitto (nella foto a lato) – ha fatto registrare un andamento positivo dei traffici sotto il profilo di pressoché tutte le merceologie movimentate. Non parliamo solo dei container che hanno fatto segnare il record di movimentazioni con 2,7 milioni di teu, ma anche delle merci convenzionali, cresciute del 12%. Il sistema afferma la propria leadership come gateway nazionale nel settore container. Sono prevedibilmente rimbalzati i numeri legati al traffico passeggeri, con riferimento ai traghetti, ma non ancora quelli del traffico crocieristico, che riprenderanno a crescere solo con la fine della pandemia”.
Che cosa può fare il Pnrr per i porti di Genova e Savona?
”I porti già ora e ancor più nei prossimi anni – ha risposto Pitto alla domanda del cronista – saranno interessati da un massiccio programma di investimenti, alcuni dei quali finanziati nell’ambito del Pnrr, mentre altri ricadono sotto differenti programmi di investimento. I principali sono noti a tutti, come la diga foranea, l’elettrificazione delle banchine, il completamento del Terzo Valico, il riordino dei nodi ferroviario e autostradale di San Benigno. Non dobbiamo dimenticare la necessità di migliorare le connessioni ferroviarie ed autostradali al servizio del bacino di Savona e di Vado. Come ha anche ricordato il presidente Draghi nel corso della sua recente visita, tutti questi interventi devono contribuire ad aumentare la competitività di Genova e Savona con particolare riferimento a quei mercati che ora sfuggono al porto e che in un ‘ottica di ampliamento della catchment area potrebbero invece gravitare sul sistema ligure”.

Le grandi compagnie sono sempre più attirate dal porto di Genova
Dopo 15 anni difficili, tra il 2021 e il 2022 il mondo dello shipping ha rialzato la testa. Lo sconvolgimento della catena logistica ha infiammato i noli marittimi – almeno quelli per le rinfuse secche e i container – riportando nuovamente il trasporto via mare al centro della scena, passando nel giro di pochi mesi da silenzioso motore della globalizzazione a fattore geopolitico strategico.
Per Paolo Pessina, presidente di Assagenti (nella foto a lato), l’associazione degli agenti marittimi e broker genovesi, i noli rimarranno alti con forti segnali dall’Oceano Pacifico che indicano come questi siano destinati a crescere ancora. Nel settore dei container è prevedibile che il mercato rimarrà in tensione almeno fino a tutti i primi sei mesi dall’inizio del 2023, quando cominceranno a entrare nelle flotte le navi ordinate in questi anni. I noli rimarranno alti anche nel settore delle rinfuse secche, sempre per il fatto che mancano navi per trasportarle, mentre nell’ambito dei carichi liquidi non c’è nessuna tensione, coi noli che rimangono a livelli stabili, ma più che accettabili.
Si registra un impatto a causa della guerra Russo-Ucraina, anche se, precisa Pessina “per quanto riguarda il traffico con l’Italia, i riflessi sono del tutto minimali, specie nei nostri porti. L’impatto più evidente è quello determinato dall’interruzione, come noto, del traffico dei semilavorati in acciaio dall’Ucraina. In questo momento è anche prematuro riuscire a individuare se e dove si formeranno nuove rotte. È prevedibile, questo sì, che vedremo un aumento dei traffici fra la Russia e quei Paesi che in sede internazionale non si sono espressi con una condanna manifesta nei confronti di Mosca, i quali potrebbero tra l’altro favorire una qualche forma di elusione all’embargo”.

Trasformare il vantaggio competitivo in investimenti sulla logistica
E sarà proprio questa, nei prossimi mesi, la non facile sfida da vincere. “La prima cosa da fare – conferma Gian Ezio Duci (nella foto a lato) a.d. di Enterprise Shipping Agency – è capire qual è il nostro mercato di riferimento. Uno studio Cieli-Unige ci aiuta molto, in questo senso. Nel periodo 2019-2019 la merce in partenza o in arrivo a Genova e Savona aveva percorso più di 300 km nel 13% dei casi, fra i 200 e i 300 km nel 16,7%: significa che più del 70% della merce era rivolto al mercato del Nord Ovest. Un dato che nell’ultimo biennio è migliorato grazie al grande lavoro fatto da Psa, con il lancio del servizio ferroviario verso Basilea, che ha allargato la catchment area del terminal di Genova Pra’. Ma nel complesso assistiamo a una stagnazione abbastanza stabile dei traffici. Se prendiamo le statistiche dei teu movimentati dal solo porto di Genova dal 1995 al 2021 scopriamo che il tasso di crescita medio è stato del 5,6%. Ma se spostiamo l’attenzione sul periodo 2007-2021 scendiamo al 2,3%, fino ad arrivare al -0,6% del periodo 2017-2021”. Insomma, dopo il boom dovuto all’entrata in vigore della legge 84/1994, il traffico portuale si è gradualmente allineato al Pil del Nord Ovest. Vale a dire, al mercato naturale dei porti di Genova e Savona.
“Non deve passare inosservato il fatto – spiega Duci – che un miglioramento c’è stato solo grazie all’iniziativa di un operatore che ha guardato alla logistica a livello internazionale. Per questo motivo, oggi più che mai, è necessario puntare su player che ragionano in questo modo. Anche perché la situazione contingente della guerra sta dimostrando che avere a che fare con fornitori esclusivi non è mai un buon affare”.
Ma per conciliare il Pnrr col nuovo scenario internazionale del trasporto marittimo occorre una logistica forte e ben strutturata. “Noi stiamo lavorando per questo – ci ha detto il presidente di Slala Cesare Rossinie, come diceva qualcuno, per dare le gambe alle idee” e, nel momento in cui il porto di Genova sta progettando una nuova diga, è necessario ripensare alla distribuzione dei traffici. Gli esempi da seguire in Italia ci sono: Livorno e Trieste.

La grande alleanza fra i porti liguri
“I progetti previsti per i porti di Genova e Savona possono portare il sistema del mar Ligure occidentale a scalare molto la classifica mondiale dei porti container – afferma Beniamino Maltese (nella foto a lato), vice presidente di Confindustria Genova con delega all’Economia del mare -, Genova e Savona sono parte di un unico sistema, ma hanno due piani regolatori portuali diversi. Bisogna lavorare in un’ottica di comparto, i due comparti devono parlarsi. Genova ha avuto un gap infrastrutturale storico durato 20-30 anni. Non c’è stata accessibilità alla città dal punto di vista marittimo, autostradale, ferroviario, aereo. Oggi con la nuova logistica che da anche la possibilità di comporre treni da 750 metri non sarà sufficiente per smistare le merci e i passeggeri. Bisogna poi ripensare alla piattaforma aeroportuale, integrandola con la mobilità cittadina, per farne un city airport ma anche collegandolo con i grandi hub internazionali”.
“Con Slala ci stiamo già pensando –
risponde Rossini – e per questo stiamo lavorando al nuovo aeroporto del Basso Piemonte che sarà anche da supporto alla logistica retroportuale”.

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