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Signor Gavio, invece di preoccuparsi della pallacanestro, pensi alle autostrade che paghiamo noi e lei non finisce mai

Asti (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo. Sono in trasferta ma siamo sempre lì: da Tortona hanno promesso che entro un mese le integrazioni richieste dal ministero per dare il via libera alla procedura di valutazione di impatto ambientale per il lotto tra Verduno e Cherasco della Asti – Cuneo saranno presentate, ma non s’è ancora visto niente. Naturalmente da Ance Alessandria – controllata dal gruppo Gavio tramite il presidente Paolo Valvassore – non si hanno notizie in merito, mentre da Itinera, sempre del Gruppo Gavio di Tortona (la città dei preti, la più corrotta della provincia di Alessandria), hanno promesso che saranno presentate entro fine ottobre, massimo inizio novembre, le integrazioni richieste dal Ministero della Transizione Ecologica per dare il via libera alla procedura di valutazione di impatto ambientale. Questo dovrebbe sbloccare il progetto esecutivo del lotto “2.6 Sub A” tra Verduno e Cherasco – ovvero gli ultimi 5 chilometri necessari per scrivere la parola fine alla vergognosa storia infinita della Cuneo-Asti. In verità non c’è niente e, da informazioni molto attendibili che ci vengono dall’interno di Itinera, sappiamo che di quei documenti non c’è neppure l’ombra. Per decenza non riportiamo quello che dichiara il Gruppo Gavio ma ci limitiamo a pubblicare quanto ha detto l’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi: “Le integrazioni saranno pronte entro fine mese, la società costruttrice si è messa subito al lavoro per fornire tutte le risposte e non dovrebbero esserci altri ritardi”. Fra le richieste, c’è anche quella avanzata dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e da quella delle Infrastrutture integrata dal Mite: ovvero, una “valutazione comparativa” caldeggiata dalle associazioni ambientaliste del territorio per mettere ancora a confronto i due possibili tracciati dell’opera, ovvero sviluppo all’aperto dell’autostrada o percorso in galleria.

Una storia infinita e costosa
L’autostrada A33, conosciuta come Asti-Cuneo è in costruzione da 16 anni e dovrebbe collegare Asti a Cuneo. L’arteria prevede due tronchi per un totale di circa 90 chilometri collegati tra loro da un tratto dell’autostrada A6. L’A33 è parte della strada europea E74 ed è gestita dalla società per azioni Autostrada Asti-Cuneo composta dal Grupp Gavio (Astm Spa e Itinera Spa) e Asas Spa.
Al 2015 sono aperti al traffico 3 tratti (collegati tra loro da ulteriore viabilità autostradale o ordinaria):

  1. tratta Cuneo-A6 di 23 km,
  2. tratta A6/Marene-Cherasco di 8 km,
  3. tratta San Marzanotto Piana – Asti Sud (svincolo per la SP456 del Turchino, nei pressi di Asti/A21)-Guarene (nei pressi di Alba est) di 20 km.

Nel 2018 il presidente degli industriali di Cuneo dava 50 giorni di tempo al ministro alle Infrastrutture in attesa d’una risposta definitiva sul completamento dell’autostrada. Troppo tempo era passato anche dal 2011 quando, con un po’ troppa enfasi, si era festeggiata l’apertura al traffico del tratto da Massimini di Carrù a Cuneo come se l’infrastruttura fosse davvero finita. Ma non era così. Anzi!
Quattro anni dopo, dei 90,2 chilometri complessivi ne restavano da realizzare 35.
Così quest’autostrada progettata coi piedi, dal percorso assurdo (una zeta rovesciata), è ormai indicata come la Salerno-Reggio Calabria del Nord.
Una vergogna.
E io pago.

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