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In attesa che la “Cerimonia della Campanella” torni ad essere la tradizionale “Cerimonia del Campanello”, Giorgia Meloni saluta Draghi e inizia a lavorare (video)

di Andrea Guenna – Per il fatto che sono i dettagli a fare la differenza, non si capisce per quale motivo il povero campanello, al quale è stata dedicata la “Cerimonia del Campanello”, sia diventato una campanella nell’attuale “Cerimonia della Campanella” che sancisce il passaggio di consegne tra un premier e il suo successore. Non è un fatto di poco conto perché tra campanella e campanello c’è una bella differenza. Temo seriamente che fra un po’ anche quello della porta di casa, che è elettrico e fa driiin, cambi genere per diventare una campanella.
Gli è che non se ne può più.
E allora che fare? Cerchiamo di salvare il salvabile studiando un po’ di più la nostra splendida lingua, la più bella del mondo, anche se il congiuntivo è agonizzante, la morfologia sta scomparendo, la sintassi è sfasciata e i neologismi senza senso imperversano. Non pretendo certo di cassare strafalcioni come l’ormai onnipresente “interattivo” che ha preso le mosse da “iterativo” che significa “reciproco”, “vicendevole”, “flusso”, o altra paccottiglia del genere dovuta al computer che ha cambiato la vita a tutti, ma a tutto c’è un limite, e quello che funziona e serve, se è possibile, è meglio tenerselo così com’è.
E allora perché, per esempio, rinunciare al congiuntivo che esprime ciò di cui non si è certi: credevo venissi (non ero certo che…), ero convinto che ti piacesse il pesce, speravo che ti sposassi, preferendo invece dire con molta disinvoltura e una buona dose di ignoranza: credevo che saresti venuto, ero convinto che ti sarebbe piaciuto il pesce, speravo che ti saresti sposato.
Quindi: campanella o campanello?
Per la precisione, andando a consultare il sempre ottimo vocabolario Zingarelli del 1965 (quando la nostra lingua non era stata ancora contaminata), a proposito di campanella si legge: “Piccola campanaGenere di piante col fiore formato a modo di campanella”. Ora, lasciando perdere il fiore, la ricerca si restringe e bisogna andare a vedere qual è la differenza fra la campanella e il campanello. Ebbene, come sappiamo, fra i due la differenza c’è ed è semplice in quanto il campanello, se non è elettrico o meccanico (quello degli alberghi per esempio), si impugna per il manico e si scuote per suonarlo (mi sia consentita la battutaccia da mezzo toscanaccio quale sono – cui piace la supercazzola preconfezionata con scappellamento a destra – quando scrivo che tutto ciò che ha un manico è maschile!), mentre la campana, grande o piccola che sia (campanella), è fissata al muro o ad un sostegno e si aziona tirando una corda o agitando il battacchio.
Ma non ha il manico.
E quello che si scambiano i premier è un campanello perché ha il manico.
Gli è che, dopo lo zucchino che diventa zucchina, i tagliatelli (nati in Piemonte come taiarin) che diventano tagliatelle, temo che ci dovremo sorbire per l’eternità anche il campanello che diventa campanella, in attesa che diventi tale anche il campanello elettrico.
Concludo osservando che la differenza tra campanello e campanella sarà un particolare, ma attenzione perché è proprio dai particolari che si capisce l’insieme. E se si sbaglia fin dall’inizio può succedere di tutto.
Presidente Meloni, lei che è indubbiamente molto intelligente capirà quello che vuole un conservatore come chi scrive: torni a parlare di “Cerimonia del Campanello” e farà un buon inizio.
Grazie e viva l’Italia.

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