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L’Eni gabella prodotti irrealizzati in 70 anni per giustificare speculazioni finanziarie spacciate per spese di ricerca “avanzata”

di Giusto Buroni – Ed eccoci alla pubblicità di generatori di energia a “fusione magnetica”. Le pubblicità ingannevoli o menzognere sono censurabili e sanzionabili, ma a quanto pare non si può fare lo stesso per quelle “incomprensibili” (soprattutto nelle finalità), e c’è chi abbondantemente ne approfitta. Ma procediamo con ordine.
Per attraversare agevolmente lo Stretto di Messina (larghezza 3,4 – 16 km), dal 1866 con ricchi finanziamenti si sono sviluppati svariati progetti di tunnel sottomarini (22 km) e di ponti (5 km), tutti realizzabili con tecnologie da allora sempre più praticabili e sicure, e soprattutto disponibili a brevissimo termine. Tuttavia ad oggi siamo ancora a livello di promesse; e di ostacoli: in minima parte tecnici, ovviamente in gran parte economici, ma soprattutto ideologici (!), politici (e, trattandosi di Sicilia, anche mafiosi). Il molto più impegnativo tunnel sotto la Manica (50 km, 39 sott’acqua) è felicemente funzionante dal 1994, con soddisfazione di Gran Bretagna e Resto d’Europa; quindi la fattibilità di un collegamento stradale e ferroviario tra Sicilia e Italia tecnicamente (e finanziariamente) non può essere messa in discussione. Si noti, incidentalmente, che mai s’è vista un’inserzione pubblicitaria riguardante un aspetto qualsiasi del Ponte sullo Stretto di Messina.

Fra un po’ cammineremo sull’acqua
Un caso analogo di scandalosi ritardi e rinvii è quello del ritorno allo sviluppo e all’uso di Tecnologie Nucleari (civili), cui i Potentati italiani avevano già posto fine negli anni ‘60 con l’arresto di Felice Ippolito (nella foto a lato). Per non parlare di Grandi Opere già iniziate (come TAV Susa e Mose Venezia) e poi sospese col pretesto di opposizioni ambientaliste. Mai prima d’ora comunque si erano viste inserzioni pubblicitarie per Grandi Opere ancora allo studio o appena iniziate, fino a che non si è presentata la ricchissima opportunità del Pnrr, che premia la “Resilienza” d’un Popolo nei confronti di varie calamità, quali pandemia, crisi energetiche ed economiche, siccità e carestie, e soprattutto il temibile “cambiamento climatico” (“di origine antropica”, non dimentichiamolo), cui i Potenti hanno deciso di attribuire la colpa di ogni disgrazia. Ci sarebbe anche il non trascurabile particolare d’una guerra quasi mondiale, ma per motivi ufficialmente ignoti non ne parla mai neanche Greta Thunberg e quindi non vedo perché dovrei occuparmene io.
Dal punto di vista dei controlli sulla pubblicità la situazione italiana è ancora tale che nessuno si meraviglierebbe se domani un visionario “imprenditore di Stato” ci sommergesse di proclami del tipo: “Stiamo investendo per farvi finalmente attraversare lo Stretto camminando sulle acque, nutrendovi con pani e pesci che potrete moltiplicare da voi stessi lungo il percorso di una decina di km. Questo avverrà dopo avere superato piccoli problemi, per lo più filosofici e teologici, che la nostra Azienda sta risolvendo in collaborazione con validissime Imprese Internazionali. Stiamo anche supportando fiduciosamente una Start-up, che svilupperà un pratico Bordone, agitando il quale il passeggero potrà addirittura fare spartire le acque davanti a sé”.

I Media sono specializzati in “Scienza delle Bufale”
Si può star sicuri che dietro adeguato e garantito compenso tutti i Media accettano una scempiaggine del genere e spezzerebbero reni e gambe a chiunque osasse ravvisarvi qualche difetto legale, etico o tecnico. Insomma, come mi fa notare un caro amico manager, la libertà di parola è solo questione di budget pubblicitario aziendale: “Tu non ne hai e non sei nessuno; soprattutto non hai il diritto di reclamare”. Ma c’è in Italia qualcuno che possa disporre di un tale budget e perciò sia libero di scrivere qualsiasi stravaganza in uno “spot”? Certo che c’è, e ne possiamo subito presentare un campione autentico, pubblicato in questi giorni in tutti i principali organi di stampa audiovisivi. Lo copio da “Buone Notizie”, supplemento del Corriere della Sera, che da molti mesi con vari articoli sullo stesso argomento, ignorando arrogantemente chi gli notifica le figure barbine, fa pubblicità (gratuita) alla medesima azienda (statale) Eni.
Eccolo: “Tokamak: La Promessa Della Fusione Magnetica – La fusione a confinamento magnetico potrebbe essere un reale “game changer” nel campo delle energie decarbonizzate, riproducendo sulla terra quello che accade nelle stelle e nel sole: in futuro questa forma di energia potrebbe integrare in modo efficace le fonti rinnovabili intermittenti come solare e eolico. Si chiama Tokamak ed è il dispositivo sul quale, a oggi, si sta maggiormente concentrando la ricerca in questo ambito. Il Tokamak utilizza magneti molto potenti i quali, grazie al loro alto campo magnetico, riescono a contenere il plasma che raggiunge temperature elevatissime, necessarie per avviare la fusione… Eni è impegnata in un articolato programma sulla fusione, che coinvolge molti partner italiani e internazionali: uno di questi lavora per realizzare un prototipo di reattore, proprio di tipo Tokamak. Si chiamerà Sparc e sarà in grado di gestire la fusione di due isotopi di idrogeno – il deuterio e il trizio – per creare le condizioni di fusione controllata”. [Continua a leggere su Eni.com]

Una paccottiglia di parole difficili per nascondere la verità
Si noti la scoraggiante abbondanza di termini specialistici (a volte ambigui), come “fusione”, “confinamento magnetico”, “decarbonizzate”, “plasma”, “isotopi”, “fusione controllata”, difficilmente comprensibili anche per un tecnico come Cingolani, che pure “vanta” una laurea in Fisica (?), (figuriamoci Descalzi-Eni e Rampini-Corriere). La gente comune li salta a piè pari: pensa, a torto “chi li ha scritti saprà pure il fatto suo”! I Finanzieri, la cui ignoranza di tecnologia è pari solo a quella dei Medici, si lasciano impressionare dai tecnologi e si convincono di riuscire a fare presa sui consumatori soprattutto con la suggestiva ecologica frase, quasi del tutto scollegata dalla realtà: “riproducendo sulla Terra quello che accade nelle Stelle e nel Sole”, ripetuta quotidianamente anche dai “divulgatori scientifici” del Cnr in Rai. Chiarisco allora le ardite metafore, a beneficio di chi crede di essere esonerato dall’informarsi su questi problemi non essendo ingegnere né civile, né nucleare (eppure ha intenzione di visitare a proprio agio la Sicilia e senza dubbio non vorrà trascorrere al freddo i prossimi inverni; è vero che in entrambi i casi si rimedia con un viaggio aereo, ma non tutti sono Ad di imprese di Stato per permetterselo).

Grandi opere
Le due grandi realizzazioni, sempre “futuribili”, in questione sono dunque il Ponte sullo Stretto (nella foto a lato) e la cosiddetta (solo dall’Eni e dal Corriere della Sera) Fusione Magnetica, ex-Fusione Nucleare (a Confinamento Magnetico). Ma mentre il primo costituisce un servizio “completo” di cui usufruirà direttamente ogni cittadino, il secondo è solo una parte del Generatore di Energia Elettrica sostituivo delle Centrali a Combustibile Fossile: il Tokamak infatti è (o piuttosto “forse sarà”) la parte centrale “calda”, e perciò critica, di impianti diversi destinati a usi diversi:

  • generatori di energia elettrica o termica di varie potenze e dimensioni,
  • motori per vari tipi di veicoli anche spaziali, volanti o marini,
  • armamenti (?).

Per intendersi, è il cosiddetto “Reattore Nucleare (a Fusione)” che riscalda componenti diversi, meccanici o termici; e per intendersi ancor meglio, a seconda dell’impianto a cui è collegato, il Reattore Nucleare (a Fusione o a Fissione) avrà caratteristiche di interfaccia completamente diverse nei vari casi; e quando uno ha il Reattore Tokamak potrebbe non essere neanche a metà dell’impianto cui è destinato. E questa sarà la situazione dello sviluppo della Tecnologia a Confinamento Magnetico alla fine del periodo considerato (circa 2070).

Nucleare, cos’era?
Una curiosità sull’abolizione della parola “Nucleare”, censurata in tutti gli spot dell’Eni sulla Fusione, appunto, Nucleare: l’Eni è pur sempre l’Azienda Energetica di Stato sia coi governi di Sinistra, che con quelli di Destra. Mentre per i Secondi il termine “nucleare” è quasi indifferente, come il 25 aprile, per i Primi la parola è strettamente legata ai due referendum popolari, da loro promossi, che hanno sepolto per sempre nel cemento ogni “diavoleria” nucleare. Dato che Descalzi intende essere eletto e confermato sia dalle Sinistre che dalle Destre, per evitare conflitti ideologici ha pensato bene di fare sparire l’aggettivo (e il Corriere della Sera ha prontamente obbedito), anche perché così Destra o Sinistra, cancellando il passato e “ringiovanendo” l’attività, possono parlare in tutto e per tutto di una “Nuova Tecnologia Inesauribile e Continua a Supporto delle Rinnovabili, forse Inesauribili, ma certamente Intermittenti” (le quali Rinnovabili sono ormai “in affanno”, come lo sono state dalla nascita, evidentemente). L’aggettivo Nucleare resta quindi appeso ignominiosamente alla sola tecnologia della Fissione, che, pur essendo stata “scoperta” e studiata contemporaneamente a quella della Fusione (a partire dagli anni 50 del secolo scorso), con innumerevoli ostacoli ideologici e politici ha fatto passi da gigante, diversificandosi ingegneristicamente in miriadi di versioni e di taglie, ogni volta con le interfacce più adatte alla particolare destinazione. Vale a dire che in circa 70 anni il Reattore a Fissione ha raggiunto con successo innumerevoli traguardi commerciali, mentre quello a Fusione, nonostante la scaramantica benedizione di tutti gli adoratori del dio Sole, praticamente non esiste ancora e il suo Nocciolo (o Core), che pure è enorme e complesso, è ancora allo stadio di Strumento da Laboratorio.

Se punti il dito sulla Luna non guardare il dito ma la Luna
Ripeto che il Tokamak magnificato dalla pubblicità dell’ENI, è solo una parte del Reattore, ed è il luogo dove orgogliosamente l’ENI annuncia che si ha la Fusione di Deuterio e Trizio (a cui contribuisce con i suoi investimenti finanziari). Occorre anche chiarire che la Fusione di cui si parla è soltanto quella Nucleare, non essendo mai esistito un fenomeno fisico chiamato Fusione Magnetica, che io ho visto citata per la prima volta solo quest’anno in articoli del Corriere della Sera firmati da Massimo Sideri (sx) e Paolo Virtuani (dx) e, più recentemente, dal grande Federico Rampini, tutti fedelissimi dell’Eni e del suo lucidissimo Ad. La Fusione in questione, pur richiedendo una quantità inimmaginabile di calore, non ha niente a che vedere con ciò che avviene in una Fonderia (o in una Ghiacciaia, in cui il ghiaccio, se è a più di zero gradi, fonde, o si scioglie). In una Fonderia si liquefano materiali solidi che si ha bisogno di usare, temporaneamente, come liquidi; in un Reattore Nucleare a Fusione si “incollano” insieme certe particelle subatomiche (che normalmente si respingerebbero per motivi di carica elettrica uguale) per ottenere una particella subatomica (più grande) con caratteristiche chimiche completamente diverse dalle particelle da cui proviene: giustamente lo spot dice che Deuterio e Trizio si “fondono insieme”, per formare, ma questo lo spot non lo dice, un Raggio Alfa, cioè uno ione positivo di Elio. Mi sono permesso di paragonare questo fenomeno alla moltiplicazione di pani e pesci solo in rapporto alla quantità di particelle che partecipano ad esso (che in fondo danno luogo a una reazione a catena come per la Fissione Nucleare).

Piccoli reattori vendonsi
Tutto ciò che manca al Tokamak per diventare un vero Reattore a Fusione da cui si possano estrarre centinaia di Mega Watt termici (da utilizzare in vario modo) l’ho paragonato al Camminare sull’Acqua, che è l’attività più difficile, e forse impossibile, da realizzare. Infine i prodotti delle innumerevoli Start Up, che promettono, nonostante le centinaia di milioni di gradi del Plasma, di vendere al supermercato piccoli reattori a fusione, come fossero aspirapolvere, per me sono lontani quanto il bastone (Bordone) che ha il potere divino di lasciar passare il Manager di Stato quando attraversa a piedi lo Stretto e di travolgere, annegandoli, tutti i suoi scandalizzati (ma pochissimi, a quanto pare) detrattori. È difficile evincerlo dalla pubblicità e dai miei commenti, ma vorrei tanto che mi si credesse (o si cercasse nella letteratura abbondantissima disponibile) che la ricerca sulla Fusione nucleare in 70 anni e in tutto il mondo è arrivata a malapena a far fluttuare un pochino di plasma in un grosso e energivoro campo magnetico, ma tuttora non è riuscita ad ottenere per più di un minuto un bilancio di energia appena positivo tra quella generata e quella spesa per far funzionare il terrificante impianto. Specialmente i grandi ”magneti” si mangiano (quasi) tutta la corrente generabile, anche perché i “superconduttori” che si vantano di usare richiedono tuttora, per lavorare, temperature prossime allo zero assoluto (che è – 273°C). Tutte queste esigenze, accumulatesi in 70 anni di aggiustamenti successivi, si ridurranno certo in un prossimo futuro, ma non tanto da farci avere prodotti commerciabili (cioè durevoli, potenti, continui, affidabili, sicuri e a prezzo contenuto) entro il 2070.

La balla delle balle
Insomma: il Tokamak, così come è presentato nella pubblicità di cui sopra (cioè come componente fondamentale, e disponibile, per la produzione commerciale di energia da Fusione Nucleare) è una tremenda bufala, per di più molto ingenua (in realtà è un potente strumento di laboratorio per lo studio delle particelle subnucleari). Ma anche “continuando a leggere”, come invitano, in eni.com, non si trova niente di nuovo, di pronto e soprattutto di onesto. Così le bufale Tokamak e Iter (gigantesco “impianto pilota” sviluppato nel Sud della Francia da ben 30 centri di ricerca mondiali, fra cui Cnr-Italia) hanno solleticato la fantasia di centinaia di “Inventori-Investitori”, che si sono costituiti in Start-up o sono stati distaccati dalle Grandi Aziende come Spin-off, per ottenere i vari contributi e sussidi che i governi di tutto il mondo destinano a chi presenta idee innovative, di pubblica utilità, di sostegno a centri di ricerca di imprese più grandi, e chi più ne ha più ne metta. Questi “fenomeni” della scienza e della tecnologia dichiarano (solo) una ventina di anni di esperienza personale nel settore (vi inseriscono anche le loro tesi di laurea e i concorsi per borse di studio), eppure promettono risultati miracolosi già a partire dal 2025, con un organico di 200-400 persone (fornite occasionalmente dagli sponsor e dalle facoltà universitarie, ma in funzione delle ispezioni). In pratica offrono gli accessori ancor prima che sia pronto il prodotto base, ma in realtà non fanno altro che crowd-funding e giochi in borsa (senza disdegnare i bit coin): va per la maggiore, e la cito come originalissimo esempio, una certa Tae Technologies, Californiana, che spaccia per Fusione Nucleare una mini Fissione ottenuta da scontri, a un miliardo (!) di gradi centigradi, fra Idrogeno1 e Boro11, che generano evidentemente, quando tutto va bene, tre Raggi Alfa (3xHe4), il che è, appunto, una Fissione di Nuclei Leggeri. I Talent Scout di Google (sì, quelli di Internet) si sono innamorati di questo progetto e in tre o quattro mesi hanno fatto salire la sua “raccolta fondi” (che è solo un “indice di fiducia”) a 1200 milioni di dollari a inizio 2023 (così dichiarano su Internet). “Vedremo già nel 2025 i primi risultati: raggiungimento di almeno 100 milioni di gradi, a un passo dal miliardo”, dicono loro.

Con le panzane non si risolve la crisi
Tutto ciò fa dimenticare a certi Governi (anche ai nostri che seguono Descalzi) che siamo da anni nel pieno di una crisi energetica-economica, da risolvere senza indugi e con la massima unità di intenti, cioè senza dispersione delle risorse della Ricerca. Occorre utilizzare le risorse intellettuali e tecnologiche con la massima efficienza e, se Nucleare deve essere (convenienza ancora da accertare), non può che essere a Fissione, che in Paesi arretrati come l’Italia arriverà, purtroppo inefficacemente, dopo 10 anni a partire dalle “autorizzazioni” a usare prodotti già commercializzati da altri Paesi. Ogni euro “investito” nella Fusione a Confinamento Magnetico (ex-Nucleare) è rubato al contribuente e sottratto alla vera Ricerca, che, lo ripeto sempre, a causa di ciò dovrà ricorrere per sempre alle “azalee” e a “Telethon”, raddoppiando il furto ai contribuenti.
Sta di fatto che di pubblicità come quella di Eni (così sfrontate e distribuite a pioggia) non è facile trovarne altre, e non si capisce come mai Altroconsumo e le altre Associazioni dei Consumatori le lascino circolare indisturbate e impunite.
Non parliamo poi delle Università e dei Politecnici italiani  e degli innumerevoli centri di ricerca del settore, che non muovono una sola critica (anzi, li promuovono e sostengono) a questi progetti palesemente inattuabili e comunque dispersivi: sanno che sono altrettanto palesemente remunerativi se gestiti con la dovuta “accortezza”.

 

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