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La giunta Cirio vuole l’autonomia del Piemonte

Torino – Se il Piemonte ha fatto l’Italia, ora, a conti fatti, ha capito, a torto o a ragione, che dell’Italia può fare a meno, se non altro dal punto di vista amministrativo. La novità è venuta fuori martedì durante l’incontro tra il governatore Alberto Cirio e la ministra degli Affari regionali Maria Stella Gelmini, insieme al consigliere regionale Riccardo Lanzo che presiede la commissione autonomia a Palazzo Lascaris. Il Piemonte chiede al governo maggiore autonomia, di poter gestire da solo oltre cento funzioni che ora sono in capo all’esecutivo o condivise. Una prima versione del dossier sull’autonomia risale all’epoca del governatore Chiamparino, alla fine del 2019, ma oggi la maggioranza guidata da Alberto Cirio ha allungato l’elenco delle competenze per le quali il centrosinistra chiedeva a Roma maggiori poteri. Il lockdown aveva bloccato tutto. Ora, guerra o non guerra, il progetto riparte. L’obiettivo è ottenere risparmi, meno burocrazia e più efficienza. Dopo la tornata delle elezioni amministrative di giugno il governo punta ad approvare una legge quadro sull’autonomia per regolare i rapporti anche con le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che sono più avanti del Piemonte nel negoziato col governo. Ora inizia la fase 2 che prevede il confronto coi singoli ministeri per definire nel dettaglio la suddivisone delle competenze e anche i risparmi di risorse che si possono ottenere. Il Piemonte chiede più poteri sul governo del territorio, sui beni paesaggistici e culturali, sulla protezione civile, sulle infrastrutture, sulla finanza pubblica, sulle politiche sanitarie e su fondi sanitari integrativi, rapporti internazionali e con l’Unione europea, anche per ottenere maggiore flessibilità nella programmazione. In tema di istruzione, formazione e università, ad esempio, l’autonomia potrebbe consentire programmi scolastici personalizzati a livello regionale: percorsi di studio su misura per ottenere le competenze richieste dagli imprenditori locali, in modo da facilitare, finiti gli studi, la possibilità di trovare un lavoro sul proprio territorio.
Se il Piemonte rispetterà i tempi, e troverà l’intesa col governo prima della legge quadro, il trasferimento delle funzioni potrebbe già iniziare il prossimo anno.

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