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Esiste la regoletta “del cia e del gia”: prima di scrivere ancora, tornate a scuola che è meglio per tutti

di Andrea Guenna – Certi strafalcioni ai miei tempi non si leggevano neppure sull’ultimo bollettino parrocchiale di Novi Ligure, mentre oggi i nostri giornalisti ne scrivono di tutti i colori. Non solo i contenuti sono dettati dal potere che ha ormai asservito la stampa, essendo i maggiori quotidiani, le maggiori televisioni e i siti più importanti di proprietà di un gruppo di globocrati al servizio del mainstream, ma sono scritti da pennivendoli illetterati. Non mi meraviglio di questo se tengo presente che le università italiane in cinquant’anni sono diventate le ultime dell’Occidente per cui in Italia ormai si laurea chiunque. Crassi ignoranti, che non sanno fare nemmeno la “O” col bicchiere, hanno tre lauree. La dimostrazione che sono degli ignoranti è che, nonostante la quantità impressionante di titoli di studio di cui sono in possesso, all’estero non li vuole più nessuno, nemmeno a pulire i vetri agli incroci.
E mi tocca leggere della roba che fa venire i brividi.
Sui più importanti quotidiani si leggono supercazzole con scappellamento a destra o a sinistra in profusione.
E poi la ciliegina sulla torta, l’errore marchiano, il classico strafalcione.
Nell’immagine sopra si legge “ciliege” senza la “i” fra la “g” e la “e”, che sarebbe stato cassato (“cassato” non è una parolaccia, tranquilli) con un bel segno blu alle medie, ma oggi chi l’ha scritto è un importante editorialista d’un importante quotidiano. Mi dicono: ma la Fallaci ci ha fatto un libro sulle “ciliege” senza “i”. E io rispondo che la Fallaci ha sbagliato.
Ricordo, a questo proposito che, per esempio, ciliegia al plurale fa ciliegie, mentre provincia al plurale fa province. Così, per la precisione.
Un consiglio al “collega”: torna a scuola e studia bene la regoletta del “cia e del gia”, e magari, già che ci sei, anche quella “della sdrucciola e della piana” per cui sarcofago al plurale fa sarcofagi, mentre chirurgo al plurale fa chirurghi.
Un ripassino non guasta.

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