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Energia nucleare: in Italia l’abbiamo scoperta e in Italia l’abbiamo sepolta

di Giusto Buroni – La crisi energetica mondiale si è manifestata ben prima della “guerra di Putin” ma s’è acuita quando qualche “stratega” ha pensato di sanzionare Putin prendendosela col gas russo, mettendo in ginocchio i molti Paesi (europei) che dal gas russo quasi esclusivamente dipendono. Negli estenuanti dibattiti giornalistici c’è sempre chi solleva il problema del ruolo dell’energia nucleare nella crisi e – nonostante sia evidente che la cosa interessa solo Paesi come Francia e Germania – che il Nucleare lo sfruttano da decenni, si trova sempre qualcuno che ipotizza un rientro dell’Italia nel “business” e ne spiega i vantaggi, come se la cosa potesse cominciare da domani.

Quale energia nucleare?
Dato che non brucia risorse “fossili”, giustamente i burocrati europei per le politiche energetiche classificano l’energia nucleare come “alternativa” (non “rinnovabile”, per ora). Lo fanno sapere ai fedeli sudditi che, se hanno hanno già in abbondanza impianti nucleari si organizzano per ottimizzarne l’uso, oppure, se non ne hanno, pianificano l’ingresso nel club, da molto tempo non più ristretto, dei consumatori di energia nucleare prodotta in Patria. In Porta a Porta del 13/9 il ministro (tecnico) per la Transizione Ecologica Cingolani dichiarava a Bruno Vespa: “L’Italia è l’unico Paese Europeo senza energia nucleare propria: è ora di allinearsi agli altri e di adottare questa tecnologia, naturalmente nella versione sicura e pulita” (come se sapesse il significato di “sicura e pulita”). E precisa: “C’è, la stanno sviluppando, arriverà nel 2050 o anche nel 2070, ma arriverà!”. E intanto noi cosa facciamo? La dichiarazione, per gli addetti ai lavori significa anche che è già stato scelto il cosiddetto (e inesistente) nucleare a fusione, perché gli ambientalisti ribadiscono che quello a fissione è inaffidabile e sporco, “bandito” anche nel 2011, dopo Fukushima. Per i non addetti ai lavori (il 99,99% degli Italiani) è l’annuncio di una nuova voce di spesa del bilancio nazionale, che è sempre vietato sindacare. In campagna elettorale Salvini, e, più sommessamente, Donzelli-FdI, mettevano chiaramente l’energia nucleare (ma “sicura e pulita”) fra le promesse; così come chiaramente cercavano invano di escluderla Bonelli, Realacci e gli “scienziati” della Rai-Cnr, a nome delle Sinistre. A inizio mandato il signor Cingolani (nella foto a destra) aveva fatto una dichiarazione generica e sibillina, che lo costrinse poi a precisare che ”l’Italia avrebbe soltanto investito nella ricerca sul Nucleare, e seguito gli sviluppi negli altri Paesi, scegliendo così, gratis, la soluzione migliore”. Oggi la posizione di Cingolani e di Salvini-Donzelli, appare più realistica, ma, forse a loro insaputa, tutt’altro che definita. Tutti i “possibilisti”, e per Cingolani con presunta laurea in Fisica, è imperdonabile, giocano ancora sull’ambiguità che politici, mestatori e ambientalisti (col consenso degli “scienziati a tassametro”) hanno creato intorno alla parola “Nucleare” da 20 anni usata ormai al posto del vecchio “Atomico”, quando si parla di “Energia”. In 70 anni, da che esiste, la tecnologia nucleare si distribuisce in tanti rivoli che certa scienza un po’ approssimativa ha raggruppato in due “categorie”:

  1. Nucleare a Fissione (quello “vecchio e cattivo”);
  2. Nucleare a Fusione (quello che scimmiotta il Sole, e quindi “buono per volere del Padreterno”).

Sperando che a qualcuno interessi, mi riprometto di ridimensionare questa banalizzazione e anche di suggerire che all’emergenza in cui ci troviamo nessuna delle due alternative può portare rimedio, mentre di entrambe cercano già di approfittare i soliti “visionari” per rimpinguare il proprio portafoglio col favore del Popolo.

L’equivalenza massa-energia è alla base delle più note e usate reazioni nucleari indotte
Gli italiani che hanno preferito riempire di debiti se stessi e i propri figli in forza dei referendum popolari del del 1987 (Chernobyl) e del 2011 (Fukushima), che hanno causato la cessazione definitiva di ogni attività tendente a mantenere la tecnologia nucleare in Italia, hanno finalmente (forse) capito che l’aggettivo “nucleare” non rende “cattivo” necessariamente il sostantivo cui è associato e che, caso per caso, occorre distinguere situazioni e circostanze. Ma capire di che cosa si sta parlando resta pur sempre un’opzione: i comuni mortali – del resto scoraggiati dal farlo da miserabili giornalisti, politici, scienziati e soprattutto finanzieri – non desiderano informarsi e verrebbe voglia di lasciarli al loro triste destino.
Ma poi, essendo anch’io un comune mortale italiano che, nonostante tutto continua diligentemente e inconsciamente pagare le tasse e, con questo, a subire le conseguenze dell’insopportabile e intollerabile ignoranza di Stato, cerco per l’ennesima volta e ripartendo da zero, di mettere in guardia i pigri compagni di sventura da chi ci inganna, abusando della propria autorità e del nostro sfinimento.
Allora: tutti sanno (?) che negli anni ’30 in Italia e nei primi anni ’40 in USA Enrico Fermi e i suoi collaboratori dimostrarono che in almeno due modi (diversi, ma non “opposti”) si può ricavare convenientemente energia da trasmutazioni indotte dell’atomo secondo la famosa equivalenza di Einstein fra energia e massa: E=mc2 (unità di misura MKs, c=velocità della luce):

  1. con la “Fissione”, spaccando il nucleo di atomi (molto) pesanti e instabili in due parti che, separandosi, “si stabilizzano” contraendosi, liberando energia;
  2. con la “Fusione”, premendo l’uno contro l’altro due atomi (molto) leggeri e stabili, che, unendosi forzatamente, “si compattano ulteriormente”, liberando energia, esattamente come per la Fissione.

In entrambi i casi dunque è come se le particelle risultanti dalla reazione “spremessero fuori energia” in seguito all’assestamento della propria massa: si ottiene dunque energia da ciò che è stato chiamato “Difetto di Massa” (a differenza di quanto gli Americani del MIT hanno fatto credere a Descalzi e Rampini che considerano i due processi “uno il contrario dell’altro”).

La levitazione magnetica
La differenza principale tra la Fissione e la Fusione è che nella Fissione la reazione avviene fra particelle che si urtano (si agitano) con velocità molto più basse di quelle coinvolte nella Fusione, perché queste ultime sono 150 volte più piccole e molto più “stabili” delle altre. Nel campo delle particelle subatomiche “velocità” (o meglio “agitazione”) è sinonimo di “temperatura” ed è intuitivo che se la “temperatura di lavoro” della Fissione è qualche centinaio di gradi centigradi quella della fusione sia dell’ordine del milione di gradi (si dice che il “centro” del Sole sia a “circa” 15 milioni di gradi Celsius, che in superficie si riducono a dei “normali” 5500° C). Per evitare che qualunque materiale dell’impianto vaporizzi durante la “Fusione” si deve ricorrere alla “Levitazione” (magnetica) del materiale caldo, detto “Plasma”, dove avviene la reazione di fusione. Il Plasma è un flusso di particelle cariche di elettricità (cioè una Corrente Elettrica), che, secondo le leggi dell’elettromagnetismo, se convogliato in modo appropriato, si comporta come una calamita che tende ad affiancarsi a un’altra calamita dello stesso tipo. Fin dagli anni ‘50 nel “Ciclotrone” si sono condotti esperimenti con flussi di Plasma (cioè correnti rotanti) tenuti in sospensione in campi magnetici a forma di ciambella che in geometria si chiama “Toroide” (nell’immagine) e tuttora nei due principali siti in cui si studia la fusione nucleare (Cadarache in Europa, progetto ITER, Boston in USA, progetto Ignitor), e in molti altri siti minori sparsi per il mondo, si usa questa difficile e rischiosa tecnica – senza che siano segnalati incidenti – per tenere in sospensione plasma di varie forme e dimensioni. La creazione d’un campo magnetico comparabile con quello formato da un plasma, richiede quantità enormi di corrente immessa in “avvolgimenti” di materiale speciale “Superconduttore”, che riduce al minimo le perdite della corrente esterna del campo magnetico. Già si intuisce che un “generatore” che, per funzionare, abbia bisogno d’una notevole quantità di corrente che genera, non promette niente di buono. Eppure si stanno finanziando anche progetti che, oltre alla corrente per creare il campo magnetico, hanno bisogno di potenti raggi laser per guidare il plasma nel suo percorso con la massima precisione ma con notevole consumo di energia (corrente). Infine un aspetto finora inesplorato è quello del riavvio dopo un’interruzione accidentale (incidenti minori o falsi allarmi) o programmata (manutenzioni, ispezioni, migliorie): per un reattore a fusione, a causa dei severi requisiti di controllo termico citati sopra, si prospetta molto più laborioso, rischioso e quindi lento che per quello a fissione.

La massa critica
La “sfida” è dunque quella di ottenere più energia di quanta se ne usi per mantenere la reazione nelle condizioni di utilizzo. È chiaro che per “osservare” solo pochi eventi in laboratorio (senza utilizzarne il risultato) lo sforzo impiegato potrà essere molto più grande del prodotto ottenuto ma, ottimizzando l’infrastruttura e aumentando la quantità di reagente, si deve riuscire a ottenere un bilancio positivo (se non si riesce, l’impresa va abbandonata, come nel caso della “Fusione Fredda”, che non è oggetto di questo articolo). Il primo passo per l’utilizzo commerciale d’una nuova possibile tecnologia è dunque trovare – ammesso che esista – la massa minima di reagente, detta “Massa Critica”, con cui si realizza la situazione (duratura) di uguaglianza tra energia prodotta e energia spesa per produrla (e non si tratta dell’”Innesco”, che è il “congegno” usato nella fase di avvio della reazione). Essa dipende dalle proprietà chimico-fisiche del reagente e da quelle termomeccaniche, elettriche ed elettroniche della struttura; dipende anche molto dalla forma della struttura e dalla disposizione dei vari componenti, soprattutto di quelli che assorbono o riflettono particelle o radiazioni utilizzate nella reazione. Il “comportamento” (o la “resa”) dell’impianto (commerciale) sarà tanto migliore quanto più piccola sarà la Massa Critica, perché la massa (di reagenti) in eccesso è tutta trasformabile in “energia prodotta”, disponibile per l’utilizzo. Tutti i tipi di reattore a fissione già in uso commerciale lavorano ovviamente in condizione di Massa Critica e si prestano a miglioramenti che ne aumentano la potenza. La maggior parte dei “Sistemi a Fusione” allo studio invece sta ancora lottando per ottenere (e studiare) la Reazione e tutti sono ben lontani dal raggiungimento d’una situazione di autosostentamento per durate superiore al minuto secondo. Eppure tutte le Start-up, ma anche le grosse Imprese che vi si dedicano, promettono oggi (dopo avere ottenuto risultati deludenti anche  per mezzo secolo) prestazioni “commerciali” entro i prossimi cinque o dieci anni al massimo (e un numero incredibile di “investitori” ci crede).

Il reattore nucleare è una caldaia
All’epoca della scoperta delle potenzialità delle “Reazioni Nucleari a Difetto di Massa” erano già in funzione in ogni parte del Mondo Impianti Termoelettrici per Produzione di Energia, formati da: Bruciatore (di combustibili solidi, liquidi o gassosi, fossili oppure no),

  • Generatore di Vapore (acqueo),
  • Turbine (azionate dal vapore),
  • Dinamo (per generare Corrente Alternata),
  • Trasformatore (per stabilizzare la Tensione della corrente distribuita).

Sostituendo in questa filiera solo il Bruciatore e il Generatore di Vapore con un Reattore Nucleare in cui si mantenga una delle reazioni descritte, si ottiene la Centrale Elettronucleare per generare “elettricità ad alta potenza” senza produrre nessuno di quegli inquinanti che invece sono emessi in atmosfera in seguito alla combustione chimica di qualunque sostanza carboniosa oppure no. E questa, ottenuta da combustibile nucleare, sarebbe dunque la tanto desiderata Energia Pulita che non dipende dai Combustibili Fossili, ma che in realtà non è nemmeno tanto “pulita”, cioè esente da scorie, per di più radioattive (ma è vero che non emette CO2 né altre sostanze inquinanti di tipo “tradizionale”).
Da un punto di vista architettonico il Reattore Nucleare è molto più ingombrante dei Bruciatori Tradizionali a causa delle innumerevoli schermature (di calcestruzzo o di leghe speciali) contro le radiazioni emesse in funzionamento normale o in seguito a esplosioni accidentali (a sinistra la centrale nucleare di Caorso, progettata e diretta dall’ingegner Giovanni Vaccari, considerata fino agli anni ’80 la più evoluta al mondo, fino a che gli ambientalisti coi loro referendum non l’hanno fatta chiudere). Per i Reattori a Fusione si deve poi tenere conto delle altissime “temperature di lavoro” del Plasma che, a seconda della tecnologia, variano tra le decine di milioni e il miliardo di gradi. È vero che il materiale caldo lavora “sospeso” in un forte campo magnetico, ma si devono prevedere situazioni di guasto (o anche di scambio di calore in condizioni operative) in cui parti solide della struttura possono venire a contatto col plasma e volatilizzare con rischio di esplosioni.

Scorie e radiazioni
Dato il grande numero di parametri in gioco (masse, velocità, direzioni, campi elettromagnetici, “forze nucleari”) entrambe le reazioni descritte non sono così “pulite”, come sembra perché, oltre ai due “mezzi-nuclei” di ogni fissione, vengono fuori “frammenti” che si manifestano come “radiazioni”:

  1. Elettromagnetiche: Raggi X e Gamma;
  2. Particellari: Neutroni, Elettroni (Raggi Beta), Protoni, Raggi Alfa (o Elioni), e rare particelle più pesanti, come per esempio il Trizio.

Quindi è una grossa stupidaggine spacciare per “pulita” e priva di radiazioni la reazione di fusione che finora non è stata osservata altrimenti che in laboratorio per durate di decine di millisecondi (rispetto a 30-50 anni) e a potenze migliaia di volte inferiori a quelle fornite dagli impianti commerciali (centinaia di MW).
Ed è vero che nelle barre di combustibile fissile degli impianti a fissione sono inevitabili (dopo l’uso) scorie di medio e lunghissimo tempo di decadimento (dimezzamento). Alcune di queste scorie sono isotopi di Plutonio, radioattivi e tossici, effettivamente utilizzabili nelle bombe, ma anche proficuamente riciclabili in reattori civili cosiddetti “veloci” (o “autofertilizzanti” perché producono nuovo materiale fissile, il Plutonio 239, proprio mentre avviene la normale reazione di fissione).
Tuttavia anche negli impianti a fusione le scorie (radioattive) ci sono, ma sono ancora da definire perché un prototipo di impianto commerciale a Fusione di grande potenza (centinaia di MW) non esiste ancora: le scorie saranno certamente diverse tossicologicamente e chimicamente, saranno di “intensità” e tempo di dimezzamento inferiori, e localizzate in parti strutturali (ancora da individuare) che, anche se non entrate i contatto fisico col “plasma” in cui si svolge la reazione, subiscono potenti bombardamenti da radiazioni Alfa, Gamma. Neutroni, Protoni.
Nei reattori a fissione le scorie si rimuovono quando si sostituisce il materiale esausto che le contiene, in quelli a fusione rimangono nella struttura fino alla prima manutenzione straordinaria che le rinnovi; e ciò aumenta la probabilità che irraggino personale e ambiente (e anche un indebolimento della struttura alla lunga non è da trascurare).

Il Nucleare e la Guerra
Una maldicenza (diffusa dagli Americani per mantenere la supremazia tecnologica e bellica e giustificare gli stretti e minacciosi controlli su Paesi come Iran e Corea del Nord) è quella per cui chi padroneggia la “Tecnologia di Fissione” è anche un possibile detentore della “Bomba Atomica (quella di Hiroshima), mentre la Tecnologia a Fusione non ha ricadute belliche: è da vent’anni che io mi chiedo come gli “scienziati” siano riusciti a cancellare dalla mente della gente comune il ricordo della terribile Bomba H (una Fusione Nucleare incontrollata), da 60 anni posseduta (e collaudata) sia dai Russi che dagli Americani (a cui si attribuivano i “cambiamenti climatici” e tutte le altre calamità di quei tempi. È vero che la “Bomba all’Idrogeno” non è stata mai usata in una guerra, ma è anche vero che qualora lo fosse stata, avrebbe fatto , con un solo ordigno, danni e vittime 3000 volte più gravi della bomba di Hiroshima. È falso anche, per svariati motivi (come dimostra la guerra in Ucraina), che un impianto nucleare a fissione sia un appetitoso obiettivo bellico, perché il suo bombardamento provocherebbe un “disastro nucleare”. È vero invece che un impianto a Fusione sarà più vulnerabile ai bombardamenti per il problema del contenimento magnetico dei plasmi ad altissima temperatura che richiede anche altissima precisione meccanica, oltre a resistenza. Infine i problemi di sicurezza e manutenzione dell’impianto a fusione sono di un ordine di grandezza superiore, sempre a causa delle altissime temperature cui lavora il “nocciolo” (la “caldaia”) del reattore; negli impianti a fissione la temperatura è ben al disotto dei 1000° C e nei modelli futuri non si prevedono più di 1250° C, il che permette di usare, nella struttura, materiali “comuni” anche in prossimità del nocciolo caldo.

È troppo tardi ormai per l’Italia riprendere il Nucleare
A causa della crisi, l’Italia potrebbe essere tentata, oppure obbligata dall’Europa, a ripartire con l’Industria Nucleare, ma ormai non si può pensare che sia conveniente per noi colmare il “gap” di esperienza causato dal boicottaggio perpetrato contro di noi e contro questa tecnologia scoperta da noi fin dagli anni ‘60 del secolo scorso (e non dall’87, a causa di Chernobyl, come molti storici tendono a far credere). Sarebbe come se qualcuno decidesse di sostituire la dieta mediterranea italiana con quella giapponese: teoricamente si potrebbe trarne beneficio (il Giappone ha all’incirca la stessa “aspettativa di vita” dell’Italia), ma l’impresa sembra impossibile e soprattutto inutile. Per l’Italia, e per gli altri Paesi che sono stati a guardare gli sviluppi del Nucleare, e che non sono organizzati per raffinare la materia prima (Uranio o Deuterio che dir si voglia) sarà sempre meglio acquistare dal migliore e più affidabile fornitore uno dei tantissimi modelli recenti in produzione, piuttosto che progettarne e costruirne di nuovi. Certamente per decidere l’acquisto (o anche solo per investire in nuove iniziative) ci si dovrà avvalere della consulenza di veri esperti e non certo di un Descalzi (foto a sinistra) o d’un Cingolani qualunque.

Il Nucleare a Fissione
Dunque: la tecnologia della Fissione Nucleare fu inaugurata dall’italiano Enrico Fermi nel ‘42 con un Reattore a Uranio naturale, “moderato” a Grafite, non raffreddato, e “controllato” con barre di regolazione di Cadmio. La “Pila Atomica” (così si chiamò fino al 1952) fu spenta 28 minuti dopo il raggiungimento dell’autosostentamento ottenuto con l’aumento progressivo del flusso di neutroni provocato dall’allontanamento dall’Uranio delle barre di Cadmio.
Nota: la “pila” non era un impianto di produzione di energia elettrica, ma solo la parte in cui si ottiene la temperatura per il riscaldamento dello “Scambiatore di Calore”.
l’Uranio era “naturale” col 99,3% di isotopo238; la Grafite rallentava i neutroni alla giusta velocità per colpire i nuclei di Uranio da “fissionare”; mancando il “raffreddamento”, era reale il rischio di liquefazione della struttura in caso di perdita del controllo termico; le barre di Cadmio “regolatrici”, che all’occorrenza intercettano, assorbendoli, neutroni diretti ai nuclei fissili di Uranio, ri-avvicinate all’Uranio sottraevano neutroni alla reazione, interrompendola e spegnendo il reattore, che però avrebbe impiegato un certo tempo a raffreddarsi.
Tutti gli ingredienti elencati nella nota furono “aggiustati” negli anni seguenti in decine di modi diversi, con lo scopo di migliorare l’efficienza energetica e soprattutto garantire la sicurezza nei confronti di ogni incidente credibile, perfino se provocato da eventuali terroristi o da pazzi tra gli operatori dell’impianto.
Nel contempo, al “bruciatore” era associato lo “Scambiatore di Calore” per trasferire il calore generato dalla “pila” a un flusso continuo di acqua (raramente di gas) che, divenuta gassosa, faceva girare turbine e dinamo per generare corrente.
I ripetuti “miglioramenti” hanno portato – per esempio – la più grande centrale d’Europa, quella di Zaporizja in Ucraina, dotata di sei reattori uguali, a raggiungere in piena sicurezza, anche sotto i bombardamenti russi, potenze di oltre 5.500 MW, un decimo di tutta la potenza elettrica necessaria all’Italia (che è circa 55 GigaWatt).
E questi dati riassumono lo stato dell’arte della Tecnologia Nucleare a Fissione nel Mondo, che credo corrisponda a quello che gli “esperti” classificano come “Terza Generazione”.
Di Terza Generazione credo siano anche le centrali tedesche e francesi che hanno ancora oltre dieci anni di lavoro davanti a sé, mentre saranno certo di “seconda” quelle che la Merkel, e sommessamente Macron (nella foto a lato), hanno promesso di spegnere dopo Fukushima, ma che i loro successori terranno accese, dopo una buona manutenzione, per un’altra ventina di anni. Allora quelle “pulite e sicure”, che ci promettono Cingolani, Salvini e altri di quei partiti per i quali il parere di Bonelli-Pratesi non è decisivo, sono quelle fantomatiche di “Quarta Generazione”, che, non esistendo, contengono tutte le idee più stravaganti venute in mente agli studenti di ingegneria nucleare degli ultimi venti anni e che oggi già vengono prospettate da qualche pretenziosa Start-Up che produce bellissime “impressioni artistiche” su carta patinata o su brevi filmati You-Tube. Per completezza di informazione bisogna ricordare:

  • che nei vari Paesi del Mondo in cui si è coltivata incessantemente la tecnologia nucleare a fissione si studiano soluzioni che tendono a ridurre l’uso di Uranio Arricchito con Isotopo-235, un prodotto molto costoso che, per di più, maschera illecite attività belliche (le Bombe sono “efficaci” se contengono più del 90% di Uranio-235);
  • che il “raffreddamento”, che in realtà ha un limite inferiore di alcune centinaia di gradi centigradi, si tende a realizzare con sali o metalli fusi (sali di sodio, piombo);
  • che certi “refrigeranti” hanno anche effetto “moderatore” (rallentano i neutroni);
  • che si sono individuate nuove aree di pericolo, trascurate prima dell’incidente di Fukushima, e si è corsi ai ripari, sia con l’elettronica (e l’intelligenza artificiale) sia con la meccanica (nuovi materiali, spazi schermabili e isolabili in caso di incidente, sensori per la prevenzione, robotica).

Da tempo s’è “scoperta” la Modularità: i sei reattori di Zaporizja in Ucraina (foto a sinistra), da 1 GWatt ciascuno, evidentemente sono gestibili in modo più flessibile di un solo grande reattore da 6GW: per esempio uno dei sei moduli può venire dedicato al teleriscaldamento, oppure alla produzione di idrogeno, se mai diventasse necessario farlo. Un’”innovazione”, che, come tutte, era già prospettata negli anni ‘60 e oggi è una realtà, è il reattore “Autofertilizzante”, in cui i neutroni liberi bruciano l’Uranio 235 ma in parte urtano anche la folla di isotopi Uranio 238 (99,3% ) producendo buon Plutonio 239, che è “fissile” come l’Uranio 235, e così aumenterebbe addirittura del 45% la quantità utile di combustibile, tanto da far presumere che per secoli non servirà estrarre Uranio dalle miniere, perché quello che già è stato scartato dai vecchi reattori o addirittura dagli arsenali di bombe dismessi, o anche lo stesso l’Uranio impoverito, invece di soggiornare per centinaia di secoli nei depositi di Oklo potranno alimentare fin da subito e per qualche secolo tutte le nuove centrali.
Sarà così risolto anche il problema delle scorie radioattive a lunghissimo tempo di dimezzamento.
In sostanza: le centrali a fissione in attività vanno già piuttosto bene, quelle che stanno per esaurirsi potranno essere sostituite man mano con “miracolose” centrali di “quarta generazione” e quelle nuove, una delle quali potrebbe essere italiana, non potranno che essere del tipo autofertilizzante, assicurando a figli e nipoti l’agognata energia pulita, a basso costo (ma non troppo) e “indipendente dai vicini cattivi”.
Purtroppo l’Italia e gli altri che partono da zero non potranno fare meglio di così nel breve tempo a disposizione per frenare l’attuale crisi energetica: acquistare in scatola di montaggio centrali Americane (o Russe, se faranno la pace): è il solito regalo che i soliti servi dovranno fare ai soliti padroni.

Nucleare a Fusione
“La reazione di Fusione – come ebbe modo di dire Cingolani a Vespa accentuando il suo entusiasmo con ampi gesti delle braccia – riproduce il processo vitale che avviene sulle Stelle di tutto l’Universo, basandosi su due atomi elementari, in piena sicurezza e senza radiazioni e scorie!”.
Grande balla mutuata da Descalzi che l’ha spiegata a Rampini (nella foto a lato) il 9 giugno scorso uscendo dal MIT di Boston. Peccato che questo salvifico e spettacolare fenomeno “naturale” avvenga soltanto a temperature inimmaginabili (molto superiori a quelle del Sole), oggi valutate, per la soluzione più “promettente”, a “circa” un miliardo di gradi Celsius.
Ignoranti, dilettanti allo sbaraglio con l’erre moscia (che fa intelligente), ma superpagati.
Se si pensa che proprio quella tecnologia ha raggiunto da pochi giorni i 50 milioni di gradi (dopo migliaia di test) e prevede i 70 entro l’anno, mi si spieghi come possano mantenere il proposito di raggiungere il miliardo di gradi entro il 2030!
E senza ancora avere ottenuto un bilancio di energia attivo!
Infatti, per ottenere quelle straordinarie temperature e per tenere in sospensione i reagenti in modo da evitare il minimo contatto con i contenitori (che volatilizzerebbero), si stanno studiando e provando vari artifizi che finora hanno consumato enormemente più energia di quanta se ne ottenga con la trasmutazione dei nuclei in seguito alla “fusione”, rendendo così inutilizzabile commercialmente qualunque generatore a fusione prodotto in questo modo in 70 anni.
In ogni caso qualche aspirante statista o imprenditor-finanziere, non solo in Italia, ha avuto questa “visione”, della serie: se, per motivi “ideologici”, non riesco a rifilare ai sudditi la vecchia fissione nucleare come energia “alternativa” (o “complementare”) alle Rinnovabili (solare e eolico), adesso sono pronto a raccontare loro queste balle  sulla Fusione Nucleare e farò in modo che siano essi stessi a chiedermela. E prometteremo il solito “prototipo commerciale” per il lontano 2050; poi si vedrà”.
E così:

  • sarà soddisfatta l’Unione Europea, che ormai da 5 anni raccomanda di riprendere in considerazione “il Nucleare”, non meglio identificato (quindi eventualmente a Fusione):
  • sarà felice anche una buona parte di Ambientalisti No-Nuke del cazzo, ormai dimentichi (o ignari) di Hiroshima-Nagasaki, Three Mile Island, Chernobyl, Fukushima, incidenti” che del resto riguardavano Energia da Fissione;
  • avrò una fonte inesauribile (vitalizia) di guadagno perché la stessa UE si sarà impegnata a finanziare per decenni ricerche costosissime per una tecnologia che ha raccomandato, non sapendo (ma forse sì) che non si arriverà mai a una soluzione: un miliardo di gradi (ma anche solo 100.000) li si potrà gestire, a gran fatica, per un secondo, ma mai per gli oltre 40 anni che ci si aspettiamo da una centrale elettrica commerciale.

Ed ecco spiegato (con la prospettiva del finanziamento eterno d’un ricerca inutile) lo strano comportamento, da malati di Alzhheimer, ancorché visionari, di Descalzi, Cingolani, Rampini, Donzelli, ma anche di Prodi (Romano) e di molti altri insospettabili (?) imprenditori della Finanza.

Un’ignoranza seminata da politici d’accatto che governano l’Italia da 50 anni
Il boicottaggio al Nucleare Civile Italiano degli anni ‘60 (nella foto la splendida centrale nucleare di Latina, all’avanguardia per quegli anni, prima al mondo ed esempio per modernità e sicurezza, voluta da Enrico Mattei e progettata e realizzata sotto la direzione del novese ingegner Giovanni Vaccari. Mattei con la sua politica energetica stava facendo diventare l’Italia un Paese all’avanguardia nel settore e autosufficiente, anche con l’inizio delle ricerche sull’energia solare effettuate a Sant’Ilario di Genova dai genovesi professor Giovanni Francia e dottor Nello Sàrperi – nelle foto a destra -, e per questo Mattei il 27 ottobre del 1962 a Bascapé in provincia di Pavia, fu ucciso dalle Sette Sorelle franco-americane con un finto incidente aereo. Sempre loro. Sempre loro!), ratificato dall’ignoranza seminata da politici e tecnici corrotti lungo mezzo secolo, ha creato lacune incolmabili nell’esperienza nucleare italiana che rendono oggi economicamente insostenibile una ripresa: qualunque eventuale prodotto italiano non sarebbe competitivo per almeno un secolo con un prodotto analogo, neanche se sviluppato nel Terzo Mondo. Ma se per motivi “ecologisti” l’Europa dovesse agevolare in qualunque modo iniziative contenenti la parola “nucleare” converrebbe approfittarne, a costo di mettere gli architetti a sviluppare gabinetti a prova di radiazioni e gli ingegneri a sterilizzare i camici usati nelle infermerie delle centrali Croate.
Insomma si faccia qualunque cosa inerente la Fissione, purché i soldi non vadano sprecati in progetti truffaldini sulla Fusione.
Sarà opportuno invece smascherare chi continua a speculare e quindi a “investire” sui progetti “a Fusione”, ITER e Tokamak compresi. In questi ultimi siamo già fin troppo compromessi e forse con “contratti capestro” (la recessione dai quali comporta pesanti penali), ma si dovrebbe cercare di uscirne al più presto col minimo danno possibile. E se i fondi così risparmiati dovessero essere spesi obbligatoriamente nel Nucleare, mi auguro che saranno impiegati nell’attività di trattamento e smaltimento delle scorie, che da tempo è rimasto l’unico vero problema, mai risolto per pura negligenza (e per strategie mafiose, visto che la Mafia gestisce (quasi) tutte le attività di smaltimento in Italia), ma senza dubbio risolubile con semplice buona volontà, evitando i bunker millenari che solo gli allegri Svedesi, che sostengono di averne uno a Oklo, hanno trovato “intelligenti” e convenienti.
E il “Nucleare (di IV generazione) pulito e non radioattivo” di Salvini, Donzelli, Cingolani e Soci? Che qualcuno del nuovo governo si faccia spiegare da loro di che cosa si tratta e, se non sanno rispondere, li mettano in un angolo col cappello d’asino in testa! E’ il minimo che si possa pretendere dal nuovo governo qualunque esso sia.
La perenne vexata quaestio sulle tecnologie nucleari è trascurabile in questa crisi che richiede interventi immediati.
I frutti di un Nuovo Nucleare Italiano, qualunque esso sia, non si vedrebbero – nel migliore dei casi – prima di 10 anni.
Tuttavia la questione si ripropone solo perché i soldi del PNRR non devono essere sprecati e sono talmente tanti che si cercano le occasioni più astruse (come il “Nucleare a Fusione”) per allocarli.
Ma allora, visto che nell’immediato il nostro Nucleare a Fissione non può che essere acquistato all’estero in scatola di montaggio, si eviti di disperdere fondi per la ricerca su progetti impossibili, come la fusione calda o fredda che sia, e si cerchi di destinare aiuti solo a iniziative tendenti a migliorare la qualità della tecnologia a Fissione, in particolare alla ricerca sul trattamento delle scorie (a tempi di dimezzamento medi e lunghi).

 

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