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Il collega Ersilio Mattioni querelato dal senatore Mantovani, assolto in Cassazione dopo ben sette anni di processi: esiste ancora la libertà di stampa in Italia?

Milano (da Ossigeno) – Condannato in primo grado e in appello per diffamazione a mezzo stampa e poi assolto in Cassazione il 13 ottobre 2022,  dopo sei anni di processo. Il collega Ersilio Mattioni (nella foto), collaboratore del Fatto Quotidiano e fondatore e direttore del settimanale “Libera Stampa l’Altomilanese” è stato querelato da Mario Mantovani del Pdl (nella foto a lato), già vicepresidente della Regione Lombardia e senatore, per un articolo pubblicato nel 2015 su ilfattoquotidiano.it.
In quell’articolo, Mattioni aveva parlato di un multa per abusivismo comminata alla società “Portomario Srl”, legata alla famiglia Mantovani. Il senatore Mantovani aveva querelato anche Peter Gomez, in qualità di direttore responsabile de ilfattoquotidiano.it.
Il 13 ottobre la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna per diffamazione di Ersilio Mattioni perché “i fatti non sussistono”. La vicenda processuale è durata quasi sette anni.
Raggiunto da “Ossigeno per l’informazione”, Ersilio Mattioni racconta: “L’articolo incriminato dava notizia di alcune attività imprenditoriali della famiglia Mantovani in Emilia Romagna, e in particolare di una multa per abusivismo comminata alla loro società “Portomario Srl”. Noi siamo stati querelati e condannati per un titolo, che non ho fatto io perché sono collaboratore esterno del Fatto Quotidiano, e per un’imputazione che il pubblico ministero non ha mai esplicitato. In primo grado siamo stati condannati, ma eravamo certi di poter dimostrare la correttezza del nostro lavoro in appello: la sentenza di secondo grado però è stata una fotocopia del primo grado”.
La Cassazione ha assolto Ersilio Mattioni e Peter Gomez: “Ci sono voluti sei anni e mezzo – spiega ancora Ersilio Mattioni – per dimostrare che il fatto non sussiste, questa cosa fa riflettere. Serve una legge seria sulle querele pretestuose. Io sono stato assistito da Caterina Malavenda, avvocato del giornale, che ha fatto un lavoro straordinario. Il vero problema è che anche se hai ragione, anche se alla fine vieni assolto, ti ritrovi come minimo con le spese dell’avvocato da pagare. Ti ritrovi con anni di udienze. Se andiamo avanti così, alla fine in questo Paese i giornalisti non scriveranno più notizie scomode, soprattutto se lavorano per piccole testate”.

 

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